Sanremo 2016, il Festival e la comicità: come comportarsi in futuro?
Perché i comici floppano sul palco di Sanremo?
Nonostante i puristi stucchevoli del Festival della Canzone Italiana preferiscano concentrarsi esclusivamente sulle canzoni, ignorando volontariamente il resto, Sanremo resta uno show a tutto tondo, di conseguenza, anche il “resto” ha la sua fondamentale importanza.
La presenza dei comici sul palco del Teatro Ariston è sempre stata costante negli anni ma qualcosa, ultimamente, sembra essersi inceppato: sarà il palco, sarà il particolare contesto, sarà il prestigio dell’evento ma più di un comico, in ogni edizione, a Sanremo, ci lascia le penne e un brutto ricordo da rimuovere con l’analista.
L’anno scorso, si salvò praticamente la sola Virginia Raffaele. Considerando che anche Rocco Tanica è fonte sicura di intrattenimento, Carlo Conti, quest’anno, ha praticamente i talenti della risata nel cast fisso.
Tornando all’edizione dell’anno scorso, fallirono Alessandro Siani, Angelo Pintus (Sanremo ha avuto dei risvolti amari nel comportamento pubblico del comico triestino, diventato particolarmente indisponente nelle interviste e sui social network) e Giorgio Panariello. Luca e Paolo, che ormai hanno smesso di far ridere da parecchio tempo, offrirono un pezzo pseudosatirico senza infamia né lode.
Probabilmente, però, il prestigio del Teatro Ariston di Sanremo è una componente relativa del problema.
La risposta più corretta al quesito in questione, infatti, potrebbe trovarsi a monte: la ragione dei flop comici a Sanremo risiede nel livello della comicità popolare che è clamorosamente capitolato negli ultimi anni.
Qui, non c’entra nulla la cosiddetta comicità fast-food: Rocco Tanica, l’anno scorso (e anche quest’anno, le premesse sono state buone), ha splendidamente dimostrato di essere capace di offrire un pezzo comico intelligentemente assurdo, un non-sense sagace e arguto che ti rimette in pace con la comicità pop, in pochi minuti.
Il problema sono i luoghi comuni comici, le barzellette sulle quali è basato gran parte del repertorio della classe comica attuale.
Riguardo Aldo, Giovanni e Giacomo, il discorso è uguale e diverso allo stesso tempo: per celebrare i 25 anni di carriera, i tre comici si sono autocelebrati, riproponendo un loro famoso sketch comico del passato (Pdor da Tel chi el telun, 1999). Si è trattato di un clamoroso autogol: il trio comico milanese, infatti, ci ha tristemente ricordato che il tempo, ahinoi, passa per tutti, e le risate hanno lasciato il posto alla mestizia.
Cos’hanno in comune AG&G e gran parte dei giovani comici, quindi?
La svogliatezza e il pressapochismo.
Le speranze, per quest’anno, quindi, sono rivolte a Nino Frassica, classe 1950.
Giovedì sera, ci sarà Enrico Brignano e l’asticella della retorica comica è destinata ad alzarsi.
E per il futuro?
Urge una sterzata traumatica (non faccio nomi, chi è intelligente ha già notato i veri talenti attuali).
E chi se ne frega se, in futuro, dal palco dovessero tornare ad urlare frasi del tipo “NO POLITICA A SANREMO!”.
Nessun pubblico deve azzardarsi a decidere cosa deve avvenire su un palco.