Outcast, l’horror che aspira a diventare cult
Le prime impressioni di Outcast la nuova serie tv Robert Kirkman per Fox che prova a raccogliere l’eredità di The Walking Dead. Ci riuscirà?
Il pilot di Outcast è stato presentato in anteprima europea a Roma a una variegata platea di addetti ai lavori, appassionati di serie tv e semplici spettatori, in una serata organizzata in grande stile dalla Fox International (la serie arriverà infatti dal 6 giugno su Fox in Italia e in altri 127 paesi in cui sono presenti i canali del gruppo e su Cinemax negli USA).
Creata da Robert Kirkman, autore del fumetto da cui è tratta, con Chris Black come showrunner, Outcast riproduce il modello già portato in tv con successo da Kirkman con The Walking Dead, miscelando tematiche sociali, individuali, soggettive, con l’immaginario horror. Se nel predecessore (almeno prima di diventare un prodotto del marketing) al centro c’è la crisi della società contemporanea raccontata attraverso un’epidemia, in Outcast al centro c’è l’animo umano, la sua complessità, messa in crisi da forze esterne che provano a sopraffarla, incarnate dai demoni.
Kyle Barnes, il protagonista interpretato da Patrick Fugit, è un “Outcast”, un reietto, sia nei confronti del mondo che per i demoni. Gli spiriti circondano e temono Kyle, quasi quanto il mondo ha paura del suo isolamento. Perchè è più facile escludere, emarginare, tutto quello che è inspiegabile, tutto quello che è difficile da affrontare, piuttosto che doverlo affrontare.
Il teaser che potete vedere qui di seguito, di certo non adatto ai deboli di cuore, mette subito in chiaro che la serie non risparmierà sangue o colpi ad effetto, in grado di far sobbalzare lo spettatore sulla poltrona (e qualcuno durante la serata di presentazione ha abbandonato in fretta la sala). L’horror, i demoni, le possessioni servono per lo “spettacolo” ma sotto lo strato di superficie c’è molto altro. Fin dal pilot possiamo prevedere almeno tre linee narrative su cui si svilupperà la serie, o almeno la prima stagione tutte con un minimo comun denominatore: Kyle.
Kyle e il Reverendo Anderson (Philip Glenister), Kyle e i demoni, Kyle e il rapporto con le donne della sua vita dalla sorellastra Megan (Wrenn Schmidt) all’ex moglie (Kate Lyn Sheil) e la figlia da cui si è allontanato per proteggerle dai demoni che lo perseguitano. La figura di Kyle è il motore e l’anima della serie, che poggia sulle spalle di Patrick Fugit che, almeno nel pilot, supera la prima prova da protagonista di una serie tv, dando profondità e spessore a un personaggio, oscuro e introverso, ma capace anche di regalare un sorriso in grado di far sperare in un futuro migliore.
Riuscirà Outcast a replicare il clamoroso successo internazionale di The Walking Dead? Al momento la risposta non può che essere negativa, non perchè risulti qualitativamente inferiore, quanto per la sua stessa struttura e per il tema trattato. Le possessioni, i demoni, sono meno visivamente d’impatto rispetto agli zombie. Percepiti da sempre come un fenomeno soprannaturale legato al mondo religioso, i demoni e le possessioni non popolano gli incubi globali al pari della possibilità di un attacco di un morto. Inoltre la componente emotiva di vedere un proprio caro tramutato in uno zombie non è paragonabile a un corpo che si contorce o ad una voce distorta. Dall’altro lato però scacciare un demone è notevolmente più complicato che uccidere uno zombie con una pallottola in fronte, rendendo la loro presenza più permanente anche se meno invasiva.
Inoltre Walking Dead è sempre stato uno show più collettivo che ha in Rick il suo leader ma che ha la sua forza nel collettivo. Quel gruppo che manca in Outcast, concentrato sulle vicende personali e demoniache di Kyle e con gli altri personaggi che esistono e vivono in base al loro rapporto con il protagonista. Anche lo stesso reverendo Anderson, un prete complesso, problematico, che vive la fede come una missione per sconfiggere le forze del male, ma che mostra il suo lato più umano nella difficoltà di affrontare i fallimenti, difficilmente potrebbe prescindere dal suo legame (presente e passato) con il protagonista.
Il rischio è che nelle puntate successive al diminuire del budget per singola puntata e al diminuire degli “effetti demoniaci”, la serie possa perdere mordente, appiattendosi su una storia di riscatto di un emarginato che potrebbe non risultare innovativa quanto servirebbe per trasformare una serie in un cult. Ma c’è tempo per essere smentito.
Da sottolineare la voglia di Fox International Studios di trasformarsi da distributore di contenuti a ideatore di prodotti da veicolare sui propri canali, contemporaneamente in tutto il mondo. In Italia Outcast debutterà il 6 giugno su Fox (canale 106 e 112 di Sky)