Cosa ci rimane di una serie tv, dopo averla vista? I suoi personaggi, in primis; le loro storie, ovviamente; la capacità di miscelare entrambi con il sentire della società odierna e le sue necessità di vedere metabolizzate sullo schermo situazioni e tendenze percepite come attuali. Spesso, però, non ci rendiamo conto di quanto anche i luoghi siano importanti.
Le location scelte per raccontare le serie tv non sono mai casuali: che siano metropoli, città di provincia, luoghi ameni, località rappresentate nel loro passato o lo spazio profondo, c’è sempre un motivo che li lega alle intenzioni di chi scrive. Non è un caso, d’altra parte, che spesso sceneggiatori e registi dicano che i luoghi in cui sono ambientate le storie siano essi stessi dei personaggi di quelle stesse storie.
Se c’è una città che trasuda serie tv da ogni suo angolo, quella città è New York. La Grande Mela è probabilmente la location a cui pensiamo non appena ci viene chiesto di immaginare una serie tv. Comedy, crime, mistery, serie lunga, miniserie o docu-serie: New York può davvero raccontare di tutto.
Raccontare i luoghi di New York presenti nelle serie tv più iconiche degli ultimi anni è l’obiettivo del libro “New York Trip”, scritto da Giorgia Di Stefano per Porto Seguro Editore. I numerosi volti della città che non dorme mai sono raccontati tramite lo sguardo di serie tv che hanno contribuito ad aumentarne il fascino, dalle più recenti a quelle ormai classiche: Succession, The Marvelous Mrs. Maisel, Only Murders in the Building e Master of None sono sono alcune delle “mappe” usate per districarsi dentro una città che, grazie anche alla sua presenza sul piccolo schermo, è diventata qualcosa di più di una semplice città. Venticinque le serie tv citate nel libro, con tutte le indicazioni pratiche per raggiungere quei luoghi entrati nella Storia della tv ma che possono fare parte anche della storia di un nostro viaggio made in Usa.
New York è simbolo di libertà ed emancipazione, come ci hanno insegnato le quattro amiche di Sex and The City; è luogo capace di offrire ricordi spensierati e risate tra amici, come quelle tra i protagonisti di Friends e Will & Grace; è la città in cui lo stesso mondo dell’intrattenimento si ritrova a guardarsi allo specchio e ad a prendersi in giro, nello stile di 30 Rock; ma è anche il trampolino di lancio da cui le occasioni possono diventare punti di svolta delle vite di ognuno, come hanno sperimentato le protagoniste di Ugly Betty e 2 Broke Girls.
Per chi cerca storie più intense, New York regala vie (o meglio, quartieri), in cui agenti di Polizia e detective garantiscono alla Giustizia chi minaccia la tranquillità delle persone. Il crime, in effetti, ben si affianca a New York anche per la sua pluralità di voci e di storie di cui un genere come questo ha estremo bisogno per poter durare a lungo: l’universo di Law and Order parla da sé. E c’è spazio anche per il mistery: il segreto del volo 828 di Manifest si sviluppa proprio a New York.
Una città che è davvero di tutti, ma anche per tutti: e così vale per le serie tv. In questi anni, generaliste, tv via cavo e piattaforme hanno fatto di New York una location camaleontica, capace di cambiare pelle a seconda delle necessità non solo delle storie da raccontare, ma anche della loro destinazione. Così, la Grande Mela può essere divorata al naturale dal pubblico familiare della tv lineari, gustata con i sapori più intriganti ed audaci delle cable television o essere entrambe le cose per soddisfare i palati di chi preferisce sfogliare il catalogo di una piattaforma e scegliere da quale New York farsi affascinare.
In un’epoca in cui i cambiamenti economici, climatici, e sociali ci stanno travolgendo, le serie tv si comportano come bussole, indicandoci strade che magari neanche conoscevamo oppure offrendosi l’opportunità di specchiarci con tutte le nostre contraddizioni. Le città metabolizzano e, a loro volta, cambiano aspetto: alcune non riescono a stare al passo con i tempi, altre subiscono evoluzioni traumatiche. E poi c’è New York, classica, contemporanea e pronta a guardare anche al futuro. Uno sceneggiatore, in fondo, non può chiedere di più.