Prima di DOC: i medical italiani (tra successi e molti flop)
DOC – Nelle tue mani racconta la storia vera di un medico che ha dovuto ricominciare da zero dopo un trauma. Ma è solo l’ultimo titolo di un genere che non ha mai sfondato in Italia.
Rai 1 è pronta a trasmettere DOC – Nelle tue mani, nuova serie incentrata sulla storia vera di un medico che in tv ha le fattezze Luca Argentero. Un titolo medical/hospital per la breve serialità italiana che però non ha mai avuto un ottimo rapporto con camici e corsie: il racconto quotidiano della sanità italiana non è mai stato semplice per la nostra fiction tv, mentre si conferma un must oltreoceano fin dalla prima ‘Golden Age’. Là dove gli USA si appassionavano al Dottor Kildare (1961-1966), da noi il pubblico al massimo poteva innamorarsi del dottor Manson, alias Alberto Lupo, nella trasposizione audiovisiva de La Cittadella (1964). La medicina era una cornice narrativa anche nel primissimo programma tv della Rai, Il dottor Antonio (1954), storia romantica e risorgimentale in cui la professione è l’incidente scatenante di ben altra vicenda.
Il racconto ospedaliero da noi, dunque, non è mai stato davvero ‘sfruttato’ anche perché non ha mai particolarmente funzionato se non declinato nelle forme del melodrammone romantico o della storia esemplare di buoni sentimenti. Difficile, invece, riuscire a raccontare lo sforzo quotidiano degli operatori sanitari senza ammantarlo di una qualche iperbolica conflittualità, di un qualche sofferto sentimento, di una qualche epicità eroica del tutto individuale. E non è quindi un caso che non si trovino molte serie italiane prevalentemente ambientate in un ospedale nella storia del macrogenere. Più perseverante, financo testarda verrebbe da dire, è stata senza dubbio Mediaset che di batoste con i suoi titoli hospital ne ha presi e anche di memorabili.
Abbiamo cercato di raccoglierne alcune, espungendo però titoli sbilanciati verso altri generi, come Un Medico in Famiglia, Una Donna per Amico o l’indimenticabile Incantesimo (che aveva sì tra i suoi fulcri narrativi la Clinica Life ma che ricordiamo soprattutto per i ricevimenti nella villa di Tilly). Esclusa anche Braccialetti Rossi, per i suoi contenuti più da teen drama in cornice ospedaliera che come una storia hospital, così come non troverete quel capolavoro di Linea Verticale, di Mattia Torre, troppo diario di una vita per essere una ‘semplice’ serie medical.
Amico Mio – Rai 2 (1993)
Correva il 1993 e il pubblico di Rai 2 si faceva conquistare da Massimo Dapporto nel ruolo del dottor Magri, pediatra di indubbie capacità mediche e di straordinarie qualità umane. Con lui diventa un beniamino del pubblico anche Spillo, ovvero Adriano Pantaleo: nel cast anche Katharina Böhm (poi Livia in Montalbano), Ugo Pagliai, Riccardo Garrone, Claudia Pandolfi, Salvatore Marino. L’ambientazione in un ospedale pediatrico rende tutto immediatamente più emotional, più che medical, per il pubblico, che tributa all’amico Magri ascolti notevolissimi. A una prima stagione ‘evento’, entrata nell’immaginario collettivo, seguì una seconda stagione su Mediaset, che riuscì a comprare i diritti del prodotto sfilandoli alla Rai, rea di non averli opzionati per tempo: un caso che grida ancora vendetta. Il successo non si replicò, anche perché tra la prima e la seconda stagione passarono cinque anni.
La dottoressa Giò – Rete 4 (1997)
Il secondo grande successo del genere risale a qualche anno dopo e arriva da Rete 4, a ricordare un’epoca in cui la fiction non era ad appannaggio delle sole Ammiraglie. La ginecologa Giorgia Basile (interpretata da una Barbara d’Urso che ha fatto del suo personaggio uno spin-off anche dei suoi info-emo-tainment) conquista il pubblico con il film tv La dottoressa Giò – Una mano da stringere, in onda nel novembre 1995 su Canale 5: un titolo che servì da pilot alle due stagioni seriali che arrivarono su Rete 4 nel 1997 e nel 1998 (la terza del 2019 la consideriamo una ‘celebrativa’). Anche qui i bambini sono centrali così come il desiderio di maternità della dottoressa e i suoi tormenti sentimentali, sempre però subordinati alla sua devozione per la professione: abnegazione, sacrificio, cuccioli sono le parole chiave di un successo che Mediaset farà fatica a bissare.
