Francini, Hunziker, Raffaele, Drusilla e la maledizione sanremese: brillanti all’Ariston, deludenti da sole
Si è pensato che un’ottima performance a Sanremo potesse automaticamente generare altrettanto successo in solitaria. Ma un conto è ‘disturbare’ o affiancare il conduttore, un altro è sobbarcarsi l’intera responsabilità e diventare i protagonisti
Cosa hanno in comune Virginia Raffaele, Michelle Hunziker, Drusilla e Chiara Francini?Apparentemente nulla, ma in realtà tutte sono vittime della maledizione sanremese.
Spigliate, brillanti, efficaci sul palco dell’Ariston, in annate diverse, tanto da convincere critici e commentatori – specialmente sui social – ad avanzare la proposta di uno show tutto loro, indipendente.
Peccato però che questa condotta abbia ciclicamente deluso, con programmi che hanno raccolto ascolti insufficienti e spettacoli che, il più delle volte, non hanno rispettato le aspettative.
Il problema è soprattutto di contesto, oltre che di ruoli. Si è pensato che un’ottima performance al Festival potesse automaticamente generare altrettanto successo in solitaria. Ma un conto è ‘disturbare’ o affiancare il conduttore, magari solo per una serata, un altro è sobbarcarsi l’intera responsabilità e diventare i protagonisti, con i fari inevitabilmente accesi sul proprio capo.
L’ultimo esempio in ordine di tempo lo ha offerto la Francini, a cui lo show Forte e Chiara è stato soppresso anzitempo, dopo due puntate. Se nel 2023 a Sanremo aveva stupito tutti, anche grazie ad un convincente monologo sulle donne non sposate e senza figli, nell’one-woman-show costruito attorno a lei ha dovuto fare i conti con un profondo cambio di approccio.
Ciò che nasce al Festival muore pure al Festival. Spesso ci si illude, sbagliando che quel clima sia esportabile altrove.
Sanremo può essere una certificazione, al contempo non può offrire spunti per rievocazioni in altri scenari. Un errore, questo, commesso dalla Hunziker, convincente nel 2018 assieme a Claudio Baglioni e Pierfrancesco Favino a tal punto da pensare che potesse meritarsi uno spettacolo auto-celebrativo, proposto non una, non due, bensì tre volte. Con i risultati che conosciamo. Michelle Impossible si è pertanto trasformato in un lunghissimo elenco di artisti andati a supportare la showgirl svizzera, incapace al contrario di tenere in piedi la baracca unicamente con le sue forze.
Un’altra che ha spesso bazzicato a Sanremo è Virginia Raffaele, prima accanto a Carlo Conti nel 2016 (e ospite nel 2017) e tre anni dopo con Baglioni e Claudio Bisio. Le sue imitazioni e gag hanno arricchito tutte le edizioni, eppure quando si è ritrovata al centro della scena – vedi Colpi di luna – era come se alla formidabile spinta comica dell’attrice mancasse qualcosa.
Che dire poi di Drusilla Foer, alter ego di Gianluca Gori, che illuminò la kermesse in coppia con Amadeus nel 2022 nel corso del terzo appuntamento. Tra uscite pungenti e tanta ironia, Drusilla si conquistò la stima collettiva che portò quasi nell’immediato alla nascita de L’Almanacco del Giorno Dopo. Il trasloco, tuttavia, non entusiasmò il pubblico che, in seguito ad una prima stagione promettente, abbandonò la trasmissione al suo destino.
Sanremo, per centralità, prestigio ed importanza, rappresenta la vetta della montagna, dalla quale si può solo scendere. Pensare di replicare in autonomia i medesimi meccanismi, privati di quella magia ed atmosfera, più che un errore è una tremenda illusione.