Sanremo 2023, un Festival fatto per piacere: nessun guizzo, nessun rischio (e Blanco andrebbe quasi ringraziato…)
Sanremo 2023: Amadeus costruisce un Festival fatto per piacere a colpo sicuro, a discapito, però, dell’originalità e dell’imprevedibilità.
Non si può certo dire che Amadeus, al quarto anno consecutivo nel doppio ruolo di conduttore e direttore artistico di Sanremo, non sappia come si costruisce un Festival. L’edizione 2023 parte indubbiamente bene, con una prima serata che, al netto di imprevisti o incidenti di percorso, non si può certo definire deludente.
Amadeus sa fiutare il vento e non solo per quanto riguarda il fronte musicale del Festival, confermando un ottimo gusto per quanto concerne la qualità delle canzoni, oltre al merito di aver riportato all’Ariston big della musica italiana in gara e non solo come ospiti (circostanza anche favorita dall’improvviso boom mondiale dei Måneskin, con la prospettiva Eurovision che, indubbiamente, ora, fa gola a molti artisti vogliosi di varcare i confini).
Amadeus ha sapientemente assemblato un Festival fatto per piacere a colpo sicuro, una prima serata che, fingendo di ignorare quanto avvenuto con Blanco nel corso della sua esibizione, si è rivelata l’emblema di quella perfezione che, però, a lungo andare, rischia di diventare sinonimo di prevedibilità.
A posteriori, infatti, non vi è da registrare nessun rischio, nessun guizzo, nessun sano o intelligente colpo di testa: una serata che non ha certo brillato per originalità al termine della quale, provocatoriamente, si avverte quasi la voglia di ringraziare Blanco per il suo fuoriprogramma che entrerà inconfutabilmente nella storia della kermesse sanremese (ovviamente, non giustificheremo mai le bizze di un teenager che dovrebbe baciare il palco dell’Ariston invece di lasciarsi andare al nervosismo per un banale problema tecnico).
L’evento non previsto ha messo alla prova Amadeus che, nella sua serata idilliaca perfettamente disegnata, iniziata con un momento praticamente istituzionale con la (breve) visita del Capo di Stato Sergio Mattarella e il monologo sulla Costituzione con riferimenti all’attualità firmato da Roberto Benigni, ha dovuto metterci una pezza, prima con fare paterno, cercando di giustificare Blanco e improvvisandosi mediatore con il pubblico inferocito dopo il gesto quasi blasfemo del cantante 19enne, e poi affidandosi alle sue doti da conduttore, citando inevitabilmente quanto avvenne nel 2020 con Bugo e Morgan per sdrammatizzare senza minimizzare.
L’imprevisto ci sta e, a Sanremo, la parte aleatoria è sempre quella che desta maggiore interesse e attesa, inutile negarlo.
Per il resto, infatti, c’è davvero poco da segnalare. Gianni Morandi è una più che buona spalla, fa il suo, tra canzoni e piccole gag, scritte ma anche improvvisate. Affermare che non fa rimpiangere Fiorello sarebbe eccessivo ma anche fare un parallelo tra lo showman siciliano e il cantante di Monghidoro sarebbe alquanto imprudente oltre che poco corretto. Due profili diversi, non paragonabili.
Chiara Ferragni, invece, ha portato a Sanremo tutto il vacuo mondo dei social che lei rappresenta, dalla scontata ironia su Amadeus finto boomer, meravigliato dal suo profilo Instagram creato in diretta ed “esploso” pochi minuti dopo con centinaia di migliaia di follower, alle battaglie civili, legittime per carità e da sostenere senza indugi, ma inzuppate di retorica e autoreferenzialità, con il solito monologo televisivo che denota, tra l’altro, una pigrizia autoriale che si sta facendo preoccupante.
È un Festival fatto per piacere, quindi, con scelte ben mirate e studiate, e questo Festival, di conseguenza, piacerà.
Però, si poteva fare un po’ di più.