Sanremo 2023, Ranucci attacca Benigni: “Ama l’articolo 21? Per coerenza ritiri la querela contro Report”
Dopo il monologo di Roberto Benigni a Sanremo 2023 sulla Costituzione Italiana e l’articolo 21, il giornalista Sigfrido Ranucci va all’attacco
Il lungo monologo dedicato alla Costituzione Italiana con cui Roberto Benigni ha aperto la prima serata del Festival di Sanremo 2023, riuscito a far commuovere anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stato accolto positivamente quasi all’unanimità. A storcere il naso davanti alle parole di Benigni, per motivi diversi, sono stati il leader della Lega e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini e il giornalista e conduttore di Report Sigfrido Ranucci, per motivi diversi.
Il politico non sembra aver gradito la difesa della Costituzione da parte dell’artista toscano, ma neanche la presenza di Mattarella all’Ariston, seppur per poche decine di minuti: “Non sto a fare polemica, se ha scelto di andarci ha diritto di svagarsi anche il presidente della Repubblica. Per molti italiani è un momento abbastanza complicato per far la polemica”.
A proposito di Benigni, invece, Salvini si è limitato a storcere il naso: “Va bene Benigni e va bene Mattarella, ma non penso che la Costituzione debba essere difesa sul palco del Festival di Sanremo”.
L’attacco di Ranucci a Benigni dopo il monologo sulla Costituzione
Ben più preciso è stato invece Sigfrido Ranucci, pronto a elogiare Roberto Benigni per le sue toccanti parole sul palco dell’Ariston, ma ad attaccare il comico e regista per una contraddizione a proposito di quanto affermato sull’Articolo 21 della Costituzione.
Molto toccante il monologo di Roberto Benigni al Festival di Sanremo sui 75 anni della nostra Costituzione. Il maestro Benigni ha sottolineato come il suo articolo preferito sia l’articolo 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”
Poi l’affondo nei confronti di Benigni:
Sono certo che per coerenza il maestro nei prossimi giorni ritirerà la querela che nel 2017 ha presentato nei confronti del sottoscritto, del collega Giorgio Mottola, della Rai e di Report.
L’attacco di Sigfrido Ranucci, al momento, rimane senza una risposta da parte di Roberto Benigni. L’artista aver deciso di portare Report in tribunale dopo un servizio trasmesso nel 2017 sul polo cinematografico di Papigno, in Umbria, in cui Benigni aveva girato il film La vita è bella. Così la trasmissione di Rai 3 aveva affrontato il caso:
Dopo “La vita è bella”, Roberto Benigni decide di aprire a Terni, all’interno di una fabbrica abbandonata di proprietà del Comune, i suoi studi cinematografici. L’esperimento però va male. La sua società di gestione dei teatri di posa umbri accumula perdite per oltre un milione e mezzo di euro e il regista premio Oscar rischia di rimettercene cinque.
A salvarlo arriva da Roma Cinecittà Studios, l’impresa di proprietà di Luigi Abete, Aurelio De Laurentis e Diego Della Valle che nel 97 ha acquisito la gestione dei leggendari teatri di posa romani. Compra le quote dell’azienda di Benigni e si fa carico dei cinque milioni di euro, iscritti a bilancio come debiti verso controllanti.
Tuttavia, nonostante l’arrivo di Cinecittà nella compagine societaria di Benigni le cose a Terni non vanno meglio. Dal 2005 a oggi i ricavi dell’azienda del premio Oscar dipendono infatti esclusivamente dal canone che la stessa Cinecittà studios ha versato ogni anno per l’utilizzo esclusivo degli studi cinematografici ternani, sebbene le riprese di film si siano interrotte da tempo. I teatri di posa di Terni, per i quali il Comune e la Comunità europea hanno investito milioni di euro in bonifiche e ristrutturazioni, sono oggi completamente abbandonati.
Potete rivedere il servizio completo di Report a questo indirizzo.