Sanremo 2014, TvBlog fa una domanda a Fabio Fazio sul “vero Milan” di quest’edizione
Quello che TvBlog avrebbe chiesto a Fabio Fazio e Giancarlo Leone in conferenza stampa, per commentare il flop di Sanremo 2014
Se oggi fossi stato in conferenza stampa avrei fatto questa domanda a Fabio Fazio (chissà che non gli arrivi nella rassegna web di Sanremo, così che almeno la deforestazione della Liguria serva a qualcosa).
“Ogni anno gli ascolti sono un equivoco per santificare o distruggere oltremisura. Fabio Fazio, non trova che quest’anno a Sanremo manchi semplicemente una linea narrativa che non sia il malinconico passatismo? L’anno scorso era riabilitazione del popolare, Lucianina contro la violenza sulle donne, il messaggio della coppia gay. Quest’anno si ha paura dell’ideologia? E’ la cancellazione della dialettica il vero Milan di Sanremo 2014?”.
Sono fermamente convinto che sia la paura di esporsi il vero limite autodistruttivo di questo Sanremo 2014. La paura che si è letta nel volto di Fazio dal primo istante e non l’ha mai abbandonato. Perchè mai? Paura di rischiare di rovinare la festa al nuovo governo ancor prima che si insedi? Paura di una Rai tarantolata fino al limite della libertà di espressione?
Fatto che il Festival 2013 era pieno di messaggi che avevano un senso, sia singolarmente che nel racconto complessivo. Fazio ha cominciato il Festival 2013 riabilitando il concetto di popolare e riuscendo a coniugare l’appeal degli artisti dei talent e un occhio di riguardo alla classe artistica. Fazio aveva divulgato l’opera in tv e sul palco succedevano sempre delle cose, altamente spettacolari. Quasi non ci siamo accorti, l’anno scorso, di quanto Fazio sia noioso, in quanto anti-mattatore, perché la scaletta era solida, frutto di un lungo lavoro maturato nel tempo.
E poi c’erano i messaggi sociali, Lucianina che ha riabilitato la campagna di violenza contro le donne meglio di nessun’altra. C’era la coppia gay carica di simbologia civile, per nulla retorica.
Quest’anno, invece, abbiamo Fazio che fa I migliori anni à la Vieni via con me, che punta solo sul compitino passatista e consegna al pubblico un senso di insopprimibile malinconia. Con tutto il rispetto per le Kessler e la Valeri, quello che resta è un gran senso di sfiducia per i giovani come portatori di bellezza. Non c’è start-up in questo Sanremo, ma solo ospizio.
Ok, ho commesso l’errore peggiore. Del giornalista che fa una domanda e si dà da solo la risposta, per portarsi a casa il pezzo. Ma almeno non mi sono fatto bello davanti a una telecamera, quindi sono scusato vero?