Scalo 76 e la storia del vigile gay Fabrizio Caiazza. Con il buco della rassegna stampa e dei reality
Mettiamo le carte in tavola dal principio: tra Scalo 76 del sabato e il Cargo quotidiano c’è un abisso di appeal e contenuto enorme. Se in settimana sembra di ritornare alla Mtv di dieci anni fa, tutta lanci d’effetto e pose impostate da vj, nel weekend si respira una freschezza davvero piacevole. Il merito, dobbiamo
Mettiamo le carte in tavola dal principio: tra Scalo 76 del sabato e il Cargo quotidiano c’è un abisso di appeal e contenuto enorme. Se in settimana sembra di ritornare alla Mtv di dieci anni fa, tutta lanci d’effetto e pose impostate da vj, nel weekend si respira una freschezza davvero piacevole.
Il merito, dobbiamo riconoscerlo, va al miracolo Francesco Facchinetti, che riesci a preferire a una Caterina Balivo e a un Daniele Bossari in spontaneità e adeguatezza. Nelle vesti di conduttore emergente è inappuntabile: si incarta raramente, è spigliato, sveglio e pure simpatico. Sa destreggiarsi dal talent al talk, raggiungendo una buona alchimia “epidermica” con gli ospiti musicali. E’ un ragazzo che si è fatto odiare per mille difetti e ora ci stupisce con pochi ma buoni pregi. Ed è per merito suo che Scalo 76 è migliorato tantissimo rispetto all’anno scorso, quando Bossari e la Corvaglia facevano i giovani per forza (forzando un’interattività con il pubblico in realtà inesistente).
Abbiamo già provveduto ad analizzare i debutti dei due Scali, ma in questa sede ci concentreremo sul terzo appuntamento del lungo contenitore del sabato. A causa della Formula 1 la durata della puntata odierna è stata ridimensionata, facendo del bene al programma in quanto a ritmo. Dopo un breve ma gradevole inserto da X Factor, qui anticipato nella versione Contest, il cuore della trasmissione si è confermato la rubrica Storia di. La scorsa settimana è stata molto toccante l’esperienza di Eddy Gardner, immigrato ghanese oggetto di razzismo nonostante stia in Italia per aiutare i nostri tossicodipendenti. Questa settimana meno umanità ma più glamour, con la storia dell’ormai popolare vigile gay Fabrizio Caiazza.
Già ospite da Barbara D’Urso su Canale 5, l’uomo è stato oggetto di una sanzione disciplinare per aver posato in divisa sulla copertina di Clubbing, una free press sulla realtà omosessuale milanese (troverete maggiori riferimenti sul nostro QueerBlog). Al cospetto di un sostenitore dei diritti gay come Franco Grillini e di un provocatore come Pierluigi Diaco (qui in veste di opinionista neutrale) Caiazza ha raccontato la sua versione dei fatti, quella di un vigile che vuole approfittare della sua professione per lanciare un messaggio di tolleranza e al tempo stesso sollecitare l’istituzione di figure nella polizia più sensibili alle discriminazioni sessuali.
Interessante l’argomento, per chi mastica gli scandali mediatici e sa quanto vale ormai il coming out in termini promozionali. Il dibattito era ben gestito, la stessa Mara Maionchi ha mostrato un’apertura lodevole per una signora attempata (per quanto abituata a lavorare in un ambiente discografico più aperto). Nella gestione del tema abbiamo visto una sola pecca: quella della rassegna stampa. La mancanza di un giornalista – o di un contradditorio meno generico – ha fatto sì che si sia omessa una componente essenziale, che avrebbe inchiodato l’interlocutore e fatto decollare la discussione.
Stiamo parlando dell’intervista a Vanity Fair, rilasciata due numeri fa dallo stesso Caiazza. Lo stesso vigile che in puntata smentiva di voler farsi pubblicità aveva ammesso proprio sulla nota rivista di essere molto interessato a sfruttare l’occasione:
“Sto ricevendo tante proposte. Mi hanno chiamato per l’Isola dei famosi e ho rifiutato. Ma ora ho ricevuto una chiamata dalla Endemol per il Grande Fratello. E io che faccio? Questo è il mio momento, e se passa e non torna più? I soldi, la notorietà. Mi dico: avete sfruttato la mia storia? E mo’ vi sfrutto io. Ma non lo so, penso così tanto a che cosa fare che mi si spacca la testa”.
Ecco, questa è la prova che Francesco Facchinetti, già rivalutato tantissimo dal sottoscritto e da molti spettatori, ha ancora tanto da imparare. Sarebbe bastato scavare più a fondo, per fare un pizzico di polemica in più che in tv funziona meglio di una pacca sulle spalle. Quando sarà diventato meno amicone e più informato il figlio dei Pooh fregherà tanti i suoi colleghi. Perché loro hanno studiato più di lui ma lui è (ancora) più sinceramente incosciente.