Home Sakara back to Brazil, il Legionario è tornato su DMAX: “Ho detto no alla fiction, meglio un’accademia di MMA”

Sakara back to Brazil, il Legionario è tornato su DMAX: “Ho detto no alla fiction, meglio un’accademia di MMA”

Partita lo scorso 2 giugno una nuova serie incentrata sul campione di MMA, che il pubblico tv ha conosciuto anche a Pechino Express.

pubblicato 13 Giugno 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 03:33

Dici Alessio Sakara e pensi al Legionario, ai tatuaggi, al ring, senza però capire, spesso, quel che davvero c’è dietro un incontro di MMA, acronimo di mixed martial arts, disciplina che Sakara pratica da anni e che lo ha incoronato campione nel mondo. E spiegare quel che c’è dietro a questo sport, liberandolo nel contempo da tutti i luoghi comuni che in genere accompagnano le discipline da combattimento, è la missione che Sakara si è prefissata e che porta avanti nei programmi che ha realizzato con DMAX, canale 52 del DTT.

In principio fu Sakara il Legionario, ora è la volta di Sakara back to Brazil, serie partita lo scorso 2 giugno e in onda alle 22.50: un ciclo di puntate da 25 minuti (troppo pochi per i suoi estimatori) che lo vedono in giro per Rio de Janeiro, dove Alessio è arrivato appena 18enne per imparare i segreti dell’MMA lì dove è nata. A rendere il tutto più ‘accattivante’, ovviamente, il concomitante debutto dei Mondiali 2014 proprio in Brasile. Nulla accade per caso.

Periodo perfetto, quindi, per tornare alle origini di questo sport e per spiegare al pubblico televisivo cosa sia davvero l’MMA, da dove nasca e cosa significhi. Sono ben cinque le discipline che lo compongono, cinque filosofie di lotta che il giovane Sakara ha toccato con mano imparando dai maestri brasiliani. Con lui l’amico e assistente Samuele Sanna. Devo dire che la coppia funziona: difficile trovare una persona più diversa da Alessio e proprio per questo il binomio Samuele/Alessio funziona perfettamente nel racconto di uno sport e di una vita.

Abbiamo avuto il piacere di chiacchierare proprio con Alessio Sakara di questa sua esperienza non solo televisiva: mai come in questo caso infatti la tv non inventa niente.

Alessio, domanda di prammatica: come descriveresti il programma a chi non l’ha mai visto?

Intanto spiegherei che è ambientato in Brasile perché c’ho vissuto dal 2000 al 2005 proprio per per imparare i segreti dell’MMA. E ora descrivo una ad una le discipline da conoscere per diventare un atleta di alto livello.

In pratica la storia della tua vita?

A dire il vero no. C’è un po’ della mia storia, è vero, ma non si parla solo di questo. La vera protagonista è l’MMA: l’obiettivo è proprio far conoscere questo sport e per farlo siamo andati li dove è nato, in Brasile. Avendoci vissuto, mescolo il racconto dello sport agli aneddoti che mi sono capitati quando, ragazzo, mi ci trasferii per imparare quello che all’epoca si chiamava ‘valetudo’…

Già, è infatti ti si vede salutare il tuo ex vicino tatuatore mentre racconti a Samuele di quando fosti rapinato… Ma in fondo parlare del tuo sport non equivale parlare della tua vita? Le due cose non sono talmente unite da essere una sola cosa?

Beh, sì, io faccio questo nella vita, mi alleno e combatto. La mia vita è l’MMA. Poi è ovvio che anche io ho una vita normale, ma è una parte di me che si vede poco.

Due trasmissioni targate ‘Sakara&MMA’ non sono poche: la tv è riuscita ad avvicinare il pubblico al tuo sport?

La tv è servita tantissimo. Molti ragazzi cercando informazioni, molta gente partecipa agli stages. Le persone stanno ‘capendo’ lo spirito di questa disciplina, si sta riuscendo a far passare il messaggio che non bisogna essere cattivi per farla. Anzi, se sei solo cattivo non arrivi da nessuna parte: il rispetto, la disciplina, il rigore sono fondamentali. Senza non vai avanti.

Non dev’essere semplicissimo spiegare una disciplina così in tv, però…

Ti dirò, per me non è stato difficile, perché alla fine non ho fatto altro che fare quel che faccio normalmente: allenarmi. Non ho fatto altro che spiegare quel che faccio nel mio quotidiano. Non poteva essere difficile perché ho semplicemente raccontato il mio mondo. Le telecamere e gli autori mi hanno solo seguito nelle cinque settimane di riprese…

Il che non è poco, a mio avviso. Vuol dire avere carta bianca….

Assolutamente. Ho avuto del tutto carta bianca. Ma il bello di questo documentario è che non vedremo solo palestre, ma gireremo il Brasile per come l’ho conosciuto, mostrando quel che amano e quel che fanno i brasiliani.

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C’è qualcosa che avresti raccontato diversamente o qualche aspetto che avresti voluto trattare e non hai raccontato?

