UPDATE: via social, Amanda Lear ci fa sapere che non abbiamo colto il senso della sua dichiarazione. Né noi, né Noemi.
“Non capendo il testo per una complessità squisitamente linguistica nella scrittura del brano”, ne ha fatto “soltanto una questione melodica, del tutto slegata dal testo”.
Non c’entra quindi la natura del pezzo, non c’entra quindi il significato del brano, la struttura della canzone, la composizione del duetto: c’entra solo la melodia che ritiene più adatta a un duetto uomo/donna. Lear dixit. E noi riportiamo.
Sanremo Young, come Ora o mai più, è una continua fucina di contestazioni e di giudizi spesso tranchant, che neanche la giovane età dei concorrenti riesce a placare. Un dibattito più tecnico di quel che anima il confronto tra concorrenti e giurati nello show di Amadeus, ma la Clerici ha un bel daffare a gestire l’Academy, in particolare la fumina Noemi – che ha talvolta il vizio di parlare addosso ai colleghi, ma il pregio di essere davvero intellettualmente onesta (“Ve lo dobbiamo”, dice ai ragazzi) – e la ‘spietata’ Amanda Lear, che ha nel teen talent di Rai 1 un po’ la funzione di Ornella Vanoni nella versione ‘agèe’.
La Lear fa sentire il suo peso, magari anche a scapito della ‘lucidità’ di giudizio (il 3 iniziale e il 6 alla seconda esibizione richiederebbero una spiegazione) e forse a volte la voglia di scardinare gli equilibri sfugge di mano. Come successo alla fine dell’esibizione di Maxi Urban che ha duettato con Sergio Cammariere in Tutto quello che un uomo nella seconda puntata, dedicata ai duetti con artisti che abbiano gareggiato al Festival.
Al termine del brano, il commento di Amanda Lear è preciso:
“Questo brano non l’avrei fatto cantare a due uomini. L’avrei fatto cantare a un uomo e a una donna”.
Nessuno chiede il perché, mentre Noemi si lancia in un tentativo di ‘salvataggio’ commentando “Ma sì, un tocco di modernità! Siamo moderni“.
Pur assunto che restare al duetto uomo/donna per le canzoni d’amore è davvero d’antan (oltre che stereotipato e per vari versi un pizzico bigotto, per quanto sia assurdo a dirsi a una regina della trasgressione, dell’alterità, della libertà artistica), andrebbe fatto peraltro notare che il brano in questione non sarebbe neanche tra i papabili per un duetto uomo/donna: due uomini che raccontano cosa farebbero per la propria amata sembrerebbe proprio la lettura esegeticamente più vicina alle intenzioni narrative del brano. A volte il desiderio di provocare può far fare passi falsi anche alle regine (e tra i passi falsi non inserisco certo il ricordo dei tempi in cui fumava canne ascoltando i Nomadi, che a qualcun altro son certa potrà far storcere il naso…).