Sanremo 2014, Fulvio Abbate attacca: “Boicottiamo il Festival, è simbolo di ipocrisia”
Il giornalista della nuova edizione del Festival critica la “presenza pressoché in blocco della P2 culturale veltroniana del Paese: Fabio Fazio, Michele Serra, Francesco Piccolo”
Caro Roberto, posso dirti che sto sperando nel boicottaggio del Festival di Sanremo? Di più, ne sogno il blocco. Lo sogno in nome di Situazionismo e libertà, il ripugnante movimento che ho fondato tempo addietro, qui in Italia, cioè nel paese dove perfino Almirante si ritiene ormai fosse un situazionista. La parola d’ordine è assai semplice, casual: che c@zzo ci canti?
Inizia così la lettera inviata da Fulvio Abbate a Dagospia, nella quale invita a boicottare il Festival di Sanremo 2014 perché “si appresta a imporsi con bugiarda, opaca stupidità” e perché espressione di un ambiente politico intellettuale che definisce “clientelismo dal volto umano di una sinistra che muove da Veltroni e va verso Renzi”. Il collaboratore de Il Fatto Quotidiano scrive:
Ci pensi che per decenni abbiamo ritenuto fallacemente che la sinistra fosse sinonimo di rivolta e invece era semmai un ente provinciale del turismo, una proloco clientelare, ovviamente clientelismo dal volto umano, eppure pur sempre tale, condito di zuppa di farro, di tacco basso, di sobrietà del cazzo e della fica al post-patchouli.
Interpellato dal quotidiano Libero, Abbate spiega in cosa dovrebbe consistere il boicottaggio:
Sanremo è uno dei massimi simboli dell’ipocrisia che io denuncio. Non so di preciso in quali azioni (tassativamente non violente, è ovvio) potrebbe tradursi il boicottaggio del Festival, quel che è certo è che la fetta di coloro – specie tra gli stessi artisti e cantanti – a cui quest’ipocrisia fa schifo dovrebbe trovare il modo di rendere noto il proprio punto di vista producendo un minimo di disturbo. Come avveniva nel ’68 in occasione della prima alla Scala.
Lo scrittore, creatore della mitica Teledurruti, la sua cosiddetta televisione monolocale, infine esplicita le sue critiche facendo nomi e cognomi e dicendo – pur in maniera corrosiva al massimo come nel suo stile – cose sulle quali dissentire è francamente complicato:
(Mi infastidisce) La presenza pressoché in blocco della P2 culturale veltroniana del Paese: Fabio Fazio, Michele Serra, Francesco Piccolo. Me ne sbatto che il direttore musicale sia Mauro Pagani, ex collaboratore di De André: basta dare un’occhiata alla lista dei selezionati per capire che lavoro di uncinetto clientelare sia stato fatto. (…) Per quale motivo c’è Cristiano De André se non per il fatto che Fazio e Pagani sono amici di famiglia di Dori Ghezzi? Esiste qualcuno che ricordi una sola canzone di Cristiano De André? Oppure Ron, col suo parrucchino…. Ma perché questo cose devo dirle io, che Sanremo non l’ho mai sopportato, e non le dice qualche cantante o cantautore?
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