Santoro di nuovo sulla graticola a sette anni precisi dall’Editto Bulgaro: capiamo meglio chi sta con chi e dove stanno (se ci sono) le colpe di “Annozero”
Tiene banco la “Questione Santoro”. Niente di nuovo, sotto il sole: secondo il parere di chi scrive, ogni reazione inconsulta alle parole del conduttore di “Annozero” e alle vignette di Vauro è solo frutto dell’emozione dell’effetto terremoto. Cavalcare l’onda emozionale non fa bene mai, in nessun caso, soprattutto alla verità: la tragedia che ha sconvolto
Tiene banco la “Questione Santoro”. Niente di nuovo, sotto il sole: secondo il parere di chi scrive, ogni reazione inconsulta alle parole del conduttore di “Annozero” e alle vignette di Vauro è solo frutto dell’emozione dell’effetto terremoto.
Cavalcare l’onda emozionale non fa bene mai, in nessun caso, soprattutto alla verità: la tragedia che ha sconvolto l’Abruzzo è lecitamente qualcosa in grado di pungerci il cuore e l’anima, tuttavia è allo stesso modo stantìa e stancante la solidarietà pret à porter che sembra coinvolgere soprattutto politici e responsabili dell’informazione. Chi oggi protesta, nulla ha detto quando, qualche giorno fa, il Tg1 si bullò come un ubriaco al bar dei grandissimi ascolti fatti “grazie” al sisma, quello sì scandaloso; chi oggi si scaglia contro Santoro – quindi contro un’opinione, null’altro, anche perché se altro fosse, ci sarebbe la Magistratura a farla da padrone, e non il chiacchiericcio dei politicanti – si farà analogamente sentire quandunque la macchina dei soccorsi dovesse incepparsi da qui a qualche mese, cioè da qui a quando tutti avranno nuovamente un campionato di calcio a cui pensare? Peggiore di una catastrofe, c’è solo la strumentalizzazione sentimentale.
Il tutto diventa un prodigioso corso e ricorso, tanto per disturbare per l’ennesima volta Giambattista Vico: mancano infatti soltanto cinque giorni al settimo compleanno dell’Editto Bulgaro con cui Silvio Berlusconi operò la prima grande epurazione in casa Rai. Era il 18 aprile del 2002 quando Enzo Biagi, lo stesso Santoro e Daniele Luttazzi, venivano accusati dal Cavaliere di fare un “uso criminoso” del servizio pubblico.
Ma ricapitoliamo gli ultimi fatti “criminosi”: nella puntata di giovedì scorso di “Annozero”, Santoro ha avanzato qualche dubbio relativo all’effettiva efficacia dei soccorsi, pur precisando, a più riprese, che tutto, al momento, sembrava funzionare perfettamente. A chiosare la cosa, le vignette di Vauro ritenute dai vari Giordano e Gasparri, cioè gli stessi che ancora oggi parlano di “barbaro omicidio” quando vengono interpellati relativamente al caso Eluana Englaro, eccessivamente pesanti, forse a ragione, per carità: sebbene sia sempre, e dico sempre, il momento di ironizzare, non deve di certo mancare la capacità di riuscire a non esagerare. E su questo non ci piove: tantomeno è TvBlog la sede adatta per discorrere di ciò. Quello che preme, arrivati a questo punto, è riassumere le posizioni di ciascuno.
Berlusconi e Fini, per una volta riuniti sotto la campana comune del “volemose bene”, hanno parlato di “indecenza”; la Rai ha annunciato un’indagine. Il presidente Garimberti e il direttore generale Masi fanno sapere che saranno avviati sulla puntata in questione “tutti gli approfondimenti previsti dalla normativa vigente e dai regolamenti aziendali”. Al tempo stesso ribadiscono “pieno e forte sostegno alle azioni svolte dalla Protezione Civile per il terremoto in Abruzzo”.
Nel frattempo Giorgio Merlo del Pd e Giorgio Lainati del Pdl, entrambi vicepresidenti della Vigilanza Rai, concordano nel chiedere un intervento dei nuovi vertici dell’azienda; Vincenzo Vita e Giuseppe Giulietti, esponenti di Art21 e del Pd, invece ritengono “grave” l’attacco del premier a Santoro.
Dall’altra parte della barricata il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro. L’ex pm difende strenuamente Michele Santoro:
“Le intimidazioni avvengono nei confronti di quelle persone che cercano di restare indipendenti e di non cedere alle loro consuete pressioni e minacce. L’unica indecenza rispetto alla trasmissione è la pretesa di Berlusconi e Fini di poter pilotare l’informazione al fine di descrivere una realtà che non esiste. E, così, far credere che ciò che è accaduto in Abruzzo sia solo colpa del destino”.
Di Pietro punta quindi il dito sul governo, ricordando che le “le scosse si succedevano ormai da alcuni mesi” e parla di “incuria”, “cattiva costruzione” e “pessima manutenzione”. Secondo Di Pietro il governo Berlusconi sarebbe reo “di non aver stanziato fondi per la messa in sicurezza degli edifici pubblici e per la protezione civile”. Anche qui, è certamente vero, siamo nella sfera dell’eccessiva faziosità: ma, a questo punto, è gioco delle parti.
