Sono fiction da giovani: le serie tv italiane guardano sempre più agli adolescenti
Se prima ci si accontentava di raccontare i più giovani relegandoli dietro ad un banco di scuola, ora l’asticella si è finalmente alzata…
Erano altri tempi, quelli in cui le serie italiane sembravano stare alla larga dal pubblico giovane, cercando di accontentarne solo una piccola fetta con qualche storia di contorno dentro le puntate di questa o quella fiction che, invece, miravano a conquistare i cuori dei più adulti. Altri tempi, appunto: perché oggi come non mai la fiction italiana è dei giovani e per i giovani.
E’ come se si fosse rotto un incantesimo che aveva stregato i produttori televisivi, convinti che le storie rivolte ad un pubblico di teenager non potessero interessare “quelli che guardano la tv”. Per anni ci siamo sorbiti storie di famiglie in cui il figlio adolescente era ormai scritto e pensato come un format prestabilito: ribelle, alle prese con il primo amore, pronto a cacciarsi nei guai, sempre dietro i banchi di scuola ed, in fondo, affezionato a mamma e papà. Fine.
Poi qualcosa è successo, ma cosa? Evidentemente, l’attenzione sempre maggiore dell’opinione pubblica verso le tematiche legate all’adolescenza, con alcuni casi di cronaca finiti sulla ribalta nazionale, hanno risvegliato la consapevolezza di chi lavora nel settore audiovisivo, che ha iniziato a domandarsi come poter raccontare la fase più delicata dell’esistenza dell’essere umano in chiave differente dal solito.
Ovviamente, serviva una spintarella, ed in Italia questa spintarella è arrivata dalla… Norvegia: il fenomeno Skam (tutt’ora in essere, con una quinta stagione in lavorazione per Netflix) ha portato prepotentemente gli adolescenti sul palco del piccolo schermo, facendoli uscire dalle classi e mettendo i genitori di fronte all’amara realtà che sì, anche i loro figli fanno altro oltre che andare a scuola.
Skam indaga amori, prime esperienze sessuali, questioni di genere e di diversità, parlando di inclusione nella maniera più naturale possibile. Era praticamente impossibile che il successo non fosse assicurato. Ma è solo merito suo se le fiction oggi parlano un linguaggio diverso? Ovviamente no: senza l’arrivo dello streaming e delle relative piattaforme, questo processo si sarebbe probabilmente consumato in maniera più lenta. Invece, i vari Netflix, Amazon Prime Video & Co. hanno permesso ai più giovani non solo di conoscere storie che altrimenti in tv non ci sarebbero mai andate, ma anche di poterle seguire nella tranquillità delle loro stanze, vivendo un’esperienza “adulta” senza gli adulti intorno.
Ed una volta che si sono accorte di questo bacino di utenza così prezioso, le piattaforme hanno iniziato a produrre titoli ad hoc. Il caso più eclatante è Netflix: la seconda produzione originale italiana, non a caso, è stata Baby, rivolta principalmente ad un pubblico di giovani adolescenti annoiati dalla routine scolastica. Un paio d’anni dopo è arrivata Summertime, per i romantici e nostalgici delle vacanze estive, ed infine, l’acquisizione di Skam Italia da TimVision. A questi, si aggiunga la miriade di serie tv straniere teen oriented che si trovano in catalogo.
E mentre le altre piattaforme non sono rimaste a guardare ma hanno iniziato anche loro ad adoperarsi per prendersi la loro fetta di giovane pubblico, anche la generalista si è resa conto che, nel suo processo di rinnovamento fronte fiction, non poteva restare indietro.
Tra i titoli che vogliamo ricordare, il poco fortunato Oltre la soglia, con Gabriella Pession su Canale 5, che per la prima volta portava il pubblico dentro un istituto di cura per giovani pazienti affetti da disturbi psichici. Temi forti, per una serie coraggiosa che se fosse andata in onda in un momento diverso e soprattutto su un’altra rete, forse, avrebbe avuto vita più facile.
Mare Fuori, invece, ha un altro primato: raccontare l’esperienza dei giovani che finiscono in un Istituto di Pena Minorile. Qui non è la mente a dover essere curata, ma il loro destino, apparentemente già scritto dal contesto sociale in cui i protagonisti sono cresciuti. Anche in questo caso, c’è la necessità di rompere con la generazione passata per guardare ad un futuro migliore.
La figura dell’adolescente in ambito scolastico non è, in realtà, mai stata abbandonata: ovviamente la scuola e l’istruzione sono parti fondamentali di questi racconti, a volte in maniera quasi totalizzante, come Un professore, che ci riporta dietro i banchi di scuola e rende più contemporaneo il tema, già visto in tv grazie a serie come I Liceali o Fuoriclasse.
E per il futuro? Ancora una volta, sembrano essere protagoniste le piattaforme streaming. Prime Video, dopo aver presentato il film “Anni da cane”, è al lavoro su Prisma, dagli autori di Skam Italia, ma la parte del leone la sta facendo la Rai che, su Rai Play, ha caricato titoli esclusivi, sia italiani che non, sul tema. Dalla rivelazione Mental all’importante Nudes, fino al francese Stalk, la tv di Stato ha capito che per coniugare la necessità di attirare pubblico a quella di raccontare storie che possano lasciare qualcosa deve puntare sulla non-tv, ovvero i dispositivi mobili. E, quindi, lo streaming. Una mission che proseguirà l’anno prossimo con 5 minuti prima, mentre sul fronte pre-teen la Stand By Me di Simona Ercolani ha già regalato serie come Jams ed Halloweird, dal forte valore educativo.
Il futuro, insomma, è delle giovani generazioni, almeno in tv. Più i racconti si rivolgono a loro, più queste si avvicinano al mezzo televisivo ed alle sue nuove forme, incentivando la produzione di sempre più nuovi titoli che imparano a raccontare il ventaglio di esperienze che si possono vivere tra i 15 ed i 20 anni (e qualcosa in più) con coraggio, audacia e sfacciataggine, proprio come ogni adolescente.