Saverio Raimondo: “Il mio DopoFestival è stato volgare? Direi osceno, i dirigenti non mi hanno chiamato”
Saverio Raimondo fa un bilancio della sua esperienza sanremese e dice che il suo DopoFestival è stato “osceno” e non volgare.
Anche per Saverio Raimondo è arrivato il momento di fare il bilancio della sua settimana sanremese e del DopoFestival riservato al popolo del web che ha portato al successo “in comprorietà” con Sabrina Nobile. L’ha fatto con la trasmissione radiofonica TeleFatti – La tv in radio su Antenna Radio Esse: “E’ stata una settimana soddisfacente visto il riscontro che ha avuto questo Dopofestival. Un riscontro, devo dire, involontario perché non l’abbiamo fatto appòsta a funzionare così tanto. E’ stata una sopresa anche per noi”, ha detto.
Un successo, forse, inaspettato. Ma qual era la sua forza? “Per la prima volta la Rai ha realizzato un prodotto per il web. Già lo scorso si tentò un DopoFestival sul web ma non era per il web, non era stato concepito per quel tipo di platea. Quest’anno ha funzionato perché era la cosa giusta nel posto giusto. Ha avuto, inoltre, la fortuna di essere il contraltare ad un Festival che era un altare: era un Festival molto classico, istituzionale mentre noi non lo eravamo, eravamo il controcanto molto contro”.
Tanti si sono chiesti perché non sia andato in onda su Rai 1 o, comunque, in tv. Raimondo è contrario: “Non credo che questo tipo di spettacolo possa andare in televisione. Uno show del genere, così – fra virgolette – forte e con un linguaggio molto diverso da quello della tv generalista, poteva essere trasmesso solo sul web. E io lo rivendico, ne sono felice. Ciò che funziona sul web non va portato in tv dove, magari, smette di funzionare”.
Non tutti, però, sono soddisfatti di questo successo. Domenico Naso sul Fatto Quotidiano, infatti, ha fatto sapere che “qualche dirigente di viale Mazzini si stracciava le vesti per il linguaggio di Raimondo considerato troppo volgare, fomentato da alcuni articoli fatti uscire ad hoc sulla stampa più conservatrice (Avvenire su tutti)”. La replica del comico: “Stai parlando con una persona che fa di cognome RAImondo, sono aziendalista sin dall’anagrafe. Io non posso che dire ‘viva la Rai’. Ma sarò sincero: il mio telefono personale non ha mai squillato, nessun dirigente mi ha chiamato. Il mio confronto con la Rai era con la capostruttura e lei era molto contenta del risultato ottenuto. Ma non c’era ragione di non esserlo perché abbiamo fatto numeri incredibili ed ottenuto un consenso di gradimento veramente altissimo. Non ho ragione di credere che la Rai possa essere scontenta, anzi tutt’altro. Immagino che la Rai, in quanto editore, sia felice perché per la prima volta è riuscita a posizionarsi sul web con successo. Sicuramente abbiamo utilizzato un linguaggio nuovo per la Rai ma il web è una novità per la Rai”.
Volgare è il termine giusto per descrivere il suo show? “Io mi considero osceno e non volgare. E’ una sottigliezza, ma fa la differenza. Ho usato un tipo di umorismo che sul web si trova alle tre del pomeriggio. Alcune volte ho utilizzato anche la parola cosìdetta volgare, è vero, ma perlopiù ho usato una terminologia specifica che è quella dei siti porno che non è una terminologia volgare. Se tu sai di cosa sto parlando significa che frequenti quei siti e non puoi fare l’ipocrita; se non sai di cosa sto parlando, la cosa non ti turba perché non sono parole con una loro volgarità intrinseca ma onomatopee. E non credo di essere stato volgare perché il clima di questo DopoFestival e la sua goliardia rendeva anche la parola più forte componente di un gioco. Quindi non sono stato volgare. Osceno? Sì, ma l’oscenità si rivendica, è una componente dell’arte”.
Non poteva mancare, infine, un commento alla tanto criticata comicità di questo Sanremo: “Il palco dell’Ariston non è facile da affrontare, so che il pubbico in sala è un publico difficile. Premetto che i miei gusti comici sono molto anglosassoni, non sono un ammiratore dei comici italiani. Secondo me, però, negli ultimi vent’anni si è creato un equivoco: si pensa che la comicità sia animazione da villaggio turistico. Risultato? Vengono chiamati comici persone che sono bravissimi animatori ma che sono degli animatori, appunto, e non dei comici. E’ sbagliato, poi, chiedere a questi animatori di farti ridere. Credo che, loro stessi, siano vittime di questo equivoco. La comicità italiana, inoltre, è molto appiattita sul regionalismo. Quindi è normale che una certa comicità, così regionale e superficiale, risulti ‘stanca’ e capisco che alcuni interventi comici non siano piaciuti perché non erano particolarmente brillanti”.