Sanremo 2013, Simona Ventura: “Il mio Festival in 35 giorni. Fu il primo X Factor”, Adriano Aragozzini contro tutto e tutti…
Le opinioni di Simona Ventura e Adriano Aragozzini sul Festival di Sanremo, a Cielo che gol!
Anche a Cielo che gol!, si è stati in piena atmosfera sanremese. Uno degli ospiti della puntata di oggi del contenitore calcistico, e non solo, condotto da Simona Ventura, è stato Adriano Aragozzini, patron e produttore esecutivo di 5 Festival di Sanremo, noto anche per i suoi interventi a Markette, programma di La7 condotto da Piero Chiambretti.
Per la serie “Ai miei tempi era meglio…”, era decisamente scontato che Aragozzini sparasse a zero sul festival attuale, colpendone praticamente tutti gli aspetti: canzoni, cantanti, televoto, controprogrammazione. Tutto.
In quest’atto di dissenso totale, anche Simona Ventura ha voluto esprimere la sua opinione, rimembrando la sua unica, e travagliatissima, esperienza sul palco dell’Ariston. Il Sanremo 2004, per i patiti sanremesi, fu l’edizione caratterizzata dal famoso boicottaggio delle major discografiche. A distanza di quasi dieci anni, la Ventura ha rivendicato con orgoglio la difficile esperienza professionale, riservandosi una serie di elogi:
Scelsi di fare Sanremo quell’anno perché qualcun altro decise di non farlo. Il mio Sanremo? L’ho fatto in 35 giorni. Nella mia edizione, non c’era una casa discografica. Quindi, in fin dei conti, è stato l’antesignano di X Factor. Sanremo lo fanno i grandi conduttori.
Tornando ad Aragozzini, la sua rimostranza è iniziata, appoggiando le parole di Silvio Berlusconi sulla decisione della mancata procrastinazione del Festival:
E’ giusto, le elezioni decideranno il futuro del paese, ha ragione Berlusconi a protestare. Sanremo toglie ascolti alla politica.
Aragozzini ha scoperto l’acqua calda, soprattutto quando ha sottolineato la presenza di ospiti extra-musicali:
Non esiste più il festival, non esiste la filosofia del festival. Ai miei tempi, io lavoravo un anno per trovare 15-20 canzoni. Ora, con il tempo, le protagoniste non sono più le canzoni: hanno invitato Tyson, che c’entra?
Secondo Aragozzini, invitare i cantanti provenienti dai talent show, è un favore che Sanremo fa al talent stesso:
Chi vince un talent, non può andare a Sanremo. Io non prenderei mai un vincitore di un talent. X Factor è un programma che fa concorrenza a Sanremo. Prendendo un cantante di X Factor, fortifico un programma concorrente.
Sui conduttori, nulla da dire, anche se rimprovera loro, con mancanza assoluta di originalità, come se l’ideologia fosse un difetto, la presunta posizione politica:
Quest’anno hanno messo due persone dichiaratamente di sinistra, lui è un buon intrattenitore, lei è un gran comica. A loro non si può dire nulla.
Parole forti, e condivisibili, contro la mancata contro-programmazione da parte di Mediaset:
E’ una vergogna autentica. Ai tempi nostri, avevamo la contro-programmazione di Mediaset ma anche quella della Rai con le partite della Champions. E’ evidente che c’è un accordo.
Secondo Aragozzini, inoltre, le frodi tramite il televoto sono possibili e si possono mettere in atto anche senza spendere un euro:
I cantanti presentano due canzoni e il pubblico decide chi passa e chi non passa. Con un computer e con un piccolo programma, si possono far votare gli elenchi telefonici italiani, questo lo so perché quando c’era un festival di Bonolis, un ragazzo che improvvisamente ha visto un collega prendere migliaia di voti, ci si è messo sotto. Si può fare anche gratis e anche pagando, dietro Sanremo ci sono molti interessi, ci sono le case discografiche… Oggi con un computer e con un programma, puoi far votare chi vuoi. Chiunque è esperto di computer, può dirlo.
E anche in questo caso, si è ritornata sulla sterile e banale polemica riguardo il cast di cantanti, all’apparenza, poco allettante:
Sono stati esclusi Anna Oxa, Mietta, Antonella Ruggiero, Ornella Vanoni, Gino Paoli, Alexia, Al Bano, Mario Biondi, Tosca, Alex Britti, Morgan e Giusy Ferreri. Non è possibile.
E con un filo di demagogia, Aragozzini ha aggiunto:
La canzone di Gino Paoli non puoi non metterla perché sarebbe stata sicuramente più bella di almeno la meta delle canzoni di quest’anno. A Paoli, bisogna stendere un tappeto rosso.
La diatriba sul cast musicale, così insistente, denota un modo di pensare alquanto fastidioso: restare ancorati inesorabilmente al passato, attribuendo agli altri, la colpa della propria ignoranza.
Foto | © Cielo che Gol! Sito Ufficiale