Saturday Night Live: un’ora, un incubo
Se comico è ciò che provoca l’atto del ridere e la commedia (anche quella televisiva) è un genere che coinvolge soprattutto l’emotività positiva, Saturday Night Live è la miglior dimostrazione per attori, autori e stimatori tutti, che “far ridere” è il suo diametrale contrario. Ospiti di quarta mano, il ragazzo ciccione che finge di essere
Se comico è ciò che provoca l’atto del ridere e la commedia (anche quella televisiva) è un genere che coinvolge soprattutto l’emotività positiva, Saturday Night Live è la miglior dimostrazione per attori, autori e stimatori tutti, che “far ridere” è il suo diametrale contrario.
Ospiti di quarta mano, il ragazzo ciccione che finge di essere un attore porno, una coppietta al ristorante etnico, una bambina indemoniata dal gattino Virgola, scene interpretate da attori più o meno preparati che dovrebbero rifiutare categoricamente di dover recitare dei testi così ignobili. Nessuna idea, una scrittura che verrebbe totalmente superata anche da un oratorio di provincia, una mezza risata tirata via con le unghie dopo 38 minuti all’interno di un incubo fatto tv. In diretta, per giunta, come a voler mettere il deodorante sopra la puzza dei piedi non lavati.
Cosa si prova vedendo Saturday Night Live di Italia Uno in terza serata? Angoscia. Porta a porta ha un senso dell’ironia antipaticamente spiccato, Mentana ha un verve che ti può persino divertire. Perché un team di attori (comici o meno) che da anni si preparano a tale obiettivo sono così urticanti e le improvvisate Iaia De Rose e le Cinema 2 riescono persino a dare un minimo e vago senso ad una porzione di quegli sketch? Ha senso pagare il trio Enzo Salvi, Eva Henger e Mariano D’Angelo per una gag (?) poliziesca che atrofizza ogni recettore emotivo?
Nemmeno la Premiata Ditta in prima serata era riuscita ad arrivare a tanto. Per tirare lo sciacquone, il tasto è sulla destra.