Lo sciopero degli sceneggiatori 2023 è realtà: tutto quello che c’è da sapere
Contratti aggiornati, maggiore attenzione al nuovo panorama che comprendere lo streaming e l’avvento dell’intelligenza artificiale: gli sceneggiatori e sceneggiatrici americani incrociano le braccia e chiedono maggiori diritti
Una questione apparentemente così semplice, ma che è diventata così difficile da risolvere, tanto che alla fine ciò che tutti scongiuravano è accaduto. La Writer Guild of America, vale a dire il sindacato degli sceneggiatori, ha indetto un nuovo sciopero, dopo quello della stagione 2007-2008 che ebbe conseguenze su una produzione tv che colpì generaliste e via cavo. Oggi, gli autori ed autrici di film e serie tv tornano ad incrociare le braccia, ma rispetto ad allora i tempi sono drasticamente cambiati.
Chi ha indetto lo sciopero sceneggiatori 2023?
Come detto, lo sciopero è stato indetto dalla WGA a partire dalla mezzanotte del 2 maggio 2023. Si è arrivati alla mobilitazione dopo che le trattative con l’AMPTP (Alliance of Motion Picture and Television Producers), che rappresenta alcuni tra gli studi più importanti tra cui Netflix, Amazon, Apple, Disney, Discovery-Warner, NBC Universal, Paramount e Sony, non sono andate in porto.
Quali sono le richieste degli sceneggiatori?
Gli sceneggiatori americani (che fin dalle prime giornate di sciopero hanno ricevuto il sostegno di numerosi altri colleghi di altri Paesi) chiedono che il loro lavoro di scrittura sia per le serie tv che per i film sia retribuito con nuovi contratti, che sian aggiornati al nuovo scenario in cui i prodotti audiovisivi si ritrovano ad essere distribuiti. Il che vuol dire un contratto che tenga conto della presenza delle piattaforme streaming e dello loro modalità di distribuzione di un contenuto e che regolarizzi l’eventuale utilizzo di intelligenze artificiali.
Le origini dello sciopero
La richiesta della WGA (che ad oggi conta circa 20mila membri) di modificare i contratti con cui vengono assunti gli sceneggiatori dalle case di produzione nasce dall’esigenza di riconoscere che il panorama è drasticamente cambiato con l’avvento delle piattaforme streaming che, come ben sappiamo, ha cambiato la visione di una serie o di un film nella gran parte dei casi.
Se prima, con le sole reti generaliste o via cavo, gli sceneggiatori avevano dei guadagni sia dalla commissione per la scrittura della serie che dai cosiddetti “residuals”, ovvero i ricavi derivanti dalle repliche in syndication degli episodi e dalla loro distribuzione all’estero, ora quel guadagno è notevolmente calato.
Questo perché nel mondo dello streaming non esistono repliche da mandare in onda e una volta che una produzione originale esce su una piattaforma, lo stesso avviene in tutti i Paesi in cui la piattaforma è disponibile, saltando così anche il passo relativo alla vendita internazionale.
Agli sceneggiatori, resta così come unico introito quello per la scrittura dell’episodio, svalutandone il valore. La WGA è netta: l’AMPTP starebbe puntando a creare una “gig economy”, ovvero un’economia basata sul lavoro a chiamata, costringendo chi scrive a dover accettare più lavori contemporaneamente, rischiando di abbassare la qualità del loro sforzo.
C’è poi, come accennato, la questione legata all’eventuale utilizzo dell’intelligenza artificiale, che potrebbe subentrare ad uno sceneggiatore a cui si potrebbe chiedere di gettare solo le basi di una potenziale storia e lasciare che l’IA faccia il resto.
La risposta dei produttori
Dal canto loro, i produttori puntano ovviamente a preservare il loro profitto. Tra i motivi per cui non è stato trovato alcun accordo c’è il fatto che -secondo i produttori- lo streaming sia una modalità di visione ancora troppo “giovane” e che non se ne possano calcolare i margini di profitto.
Questa, ovviamente, è una visione che si scontra con i numeri degli abbonati alle piattaforme e, soprattutto, con gli investimenti che queste stanno mettendo sul tavolo anno dopo anno per produrre contenuti originali, che andranno a rimpolpare i propri cataloghi ed a renderli sempre più esclusivi. Anche grazie al lavoro di sceneggiatori e sceneggiatrici.
Gli effetti dello sciopero degli sceneggiatori
Che effetti avrà la sciopero? A breve termine, le conseguenze si sono già fatte sentire: i late night show, ovvero i varietà in onda in seconda e terza serata, non vanno più in onda con puntate originali ma con delle repliche. Successivamente sarà la volta dei talk show del day time.
Se le due parti dovessero continuare a non trovare un accordo, gli effetti si sentiranno sulle serie tv delle tv generaliste della prossima stagione che, solitamente, si inizia a scrivere tra maggio e giugno per andare in produzione a luglio ed agosto. Senza copioni, sarebbe impossibile girare ed avere nuove puntate in tempo per settembre.
Differente il discorso per le piattaforme: la pandemia ha rallentato la produzione di alcune serie e film, motivo per cui gli studi hanno nel cassetto numerose sceneggiature da trasformare in prodotti da distribuire nel corso dei prossimi mesi.
Il precedente
Nella stagione 2007-2008 un altro sciopero indetto dalla WGA bloccò Hollywood per poco più di tre mesi. A risentirne furono i canali tv lineari (le piattaforme erano ancora ben lontane dal nascere), che dovettero ripiegare sui cosiddetti programmi “unscripted”, vale a dire i reality show. Un genere che proprio in quell’anno conobbe un boom vero e proprio. Ecco perché c’è chi sostiene che l’attuale sciopero potrebbe sancire definitivamente o quasi la fine della programmazione di serie tv sui canali tradizionali.
Sciopero sceneggiatori 2023, cosa dicono gli italiani?
Come scritto in apertura, sono numerose le attestazioni di solidarietà agli americani da parte dei colleghi di altri Paesi. Tra questi, anche gli italiani del Writers Guild Italia: il presidente Giorgio Glaviano ha ammesso che anche gli sceneggiatori nostrani stanno “seguendo con trepidazione” gli sviluppi della vicenda oltreoceano. “Le loro fatiche sono anche le nostre”, ha detto Glaviano.
“Ovunque, la figura dello sceneggiatore è minacciata da paghe sempre più sottili e da condizioni di lavoro sempre più scomode”, ha aggiunto, chiudendo che “supporteremo i nostri colleghi americani in ogni modo. L’unica cosa che interessa ed unisce tutti noi autori è raccontare il mondo, rendere vive le emozioni, e regalare sogni agli spettatori”.