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SAVIANO: COSA ‘E NIENTE, LA LEZIONE DI EDUARDO E PINO DANIELI & C

Ad un certo punto di “Vieni via con me”, andando verso la conclusione del suo racconto, Saviano ha citato un brano di “Peppino Girella”, testo di Eduardo De Filippo, trasmesso anni fa e messo in video dalla Rai. Nel brano, lo stesso Eduardo dice più volte: “…cosa ‘e niente”, e fa un lungo elenco di

pubblicato 23 Novembre 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 10:54


Ad un certo punto di “Vieni via con me”, andando verso la conclusione del suo racconto, Saviano ha citato un brano di “Peppino Girella”, testo di Eduardo De Filippo, trasmesso anni fa e messo in video dalla Rai.

Nel brano, lo stesso Eduardo dice più volte: “…cosa ‘e niente”, e fa un lungo elenco di tante realtà che hanno contribuito a sconfiggere Napoli, i napoletani, i campani e, al di là della geografia e del linguaggio, anche gran parte, forse tutti gli italiani, prima durante e dopo la Unità d’Italia, giunta a 150 anni.
L’Italia ha 150 anni e rischia di morire e non solo di avvilirsi per la monnezza concreta e identitaria, visto che nel mondo oggi e non da oggi siamo il Paese della monnezza. Vogliamo fare il conto delle città che ci vivono dentro?

“Cosa ‘e niente”, ovvero cosa da nulla. Si potrebbe continuare l’elenco di Eduardo e quello di Saviano. Ma leggo sul Corriere un pezzo che s’intitola. “Pino Daniele e l’autore d Gomorra: “E’ ancora vivo perchè non fa paura”.
Nel pezzo ci sono altri, oltre al boogie boogie man Pino, d’accordo con lui. Fra costoro ci sono il calciatore napoletano Marco Borriello, il sociologo Alessandro Del Lago, il jazzista Daniele Sepe. Quest’ultimo dice: Saviano “dà l’illusione alla gente che stare con un telecomando in mano su un diviano sia combattere i clan”.
Che dire? La libertà d’opinione è bella, bellissima, ed è quella che rivendica “Vieni via con me” con tutti i suoi responsabili.
Ma il “cosa ‘e niente” di Eduardo è una denuncia di ieri, di ieri l’altro, che riguarda tanti napoletani e tanti italiani che vivono nel presente, e che non risulta che facciano qualcosa per evitare che i problemi-la monnezza per tutti- restino appunto monnezza per sempre.

“E’ cosa ‘e niente”. Riguarda il calciatore Borriello, il cantante-autore Pino, il sociologo Dal Lago (che ha accusato Saviano di fare del teatro!), il jazzista Daniele Sepe. “E’ cosa ‘e niente”, dicono costoro e altri che come loro. Sono una minoranza (?) o una maggioranza (?) vociante che mescolano in ciò che dicono, e fanno ,quel senso di fatale inutilità di reagire, quel senso dell’inazione passiva e pigra, quel giudicare in modo generico, quella strisciante e non strisciante viltà che blocca e che tollera.
Non so. Forse sbaglio. Non so. Ma i sostenitori del “cosa ‘e niente”, questi e altri, invocano la morte. Si domandano come mai Saviano sia ancora vivo mentre Falcone e Borsellino sono morti.


Non si accorgono, i nostalgici della morte , della morte che secondo loro deve arrivare per dare la patente a chi denuncia (chi denuncia se non muore significa che è complice del crimine).
Non si accorgono di una cosa che sembra “niente” ed è invece importante: gli spettatori di “Vieni via con me” sono tanti perchè sentono la verità nelle parole di Saviano, la verità che si vede nelle strade italiane assalite dalla monnezza, una verità che purtroppo rischia di essere una pesante metafora( ?) , nelle difficoltà della politica e della vita sociale nel nostro Paese.
Se non fosse così il ministro Maroni non avrebbe sentito il bisogno di bussare e di chiedere di far sentire il suo elenco. Lo sa anche lui che il suo elenco non è sufficiente. Ma non invoca la morte per stabilire se una denuncia è di valore. La denuncia che prende le ali solo se è carne bruciata.
Saviano sa, anche lui, che non è sufficiente. Lo sanno anche gli autori di “Vieni via con me”
Perchè la vera battaglia civile da fare è: non è vero, non è “cosa ‘e niente”, è cosa grande.
Ecco è cosa grande. Appunto.

Italo Moscati

Roberto Saviano