Sergio Zavoli demolisce la Rai: “La credibilità del servizio pubblico è crollata”
La commissione di Vigilanza Rai, nella persona del presidente Sergio Zavoli, non è mai stata così severa. Un vero e proprio j’accuse, quello mosso dal giornalista e senatore del PD ai danni di Viale Mazzini che non potrà rimanere inascoltato:“In Rai c’era e c’è un problema di fondo: l’assenza, o l’imperfezione, o il rifiuto della
La commissione di Vigilanza Rai, nella persona del presidente Sergio Zavoli, non è mai stata così severa. Un vero e proprio j’accuse, quello mosso dal giornalista e senatore del PD ai danni di Viale Mazzini che non potrà rimanere inascoltato:
“In Rai c’era e c’è un problema di fondo: l’assenza, o l’imperfezione, o il rifiuto della regola. La quale viene prima del consenso. Per tirar fuori la politica dalla Rai – s’intende dall’occupazione dell’azienda – occorre cominciare da una Rai che voglia tirarsi fuori da una sua ormai insostenibile, paradossale contraddizione. Questa è radicata nella più comoda e reciproca delle garanzie: il compromesso – poco nobile intellettualmente, culturalmente, aziendalmente – rinnovabile a ogni cambio di governo attraverso il citatissimo spoil system, ma soprattutto quella ingegneria combinatoria che si chiama “lottizzazione”, la più pigra e matematica delle soluzioni adottate con il consenso dell’azienda. Il pluralismo non è una somma di “legittime faziosità”. Perciò la storia e il prestigio della Rai meritano un colpo d’ala anche al suo interno. Comunque, il primo passo spetta alla politica. Dovrà opporsi all’idea ormai invalsa di un’azienda che non rispecchi i principi dell’autonomia e della responsabilità, della competenza e della qualità”.
Così il responsabile della Vigilanza della tv di Stato a Repubblica. Duro anche in merito alla questione Ruffini, con il collocamento dell’ex direttore di RaiTre al vertice di Rai Educational e Rai Premium:
“La sua è una vicenda che nessuna grande organizzazione imprenditoriale può permettersi: ciò che è successo si sottrae a valutazioni di principio, men che meno manageriali. E’ la licenza di un’azienda che sta smarrendo una sua autonoma facoltà critica”.
Quanto al Tg1 e intercettazioni, Zavoli non si sente di certo meglio:
“La più grande testata italiana, sottoposta a varie scosse telluriche, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare, insieme con la sua identità, una parte dell’ascolto tradizionale. Intercettazioni: voglio credere che il ministro Alfano sia disposto a ripensare le norme del suo disegno di legge, in discussione al Senato, lesive della libertà di cronaca e del diritto-dovere di informare”.