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Savino Zaba a Blogo: “Porto la parodia del talent la mattina su Rai1. Dopo Tale e quale mi aspettavo di più, ma…”

“Con Quelle brave ragazze Rai1 dimostra di voler sperimentare. Degli ascolti non me ne frega niente. Io in prime time? Sarebbe un suicidio, ma non perché io non la sappia fare”

pubblicato 9 Giugno 2017 aggiornato 1 Settembre 2020 09:06

“Immagino già la signora che guarda la tv la mattina che dirà ‘ma come, non c’è il solito studio e la solita cornice?’ Ecco, sarà qualcosa di leggermente diverso”. Savino Zaba presenta così ai microfoni di Blogo il nuovo programma della mattina estiva di Rai1. Si intitola Quelle brave ragazze e parte lunedì 12 giugno 2017 dalle ore 10 alle 11. Per il conduttore pugliese si tratta del ritorno nella fascia oraria che per due anni (dal 2011 al 2013) ha presidiato con Storie vere, programma che iniziò a dare spazio alla cronaca nera proprio quando a condurlo era Zaba:

Io rifuggo dalla tv del dolore, genere per il quale, peraltro, non ho attitudini particolari anche se penso di essermela cavata allora. Ora sono contento di tornare in quella fascia oraria dandole un’altra luce.

Lo showman, che per tutta l’estate girerà l’Italia con il suo spettacolo Canto anche se sono stonato, è l’unico uomo del cast di Quelle brave ragazze. Con lui le conduttrici Veronica Maya, Arianna Ciampoli, La Mario e Valeria Graci. Inviate Angelica Massera e Giulia Nannini.

Cosa è Quelle brave ragazze?

È un programma che tratta temi di attualità legati all’estate. Temi al femminile, quattro conduttrici, due inviate e un uomo, che sarei io.

Quale sarà il tuo ruolo?

Sarò una specie di contraltare. Avrò un compito particolare: mi occuperò di far entrare gente in Rai. Dicono che sia così difficile, io dimostrerò il contrario. Lo farò con quello che io definisco un anti-talent: ha l’atmosfera di un gioco, di una gara, di un talent, ma assolutamente informale, senza coltello tra i denti; non ci ci si scannerà, non si piangerà, sarà un gioco per dare luce ai talenti di questo Paese; non solo nella musica e nello spettacolo, ci saranno anche inventori, poeti, matematici ed altri. Io sarò in un set preparato fuori dallo studio di Saxa Rubra a Roma, anche se ogni tanto farò capolino in studio per qualche sorpresa. Ogni giorno una gara, con il pubblico: uno solo dei talenti riuscirà ad entrare in Rai e quando lo farà sarà accolto da un trono regio.

Alla fine è previsto un premio vero e proprio per il vincitore?

Ci stiamo ancora lavorando. Potrebbe esserci un torneo finale per avere un vincitore. Il fatto è che per un qualsiasi premio in palio, anche solo una penna, c’è bisogno del notaio, mentre noi vogliamo allontanarci da questo schema. La cosa certa è che il clima sarà di assoluta goliardia, quasi – lo dico con umiltà – arboriano. Sarà una parodia del talent.

Insomma, ci puoi rassicurare sul fatto che in questo nuovo programma non ci sarà traccia di cronaca nera?

Assolutamente, non ci sarà. Finalmente niente colori neri. Sarà un programma di intrattenimento puro, fresco, estivo, leggero, con temi di attualità, mondanità, costume e colore. Però non tralasceremo i dettagli, ci sarà spessore e qualità, sarà un programma ben curato e non banale.

Quanto c’è di te in questo programma?

L’anti-talent, EntreRai, è una mia idea, che poi ho sviluppato con gli autori della trasmissione. L’ho proposta e me ne assumo la responsabilità. Vediamo come viene. È una cosa che sento mia, è nelle mie corde.

Un luogo comune sostiene che le donne non sappiano fare squadra. Tu, in quanto unico uomo del cast, temi di finire in mezzo a liti e polemiche tra le conduttrici?

(ride, Ndr) Al momento l’atmosfera è assolutamente rilassata, divertita, goliardica. Se poi ci saranno colpi di scena, non lo so… Certo, quattro donne insieme non sarà facile! E comunque il mio ruolo sarà da una parte di angelo custode, dall’altra di pungolatore. Quindi, in questo senso, il clima dello studio lo vivrò relativamente.

Un aggettivo per ciascuna delle tue colleghe.

Valeria Graci è peperina, Veronica Maya è femme fatale, La Mario è glamour, Arianna Ciampoli è soave.