Camici bianchi – Canale 5 (2001)
Si cerca di capitalizzare il successo mondiale di ER – Medici in prima linea (dal 1996 in Italia) e di testare il formato medio-lungo seriale di Un Medico in Famiglia con un titolo composto da 11 puntate da 100′ ciascuna (vs le 52 da 50′ della prima stagione di UMIF e le 26×50′ delle successive). Camici bianchi – prodottda da Mediatrade e da Faso Film – voleva essere una risposta italiana a ER (“Ma qui non ci sono americanate… compare la nostra realtà ospedaliera, molto più accessibile, dal punto di vista economico, rispetto a quella americana” diceva a Repubblica il regista Stefano Amatucci) con le sue storie quotidiane di eroi mimetici, ma non riesce ad andare oltre le primissime puntate. L’investimento importante viene inghiottito da ascolti davvero minimi che portatono la serie immediatamente su Rate 4. Nel cast c’erano Enrico Mutti, Ines Nobili, Valentina Sperlì, Roberto Accornero e Luigi Petrucci. Storie, protagonisti e confezione modesta decretarono un flop difficile da dimenticare.
Nati ieri – Canale 5 (2006-2007)
Con la ferita di Camici Bianchi ancora aperta, Canale 5 ci riprova cinque anni più tardi ma affidandosi a una produzione esterna e tra i leader del settore, la Lux Vide, per Nati Ieri. Il protagonismo, con Sebastiano Somma ed Ettore Bassi, strizza l’occhio al pubblico femminile; in più la fiction cerca di andare sul sicuro puntando (ancora) sui bambini (e siamo al terzo titolo ‘ginecologico-pediatrico’ su quattro). Se ER resta ancora il punto di riferimento (“Ma qua si vuole lottare per la vita, non per la morte” come si dichiara al Corriere della Sera), la salsa scelta è sempre quella dei bambini da salvare, con quel pizzico di lotta contro i raccomandati e di emergenza per un settore perennemente privo di risorse. La formula è quella della media-serialità (26×50′ trasmesse in 13 prime time) ma si riesce a farne solo una stagione nonostante il cast di livello che include anche Vittoria Belvedere e Lina Sastri. Gli ascolti, anche in questo caso, non premiano: dopo le prime 9 serate – in onda dal dicembre 2009 in giorni sempre diversi – la serie fu completata solo in estate su Rete 4 con la messa in onda delle ultime 4 puntate. Quando la programmazione ‘stabile’ aiuta…
Medicina generale – Rai 1 (2007)
Visto che le disgrazie non arrivano mai da sole e visto che la battaglia fictional spesso investe in primis le produzioni, ci prova Grundy (già deus ex machina di Un posto al Sole) a realizzare una serie hospital votata al realismo. Toni cupi, ma almeno nessuna concessione all’infanzia in questo Medicina Generale: il modello è forse più quello della soap, anche se siamo lontani dallo spirito più ‘arioso’ di un altro fenomeno che arriva da oltreoceano, ovvero la ‘giovane’ Grey’s Anatomy. Storie di medici e infermieri, di caposala e di specializzandi quotidianamente in trincea e come tali sempre più uniti, anche sentimentalmente. Anche qui però gli ascolti non bastano: della prima stagione – composta da 13 puntate da 100′ e partita a febbraio – vengono trasmesse le prime 8, mentre le successive slittano a maggio. La seconda stagione (26×50′ in 13 serate) parte nel 2009, ma dopo 4 puntate passa da Rai 1 a Rai 3.
Inutile commentare il logo della serie: quando uno la rogna se la va proprio a cercare…
Crimini Bianchi – Canale 5 (2007)
Taodue cerca di mescolare il suo know-how poliziesco col tema medical in Crimini Bianchi, serie tv composta da 12 puntate da 50′ con protagonisti Ricky Memphis (per la gioia dei fans di Distretto di Polizia) e Daniele Pecci. Si cerca un taglio diverso da tutti per questo ‘esperimento’ che vuole occuparsi di malasanità, altro argomento che al pubblico tv evidentemente non piace incrociare nella fiction di prime time: metà serie non è mai stata trasmessa, mentre l’altra metà è andata in onda con due prime serate (doppie) su Canale 5 tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre e con altre due puntate singole in onda nella seconda serata di Italia 1.
