Berlin Station, dal 19 maggio su TIMVision la spy-thriller con Richard Armitage
Paramount annuncia l’arrivo della prima stagione di Berlin Station su TIMVision in Italia.
La prima stagione di Berlin Station arriva su TIMVision da oggi 19 maggio. Berlin Station, già rinnovata per una seconda stagione in produzione nelle prossime settimane, era stata presentata al Roma Fiction Fest lo scorso dicembre.
Berlin Station, recensione della prima stagione
I’m afraid of Americans.
Si apre con David Bowie e la sua “paura degli americani” lo spy thriller tedesco-americano Berlin Station, presentato in concorso giovedì 8 dicembre al Roma Fiction Fest e in arrivo in Italia dal 19 maggio su TIMVision. La canzone di David Bowie, usata come sigla di apertura di ognuna delle dieci puntate di cui è composta Berlin Station, calza alla perfezione per una serie tv che racconta il lavoro della sezione della CIA di Berlino.
Berlin Station è la prima serie tv drama del canale cable americano Epix, prodotta da Paramount e Anonymous Content e creata da Olen Steinhauer. Ricco il cast che vede Richard Armitage nei panni del protagonista Daniel Miller, agente della CIA mandato a Berlino per indagare su Thomas Shaw, misterioso personaggio che dall’interno della sede della CIA in Germania, diffonde segreti e informazioni sull’agenzia e sui suoi agenti, creando non pochi problemi agli americani e ai loro alleati tedeschi; Richard Jenkins è Steven Frost, il capo della sezione tedesca, spia fin dai tempi della guerra fredda. Michelle Forbes, Rhys Ifans e Richard Dillane completano l’elenco dei volti e nomi più conosciuti tra i membri del cast di Berlin Station.
Dopo la quinta stagione di Homeland, una nuova spy story ambientata a Berlino e legata al mondo della CIA, ma Berlin Station è lontana da quel mondo. Senza particolari guizzi o innovazioni, la serie tv di Epix è un thriller che scorre senza intoppi ma anche senza destare particolare attenzione. Succede tanto nel lungo pilot ma forse, in fondo non succede nulla, troppi personaggi introdotti, alcuni abbandonati quasi subito senza nemmeno il tempo di affezionarsi o di capirne il reale valore all’interno della stazione di Berlino. Senza colpi di scena, senza clamorose scene d’azione, ma anche senza quella profondità psicologica di The Americans o quella complessità di Rubicon, Berlin Station rischia di finire ben presto nel rumore di fondo seriale, quell’insieme di produzioni che restano in attesa di fortuna, non creano particolare affezione nel pubblico ma non sono nemmeno da buttare. Soprattutto se si è amanti del genere.
Nell’epoca della peak tv, dell’aumento esponenziale della produzione seriale, Berlin Station va in cerca dei fan delle spy story, degli orfani di Homeland (che partirà a gennaio). E anche questa è una strategia. Diventando difficile, se non impossibile, emergere nella gran massa di serie tv, di nomi, di progetti che quotidianamente invadono la tv di tutto il mondo. Una strategia che va considerata vincente, visto che la serie è stata rinnovata per una seconda stagione (mentre siamo in attesa di scoprire se e dove la potremo vedere anche in Italia), anche se forse essendo la prima serie drama del canale, un mancato rinnovo avrebbe fatto più clamore del rinnovo stesso.