Luna Nera, la serie italiana di Netflix con le “streghe che non stanno un passo indietro” per Francesca Comencini
Prodotta da Fandango arriva il 31 gennaio su Netflix la terza serie tv originale italiana della piattaforma
Presentazione ricca di ospiti a Roma per Luna Nera, terza serie tv originale italiana di Netflix, prodotta da Fandango e in arrivo sulla piattaforma in tutto il mondo il 31 gennaio. Dopo la Roma criminale di Suburra e quella degli adolescenti tormentati di Baby, Netflix con Luna Nera si sposta nel XVII toccando un genere poco battuto in Italia ma molto amato come quello del fantasy, con l’adattamento del romanzo “Le città Perdute. Luna Nera” scritto da Tiziana Triana e pubblicato da Sonzogno Editore.
Nell’Italia del XVII secolo Ade, una levatrice di 16 anni, dopo la morte di un neonato, viene accusata di stregoneria. Decide così di scappare trovando rifugio in una comunità di sole donne che vivono al limitare del bosco. Qui dovrà fare una scelta, tra l’amore impossibile per Pietro, figlio del capo dei Benandanti i cacciatori di streghe, o l’adempimento del suo vero destino, una minaccia per il mondo in cui vive, diviso tra ragione e misticismo.
Un team tutto al femminile ha curato la realizzazione della serie. Francesca Comencini (Amori che non sanno stare al mondo; Gomorra – La serie), Susanna Nicchiarelli (Nico, 1988), Paola Randi (Tito e gli Alieni) sono le registe degli episodi, mentre la sceneggiatura è curata dalla stessa Triana, autrice del romanzo, con Laura Paolucci (L’amica Geniale), Francesca Manieri (Il Miracolo) e Vanessa Picciarelli (Bangla), tutti presenti in conferenza stampa insieme al produttore Domenico Procacci e a Felipe Tewes (Director of International Originals di Netflix).
Presente in massa anche il cast: Antonia Fotaras (Ade), Adalgisa Manfrida (Persepolis), Manuela Mandracchia (Tebe), Lucrezia Guidone (Leptis), Federica Fracassi (Janara), Barbara Ronchi (Antalia), Giorgio Belli (Pietro), Gloria Carovana (Cesaria), Giandomenico Cupaiuolo (Sante), Filippo Scotti (Spirto), Sonia Gessner (Natalia).
I sei episodi di Luna Nera saranno interamente disponibili su Netflix a partire dal 31 gennaio.
Le dichiarazioni della giornata
Francesca Comencini, regista e supervisore dell’intero progetto ha sottolineato con un nemmeno troppo velato riferimento all’attualità e a Sanremo il ruolo delle streghe all’interno di Luna Nera: “le streghe sono delle donne libere, forti, che hanno qualcosa che non rientra nelle forme che ci si aspetta dalle donne, donne che non stanno un passo indietro, donne magari sole, anziane, quindi se hai queste qualità in eccesso magari vieni considerata una strega. L’utopia di ogni tempo è sfuggire a quelli che sono caratteristiche tipiche, gli uomini non devo dominare e le donne non devono essere sottomesse.” La regista ha poi sottolineato, rispondendo a una domanda specifica della platea di giornalisti sulle polemiche post Sanremo come siano frutto di un “senso comune” da scardinare, anche se la risposta migliore è arrivata da una stralunata Susanna Niccharelli che ha ammesso “non so di cosa stiamo parlando“.
La chiave di tutta la conferenza stampa è stato proprio quella di colorare di significati ulteriori, attuali e contemporanei il contenuto della serie fantasy e ambientata nel XVII secolo in Italia. Come dichiarato da produttori, registe, sceneggiatrici la sfida è stata fare in Italia una produzione di questo genere con un team al femminile “ma quando ci siamo trovate in contesti tutti al maschile nessuno si è mai sognato di usarlo come tema” ha sottolineato Francesca Manieri, anticipando quella che è una conclusione naturale: il genere non è un valore più o meno aggiunto. Si ricade però in tanti stereotipi con una domanda dalla stampa, rivolta alle donne, relativa alla difficoltà di imparare i combattimenti o l’andare a cavallo, ricevendo come reazione la risposta della protagonista Antonia Fortas “tutti sia uomini che donne abbiamo fatto un mese e mezzo di allenamento“.