Infine il j’accuse:
“Pretendere di mettere il bavaglio ad un giornalismo che approfondisce la verità dei fatti è da criminali”.
Stessa lunghezza d’onda per il vicepresidente del Senato Emma Bonino. Questo il suo punto di vista espresso durante un’intervista a Radio Radicale:
“Io non sono una grande estimatrice di quel modo di fare informazione, ma non ho capito cosa si contesta: è questione di tono? La libertà di espressione ha un limite solo, quella della menzogna. Se si contesta che siano state dette falsità, c’è la magistratura; se si contesta lo sciacallaggio sulle emozioni, mi sembra un tema decisamente vago. E poi il punto è un altro: i partiti, gli stessi autori che non hanno consentito il funzionamento della Commissione di vigilanza, che l’hanno bloccato per mesi nonostante impegni inderogabili, che ancora non hanno predisposto le regole sulla par condicio, niente tribune, niente accessi, niente controllo, e poi alla fine scoppia un caso Santoro. Lo ripeto: o in quella trasmissione sono state dette falsità o calunnie, oppure chiedo da che pulpito viene la predica. La Vigilanza ha degli obblighi che ha disatteso per interventi partitocratici, partitici, chiamateli come volete. Oggi la stessa Vigilanza trova come caso espiatorio Santoro, che magari, non lo so, se lo merita pure, ma non mi sembra questo il tema”.
Sacrosanto, se mi si concede.
Completamente dalla parte di Santoro, “Il Riformista”, di cui riportiamo qui di seguito uno stralcio dell’editoriale:
«Noi abbiamo il diritto di sapere perché la casa dello studente si è sbriciolata come la sabbia», dice una ragazzina. Suo fratello di diciannove anni è rimasto sepolto sotto le macerie, all’Aquila. «L’ospedale quand’è stato costruito è costato nove volte il preventivo: perché è pure crollato?», chiedono al sindaco. «Perché non rendiamo sicure almeno le scuole italiane a rischio?», dice un giornalista. «La storia di Giuliani dimostra che avevamo assoluto bisogno di mantenere un’atmosfera tranquilla», denuncia Santoro. «Noi non abbiamo la bacchetta magica», si difende Berlusconi. «Adesso però faremo la prima New Town» (perché poi non gli ha dato un nome italiano…). E intanto vediamo le macerie del centro storico dell’Aquila e di tanti paesi abruzzesi, gli sfollati, le tende della protezione civile, testimonianze cariche di emozione ma mai forzate in cerca dell’effetto drammatico, come accade invece in altri programmi.
In tutto il bailamme mediatico di questi giorni, fa piacere che ci sia Annozero. E che ci sia Santoro. Scomodo com’è. Un po’ troppo fazioso com’è. Che il giovedì sera, quando vuoi rilassarti in poltrona, a volte vorresti che non ci fosse, perché ti affatica e ti lascia l’amaro in bocca. Ma c’è, e per fortuna. È sopravvissuto all’editto bulgaro e, portandosi pure appresso il buon Travaglio, si è rimesso in piedi. Continuando a schivare le accuse e le denunce, da quelle dei politici potenti e troppo potenti a quelle dei comuni cittadini. Come il signore che un paio di anni fa ha querelato il programma per aver osato scavare nel torbido dei preti pedofili. Ma, forse poco convinto anche lui, chiedeva solo 400 euro”.
Per completezza d’informazione riporto infine le dichiarazioni del Consigliere di Amministrazione Rai Guglielmo Rositani:
“Giovedì sera durante la trasmissione Annozero ho ricevuto numerose telefonate di protesta. Ho subito telefonato a Masi per fargli presente cosa stava accadendo. Anche per questo, l’indomani, il direttore generale ha voluto giustamente esprimere la propria solidarietà al lavoro di Bertolaso e della Protezione Civile. Per me il problema esiste a tal punto che, assieme al consigliere Antonio Verro, ho intenzione di sottoporre il caso all’intero consiglio. Non si può mettere in discussione l’operato esemplare della Protezione Civile”.
Un ultimo lancio, per stigmatizzare che anche il Vaticano, ma sarebbe stato curioso il contrario, ha preso la parola nella persona del vescovo dell’Aquila:
“E’ vergognoso che si permetta sulla televisione pubblica un dileggio così incivile su un dolore tanto grande affrontato dagli aquilani con molta dignità e un così evidente disprezzo di tutti i soccorritori e i volontari che hanno contribuito con meravigliosa generosità e affrontando gravi rischi a salvare moltissime vite umane”.
La speranza, ora, è che terminate le scaramucce umorali partite sulla base di opinioni e legittima informazione, si ritorni a pensare al bene dei terremotati, esattamente com’è stato fatto finora, nel rispetto dei tempi e dei singoli casi di sofferenza. In bocca al lupo e buon lavoro.