Medici miei – Italia 1 (2008)
Se il crimine non paga e la corsia non aiuta, si prova a ridere un po’: Scrubs prova a fare scuola e così nasce su Italia 1 la sitcom Medici Miei, in onda nel 2008 con protagonisti Enzo Iacchetti e Giobbe Covatta. Nonostante due fuoriclasse del genere, anche questo titolo non decolla: delle 11 puntate da 20′ realizzate per la prima stagione come ‘assaggio’ di una eventuale produzione, ne sono state trasmesse solo 9 (in tre prime serate) nella collocazione originaria. Le altre sono state trasmesse in prima tv su Italia 2. Non è stato l’unico esperimento di hospital sitcom.
Terapia d’Urgenza – Rai 2 (2008)
Nasce da un format spagnolo Terapia d’urgenza, partito su Rai 2 all’inizio della stagione Autunnale 2008: era il 28 agosto quando andava in onda la prima delle 18 puntate da 95′ (durata anomala per una serie) con Rodolfo Corsato, Cesare Bocci, Milena Miconi, Sergio Múñiz tra i protagonisti. Anche in questo caso si tende un’impostazione realistica, che ruota intorno alle vicende dei personaggi principali (con una struttura corale nel protagonismo) e nei casi medici affrontati in ogni puntata. Un tentativo di bilanciare storie mediche e private che però non ottiene i risultati sperati (strano, eh?): dopo le prime otto puntate, la serie è stata sospesa per essere poi ripresa nel giugno 2009 e dopo poche settimane retrocessa in seconda serata per esaurire la messa in onda di tutti gli episodi realizzati. Anche qui il logo ricorda qualcosa…
Chirurgia d’urgenza / La Scelta di Laura – Canale 5 (2009)
Non contenta di Crimini Bianchi, Taodue ci riprova ma senza tanta convinzione. Visto il flop ‘caldo caldo’ della rivale Terapia d’urgenza, la produzione cerca di ‘nascondere’ l’intento hospital con un titolo che punta sul love drama: annunciato infatti come Chirurgia d’Urgenza, la serie va in onda come La scelta di Laura. E invece di essere riservato al periodo di Garanzia, viene trasmesso da Canale 5 in piena estate. Protagoniste Giulia Michelini (Laura) e Camilla Filippi, due specializzande in chirurgia dal carattere molto diverso: tutte e due si innamorano di due superiori, ovvero Giorgio Pasotti e Ivan Franek. E se la storia vi ricorda qualcosa, non vi stranite: anche a me sembra di trovarmi in una versione semplificata della coppia Meredith – Cristina con Stranamore e Burke (camici inclusi). E’ una delle poche ad essere trasmessa tutta: del resto essere sospesi in estate sarebbe stato davvero un record.
ImPazienti – Rai 2 (2014)
Secondo tentativo di sitcom hospital per la tv italiana con ImPazienti, che ritrova la coppia di ‘Piloti’ Max Tortora ed Enrico Bertolino. Un titolo interstiziale per l’access prime time di Rai 2 di cui sono state realizzate 50 puntate da 8′. Non c’è stata una seconda stagione.
L’allieva – Rai 1 (2016)
Il filone infanzia/pediatria ha definitivamente lasciato spazio al genere specializzanda/primario: il successo de L’allieva nasce proprio dall’animo romantico di questo racconto tratto dai romanzi di Alessia Gazzola, che ne cura anche la trasposizione televisiva con Peter Exacoustos. In questo caso si mette da parte anche la corsia per spingersi verso altri sottogeneri ormai di maggior successo, ovvero quelli simil-procedurali che guardano sempre più insistentemente ai segreti della medicina legale. Un’area prolifica e di successo negli USA. Protagonisti pop come Alessandra Mastronardi e Lino Guanciale, i toni più leggeri e le vicende sentimentali rendono questo medical decisamente sui generis, visto anche le due stagioni di successo (rispettivamente da 11×50′ e da 12×50′).
Oltre la soglia – Canale 5 (2019)
Un po’ ‘dottoressa Giò’, un po’ Braccialetti Rossi, Oltre la soglia cerca di unire un protagonismo femminile sofferto e abnegato a un contesto teen disagiato. Le 12 puntate da 50′ prodotte da PayperMoon Italia con Gabriella Pession nel ruolo della protagonista, ovvero Tosca Navarro, primario di neuropsichiatria infantile all’avanguardia nella cura degli adolescenti. Tosca deve nascondere la propria diagnosi di schizofrenia mentre fa di tutto per curare al meglio i propri pazienti. Anche in questo caso le prime cinque puntate hanno resistito nel prime time autunnale di Canale 5, ma l’ultima è andata in onda in seconda serata.