Sanremo 2014: il 64° Festival della Canzone Italiana. Reportage
Il racconto del Festival di Sanremo dal punto di vista di chi ci va per scriverne, parlarne, fotografare, fare video.
Che Sanremo 2014 abbia inizio. La sala stampa del Palafiori, intitolata a Lucio Dalla ha già quasi tutti i posti prenotati, anche se è ancora semivuota. Di solito accade verso la fine del Festival. Segno che le radio e tv private (e il web) stanno aumentando. Segno che la richiesta di esserci da parte di chi produce contenuti è in forte aumento. Qualcuno, per caso, si chiede se sia in aumento anche la domanda di chi ne vuole fruire, di questi benedetti contenuti? Chissà. Eppure si dovrebbe, perché se un prodotto è editoriale, il “cliente” è il lettore (o comunque il pubblico). Di sicuro la battaglia è violentissima, per posizionarsi, per accreditarsi, per farsi leggere, vedere, ascoltare: fra tweet ed hashtag, fra giovani wannabe e vecchi leoni che difendono le proprie rendite di posizione, fra gruppi che contano e altri che cantano, Sanremo è anche questo, da sempre.
E, a proposito di posizionamento, quel che rimane sempre uguale è la surreale difficoltà a far capire anche alla Rai che una testata online è equiparabile ad una cartacea. Il tutto nonostante Blogo sia il primo gruppo editoriale fra i nativi digitali (e si collochi al quarto posto assoluto e terzo generalista, alle spalle di Repubblica, Corriere e Gazzetta, secondo i dati Audiweb. Davanti a nomi illustri e cartacei e con storie anche pluridecennali). Così, eccoci qui, come al solito, fra le Radio e Tv private, chissà perché (d’altro canto, le rassegne stampa, a Sanremo, vengono ancora stampate su carta (non so se mi spiego!) e divise fra primo e secondo lancio (rigorosamente i cartacei) e web (sì, vengono stampati anche i pezzi dei siti web).
Persino parlarne diventa stucchevole, in definitiva: non resta che prendere posto in sala stampa e scrivere e raccontare.
Perché mentre tutto cambia (questo è quel che fa credere il marketing, in ogni campo. Anche in quello politico, dove soffia il vento dell’immobilismo mascherato da rivoluzione di Matteo Renzi, ci sono altre cose che non cambiano.
Per esempio? Per esempio le polemiche preventive.
Tipo Renato Brunetta che si scaglia contro i “radical chic strapagati” (che poi a volte ti verrebbe addirittura voglia di dargli ragione, a Brunetta. Solo che non si sa come spiegarlo, perché ti viene quella voglia lì, senza fare discorsi proto-politici).
#Sanremo. Non mi piacciono i radical chic strapagati.
@Radio24_news
— Renato Brunetta (@renatobrunetta) 18 Febbraio 2014
Il tutto avviene nonostante Leone abbia assicurato che questo Festival, grazie agli introiti pubblicitari, sarà il primo in attivo.
Oppure l’allarme-Grillo, che forse è una delle cose più divertenti degli ultimi anni. Beppe Grillo ci sarà? Farà il comizio fuori dall’Ariston? Ha davvero comprato i biglietti? Se ne starà a casa? Poco importa: ormai ha già fatto parlare di sé abbondantemente.
E soprattutto consente di strillare
allarme per il ciclone Grillo
come da immagine appena scattata in Piazza Colombo, dove c’è, oltre al consueto viavai di telecamere e microfoni, anche un bel truck della Polizia di Stato parcheggiato (il marketing coinvolge anche le istituzioni, anzichenò).
Insomma: se lo scorso anno c’era il contestatore di Crozza, quest’anno si “teme” (in realtà si spera) che Grillo combini qualcosa.
Le troupe di Blogo sono già sguinzagliate a caccia di interviste ai cantanti: è uno dei tanti riti dai quali non si può prescindere.
Poi c’è anche il Festival: gli ascolti e le canzoni, la gara e gli ospiti, i conduttori e la regia, la scenografia e i costumi.
C’è l’attesa, twittata da Giancarlo Leone.
Fuori dal Teatro Ariston calma apparente.
@SanremoRai pic.twitter.com/F7x25iLiDD
— Giancarlo Leone (@giankaleone) 18 Febbraio 2014
Ci sono le conferenze stampa e i pass, esattamente come l’anno scorso.