Altro tema battuto è stato quello del fantasy, genere poco frequente in Italia, usato “come come mezzo per riscrivere la storia,” ha spiegato Felipe Tewes di Netflix, contento del lavoro fatto con Fandango, e della presenza di un ” team al femminile era una carta vincente per la realizzazione del prodotto“.
Domenico Procacci ha sottolineato come “Fandango non è famosa per lavorare nel fantasy..anzi mai. E’ una sfida. Quando ne abbiamo parlato con Netflix la prima cosa che abbiamo detto è che noi europei e ancor più noi italiani abbiamo nella nostra storia tanti elementi narrativi straordinari e tanto ci viene saccheggiato. Quando ho visto Game of Thrones continuavo a vedere elementi della nostra cultura del nostro bagaglio, molti tetti sembrano borghi medievali. Perchè non raccontarli noi? Siamo partiti così come una sfida. Sono molto contento che sia un prodotto italiano in italiano con attori italiani. Su un ceto tipo di prodotti c’è quasi una sorta di pregiudizio. Poi leggi l’elenco dei nominati nei vari premi e tra costumi, trucchi trovi tanti italiani. Questa serie prova a ribaltare questo pregiudizio. Per me è molto normale lavorare con tutte donne ma vedo che è un argomento che funziona…[…] lavorare con Netflix è stato non facile, impegnativo, sono molto presenti in tutte le fasi, ti aspetti una forma di rigidità ma ho trovato una grande presenza e competenza. ”
Le sceneggiatrici, tra cui è presente anche l’autrice del romanzo, hanno spiegato come la serie sia diversa rispetto al libro che parte più ancorato al reale, alla realtà e poi esplode nel fantasy mentre nella serie c’è stata l’esigenza di partire subito con l’elemento magico “I temi fondamentali però sono molto vicini. L’idea di dare visibilità a un patrimonio nostro, europeo e italiano, raccontata più dal mondo anglosassone, è il motore che ci ha fatto andare avanti.” con Manieri che ha aggiunto “Il libro ha un asse narrativo diverso, mantenendone l’ossatura da subito Netlfix ci ha spinto a puntare sul fantasy.” Le autrici hanno spiegato come l’obiettivo del libro così della serie era quello di dar voce a queste donne uccise come streghe, in Italia come in Europa e che erano sempre state raccontate dagli uomini, dai giudici che le avevano condannate.
“Collaborare tra noi tre registe è stato entusiasmante,” ha spiegato Francesca Comencini “c’è stato uno scambio di fiducia, una curiosità reciproca. Ma c’è stata anche una grande autonomia. Io ho fatto la strutturazione della serie ma loro hanno portato una chiave personale.” Susanna Nicchiarelli ha ribadito il concetto sottolineando come “l’impressione era che fosse una roba divertente e intelligente, che si potesse portare attraverso Netflix a un grande pubblico dei contenuti anche seri e importanti, parlare della paura del diverso, dell’ignoranza e della conoscenza come elemento di salvezza. Ci sono tanti temi che sono profondi e ci siamo divertiti molto nella creazione di questo mondo.”
Il cast include ben 7 attori esordienti, con altri provenienti dal teatro, ma senza grandi nomi molto conosciuti e anche questa è stata una forma di libertà accettata da Netflix e apprezzata da tutte le parti coinvolte. Gli attori più giovani hanno sottolineato come siano state 16 settimane di studio, mentre tutti hanno ribadito l’importanza dei temi trattati all’interno della serie. “La magia non è stata trattata solo con effetti speciali mi è piaciuto il lato concreto e connesso all’umano. Avere un talento può voler dire avere un super potere, che queste donne difendono in maniera concreta. L’idea che lo spettatore possa riconoscersi all’interno di questi personaggi e scoprire che questi talenti possono essere anche i loro. Ho sentito il fantasy molto vicino.”
Gli attori ci hanno però tenuto a sottolineare come non è una serie al femminile o solo per il pubblico femminile “E’ una serie per chiunque non solo per generi ma per età. Ha l’internazionalità ma il carattere fortemente artistico di fandango, riporta in una serie l’esperienza cinematografica.“