Sanremo 2009 – Aspettando il verdetto dell’Auditel – Favoriti: Dolcenera, Marco Carta, Francesco Renga
Un pallido raggio di sole illumina Sanremo-centro. Tutt’attorno, nuvoloni grigi – ancora non neri – popolano il cielo della ridente cittadina della Riviera.Si aspettano le conigliette di playboy, che domani illumineranno a modo loro le vie del capoluogo della musica leggera italiana – almeno per cinque giorni all’anno -: quelle italiane, perlomeno. Sarah Nile, Micol
Un pallido raggio di sole illumina Sanremo-centro. Tutt’attorno, nuvoloni grigi – ancora non neri – popolano il cielo della ridente cittadina della Riviera.
Si aspettano le conigliette di playboy, che domani illumineranno a modo loro le vie del capoluogo della musica leggera italiana – almeno per cinque giorni all’anno -: quelle italiane, perlomeno. Sarah Nile, Micol Ronchi e Cristina De Pin. Tutte insieme, italiane e straniere, saranno poi – sempre domani – sul palco dell’Ariston, prima dell’esclusiva festa al Morgana, che i frequentatori sanremesi conoscono bene.
Ma questa è cronaca quasi-rosa. Veniamo al resto. Ci sono nuvoloni grigi, e un bel po’ di franchi tiratori con i fucili puntati, in attesa degli ascolti che usciranno fra poco. Esattamente come ieri. Forse più concentrati di ieri. Perché le grandi carte del Festival sono già state giocate e la serata del mercoledì era più tradizionale – se mi si concede il termine -, e perché dall’altra parte non si stava certo a guardare.
Scenderanno, gli ascolti, com’è fisiologico, e allora ci si ritroverà, dopo i toni trionfalistici del question time che commentava gli ottimi numeri del martedì, a fare nuovi conti, a dover nuovamente rendere conto: basta una piccola falla per coprir gli insuccessi.
Frattanto, mi sento di poter fare qualche altra osservazione sulla kermesse, dal punto di vista televisivo. Mi piace molto la fotografia, ho qualche dubbio – e non sono il solo – sull’impianto scenografico – salvo il palco e l’orchestra – e sono un po’ deluso dalla regia, che non è mai personalizzata, che vive di grandi totali (spettacolari, chi dice di no), grandi sbracciate e grandi giri di steadycam (e grandi ombre della stessa sui volti dei cantanti) ed è monocorde, mai spettacolare come potrebbe. In definitiva, non si può che preferire scelte del passato, con una regia dedicata brano per brano, magari a volte discutibile – per citar Bonolis, non tutte le ciambelle riescono col buco – ma comunque partecipe e personale. Quest’anno, è tutto uguale, tutto un po’ piatto.
Il ritmo dello show resta buono, le idee sono quelle di Bonolis, i siparietti comici con Laurenti fanno ridere, anche se si potrebbero accorciare un po’, l’anglomaccheronismo del conduttore funziona alla grande, i suoi piani d’ascolto sono formidabili, di corradiana memoria.
Incipit della puntata di ieri molto bello – da Mozart ai Pink Floyd, con stralci del film di Forman – e, tutto sommato, non male anche la PFM, anche se a omaggiar De André ci aveva già pensato Che tempo che fa in maniera pressoché inarrivabile.
Ma il successo non è scontato. O perlomeno, non è scontato il successo senza crepe. E allora, siamo pronti a scommettere, da queste parti, che ci sarà chi si preoccuperà di infierire sul cadavere di un Festival che prima o poi dovrà fare i conti con il fatto che mica sempre c’è Bonolis, mica sempre ci sono Mina e Benigni.
Aspettiamo gli ascolti, dunque, prima di capire cosa si dovrà dire, prima di assistere ai giri di valzer e ai consueti saliscendi dai carri dei vari vincitori.
Qui si cercherà di rimane coerenti: il Festival, quello di quest’anno, per quel che riguarda il sottoscritto, è già più che salvo. Il 2010 è lontano, tutto sommato, e quel pallido raggio che illumina la cittadina è comunque di sole, anche se ci sono i nuvoloni grigi e la temperatura è scesa.
La gara? Ah, sì, c’è anche quella. Si dice in giro che i grandi favoriti siano tre: Dolcenera, Francesco Renga e Marco Carta.