Quanto è difficile trovare in Rai spazio per uno come te che non si limita a leggere il gobbo?

Non ho mai letto il gobbo in vita mia…

Appunto. Il fatto che i vertici Rai cambino molto spesso rappresenta una difficoltà anche lato artistico?

Sicuramente la mancanza di continuità non consente di fare un lavoro di scouting. Questa è la difficoltà più importante. Si rischia di perdere il filo della matassa.

Dopo aver partecipato a Tale e Quale show (autunno 2015) ti aspettavi, sinceramente, maggiore attenzione da parte della Rai e che questa ti offrisse la conduzione di programmi?

Durante Tale e quale ricevetti una proposta, ma era incompatibile in quel periodo. Era una proposta carina dopo tanto tempo. Da Tale e quale in poi non è successo più nulla; avrei potuto condurre una cosa l’estate successiva, ma non se ne fece più nulla. Onestamente, sì, me lo aspettavo. Ma io presso fino ad un certo punto, perché io nel frattempo continuo a fare le mie cose. Lavoro in radio e in teatro; e ho trovato il tempo per scrivere un libro…

L’anno scorso su Rai1 in estate nello slot di Quelle brave ragazze andavano in onda serie tv. Se farete anche mezzo punto in meno pioveranno critiche. Le temi?

Onestamente non me ne frega niente. La rete vuole sperimentare, c’è una chiara intenzione di farlo, questo mi lascia ben sperare che non si guardino molto gli ascolti. C’è abbastanza fiducia; e poi i programmi hanno bisogno di rodaggio; soprattutto i programmi innovativi – per Rai1 e per la mattina di Rai1 – come questo, per il quale c’è un margine di tolleranza sugli ascolti un po’ più largo.

Veniamo al Savino Zaba saggista. Hai scritto Parole parole… alla radio. Come mai?

Il 24 giugno – giorno in cui è nato Renzo Arbore, che ha scritto la prefazione del libro – festeggio i miei primi 30 anni di radio. Mi volevo fare un regalo: invece di scrivere una autobiografia, ho messo la lente di ingrandimento su un tema in particolare, ossia il linguaggio radiofonico dalle sue origini ai giorni nostri. È un saggio storico-linguistico; ho rispolverato la mia laurea in Lettere. Verrà adottato come testo di studio in alcune università.

Italia nel pallone, che conduci con Massimo Bagnato e Malcom Pagani, è confermato su Radio2?

È stata una scommessa vinta. Il programma è nato a settembre con un trio inedito. Gli ascolti sono andati benissimo, il programma è in crescita. Andrà avanti fino a metà luglio – ci avevano chiesto di allungarlo per tutto luglio, ma non ce la facciamo proprio fisicamente. E sì, pare sia confermato anche per settembre prossimo.

Fai radio, scrivi saggi sulla radio. E allora, mi dici la tua sull’utilizzo di personaggi televisivi nelle radio?

In radio i criteri di selezione dei conduttori sono, teoricamente, meritocratici. La radio devi saperla fare: avere una buona voce, una preparazione e il timing, che è fondamentale. Negli ultimi anni la radio ha chiesto aiuto ai personaggi della televisione. Non tutti gli esperimenti sono riusciti, perché non tutti i personaggi tv possono farla. La radio non è per tutti. Al contrario, tutti i personaggi della radio possono fare tv. E di nomi ne posso fare in questo senso, da Carlo Conti ad Amadeus, fino a Gerry Scotti.

Chiudiamo tornando alla tv. Qual è il tuo sogno professionale?

Fare un varietà e metterci dentro tutte le esperienze della radio, della tv e della scrittura. Un varietà 3.0., dove l’elemento principale è il sorriso.

Un programma di prima serata lo consideri accessibile per te ad oggi?

Tutto deve venire in maniera graduale. Mettere me in prima serata potrebbe essere un suicidio. Ma non perché io non la sappia fare, ma per un fatto di fedeltà del pubblico. Il pubblico si affeziona ai volti e ai personaggi. Bisognerebbe prima strutturare un conduttore ‘giovane’, dargli la possibilità di lavorare quotidianamente. Come si stava facendo con me ai tempi di Storie vere. Se manca la continuità è difficile lavorare sui personaggi fatti in casa come me, che mi sento uomo Rai. Insomma, non dico ‘perché non mi date la prima serata!’, ma dico ‘prima fatemi lavorare, fatemi allenare e poi fatemi giocare la finale. La finale non si gioca a freddo’.