Sanremo 2014: l’imbarazzo del catenaccio difensivo senza autocritica
Il Festival va male, ma Fazio e Leone difendono il prodotto a oltranza.
La seconda serata del Festival è andata male. Non c’è speranza che si possa dire altrimenti. E’ andata male come ascolti ed è andata male anche come spettacolo, e la domanda di Lord Lucas a Fazio racchiude in sé tutti i motivi per cui, secondo noi, il Festival è andato male dal punto di vista televisivo.
D’altro canto, già ieri scrivevo di Paganini e delle repliche: non è scontato far bene se si è già fatto bene. Anzi. E cos’è successo, ieri? Certo, c’era la partita. E’ stato ripetuto ad libitum in conferenza stampa ed è stato uno degli argomenti del catenaccio difensivo.
Non c’è stata alcuna forma di autocritica. Anzi, Fazio ha ribadito più volte il suo orgoglio per molte cose che si sono viste. Errori? Non ne sono stati commessi. C’era il Milan. Amen.
Naturalmente non è così: evidentemente l’operazione amarcord Kessler-Baglioni-Valeri, il limitarsi – a differenza dell’anno scorso – a portare sul palco dell’Ariston poco più che uno speciale di Che tempo che fa, non ha pagato. E questo andrebbe serenamente ammesso e analizzato.
Ma il nostro è un Paese strano. E’ un paese in cui non si può criticare, non si possono avere opinioni fuori dal coro senza “rosicare” e bisogna per forza difendersi da una critica come se fosse un’accusa infamante. D’altro canto, è un paese in cui ci si offende per una battuta di Luciana Littizzetto (quella sulle sigarette di contrabbando in Campania, che personalmente avevo già dimenticato) e in sala stampa c’è chi, campano, le chiede conto e ragione di quella battuta e lei deve anche spiegare che la comicità è politicamente scorretta (come se poi Lucianina fosse Bill Hicks, come no: roba che se queste persone vedessero, che so, il pezzo di Louis CK che indaga sulla vera missione della Chiesa cattolica – eccolo – forse vorrebbero internarlo). E’ un paese da operetta, buonista, ipocrita, retorico, tutto quel che si vuole. Però, a giudicar dai dati e dai commenti, questo Festival non piace mica tanto. Toccherebbe farsene una ragione.
Ah, a proposito di buonismo: Fazio si inalbera, quando glie lo dicono – a lui, mica al paese – e dice di essersi «rotto le palle» (sic) della definizione, e che è «criminale» scambiare «la buona educazione per buonismo». Che c’entra? Niente, o tutto. Perché quando si fa tv, la percezione esterna è importante. Quando comunichi, se non ti capiscono, non è per forza colpa di chi non ti capisce. E allora se qualcuno scambia per buonismo quella che per te è buona educazione, magari potresti prendere in considerazione l’opinione di terzi. Autocritica, questa sconosciuta. Ecco perché c’entra.
Quanto a me, dalla sala stampa, provo tanto imbarazzo. Per chi si offende per le battute “politicamente scorrette” e per chi non fa mai autocritica.