Zlatan Ibrahimovic, nella sua prima apparizione alla 71esima edizione del Festival di Sanremo, ha semplicemente ricoperto il ruolo di… Zlatan Ibrahimovic!
Il Festival di Sanremo, quindi, in sua presenza si è effettivamente trasformato nel Festival di “Zanremo”, come ribattezzato dal calciatore del Milan nel post, condiviso sui social, con il quale ufficializzò, nel dicembre scorso, la sua presenza all’Ariston.
Per chi non seguisse i social, attorno alla figura di Zlatan Ibrahimovic, con il trascorrere degli anni, si è creata quasi un’aura da supereroe invincibile, un’immagine che il calciatore svedese ha alimentato con piacere, come quando ha contratto il COVID-19 e ha condiviso il seguente post: “Il virus ha il coraggio di sfidarmi? Cattiva idea!”.
Zlatan Ibrahimovic, a Sanremo, almeno nella sua prima apparizione, non si è allontanato dal suo personaggio e ha praticamente parodiato se stesso.
Con pause “celentaniane” (che, da stasera, quindi, diventeranno pause alla Ibra…), il calciatore rossonero, con uno smoking autocelebrativo e musica balcanica al suo ingresso, dopo aver raggiunto l’interista Amadeus sul palco, ha cominciato a maltrattarlo verbalmente, ovviamente per scherzo, senza apparente motivo:
Buonasera Italia, buonasera Ama, un onore essere qua ma, anche per voi, è un onore avermi qua eh… Normalmente, in un campo di calcio, mi sento grande e potente. Qui mi sento piccolo ma sicuramente più grande e potente di te (rivolto ad Amadeus, ndr). Ho portato le regole. Le regole del mio Festival! Sei il direttore? Ti hanno detto così?Il direttore è Zlatan! Ecco le regole… Scrivi!
Il calciatore, quindi, ha cominciato a tagliare i Big in gara (“22 cantanti, 11 contro 11!”) e anche l’orchestra (“I violini, via! Le ragazze, restano!“), chiedendo anche di allargare il palco con le misure di un campo di calcio.
Zlatan Ibrahimovic, ovviamente, non ha né ritmi comici, né tempi televisivi, quindi, chi gli rimprovera le troppe pause è eccessivamente critico.
Certo, Ibra che recita il ruolo di Ibra, per tutte e 5 le serate, però, rischierebbe di diventare non poco ripetitivo.