Beh, certo ad avere il tempo ci sono tante cose che avrei aggiunto. Hai sempre voglia di raccontare qualcosa in più, ma considerato il tempo a disposizione sono davvero soddisfatto. L’obiettivo era far conoscere la disciplina che amo e credo che ci siamo riusciti. La gente può davvero vedere cosa sia l’MMA.

Il grande pubblico però ti ha conosciuto soprattutto con Pechino Express: Obiettivo Bangkok…

Pechino Express lo rifarei subito: mi sono divertito tantissimo e non hai neanche la sensazione di star facendo tv. In più è tutto vero. Lo so, uno crede che sia tutto preparato, che sia tutto finto perché è televisione e invece non è così. Parlo ovviamente per la mia esperienza, ma posso dire che è stato tutto vero. Si sente tutta la competizione per cui se vedi che qualcuno ti supera ci rimani male sul serio, scatta immediatamente la voglia di fare meglio, soffri davvero la fame e le privazioni ti ritrovi davvero a chiedere ospitalità a degli sconosciuti, entri in contatto con persone e culture del tutto estranee. Lo rifarei…

Purtroppo non ti riprenderebbero per una terza edizione, mi sa. Ma altri progetti tv?

Io voglio fare quel che faccio, divulgare il più possibile il mio sport. Un reality tipo Grande Fratello, per intenderci, non lo farei mai, delle fiction le ho rifiutate… mi volevano far fare la guardia del corpo, il buttafuori… Ma dove! Ma quando! Non esiste proprio!

Beh, la fiction spesso racconta per stereotipi, quindi se hai i muscoli e i tatuaggi o fai il malvivente o il buttafuori…

Si, magari loro non lo sanno ma chi fa MMA va a teatro e gioca anche a scacchi. E invece si gioca sempre sull’immagine ‘pugni birra e buttafuori’.. Proprio l’opposto di quello che faccio io, ovvero ‘ripulire’ il più possibile l’immagine del lottatore. L’UFC (Ultimate Fighting Championship, ndr) ad esempio ha preso i suoi campioni e li ha mandati in tv a fare dei talent o programmi di vario genere, staccandoli così dal contesto classico, stereotipato, dell’atleta di MMA. E la trovo un’operazione giusta, ben fatta: la gente così vede senza pregiudizi gli atleti e magari capisce che anche suo figlio può praticare questi sport. Si diceva all’inizio, no? Questa e una disciplina, non è violenza. In questo DMAX mi sta dando la possibilità di raccontare il mio sport e li ringrazio non tanto, di più!

La missione ‘abolizione’ luoghi comuni sta funzionando, quindi. In fondo è un po’ quel che DMAX ha già fatto col rugby, fatte le debite proporzioni ovviamente…

Sì, esattamente…

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Però anche DMAX gioca molto con la tua immagine da duro, sguardo truce, sfondo scuro, tatuaggi in evidenza… (il pensiero corre anche a Rubio a dire il vero)

Sì, però è figo perché poi vedi me che faccio lezione all’Università (nella prima puntata Sakara ha incontrato gli studenti dell’Università di Perugia) o che dopo un allenamento mi bevo un acqua di cocco, rido, scherzo…

Tu sei giovanissimo, è prematuro pensare al ‘dopo’, ma non si può non tener conto che ogni atleta ha un ‘ciclo’. Ti vedi già ‘maestro’ di MMA?

 Intanto un atleta di MMA ‘dura’ molto di più di un boxeur, fino a 40/45 anni. Nel futuro… beh, maestro… il mio sogno non è ‘solo’ maestro, ma aprire una catena di palestre fatte in una certa maniera, con una loro filosofia, che magari abbiano anche un ristorante all’interno. Vedrò dove mi porterà la vita… A me piace viaggiare, comunque, non riesco a stare fermo e di certo non sarò fermo.

L’idea circuito di palestre ispirato alla “filosofia Sakara”, modellato sulla “Sakara way of life” non sarebbe male. Sarebbe anche una bella idea televisiva: magari per il lancio non si potrebbe pensare a un’accademia tv di MMA. Se te la proponessero?

Beh sì, una cosa tipo talent…

Sì, magari anche senza televoto, insomma, ‘chiuso’ sul modello Pechino. Ma all’idea delle palestre stai già lavorando? Magari DMAX potrebbe già opzionare il format…

Sì, ho già iniziato a lavorare al progetto, ma sicuramente bisogna trovare degli sponsor. Ci sono degli investitori che si stanno avvicinando per creare questo posto in cui ci sarà una filosofia da rispettare, in cui si suda tanto, ma in cui si si può anche divertire.

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Ma qual è la filosofia Sakara? Quali sono le tre cose fondamentali che diresti a un tuo ipotetico allievo?

Rispettare se stessi perché così rispetti automaticamente anche gli altri. Non bluffare con se stessi. Se hai deciso di fare una cosa non puoi fermarti perché, che so, hai bucato una ruota. La cambi la ruota. Il consiglio è proprio questo: prefissarsi un obiettivo nella vita e ogni mattina svegliarsi con l’idea di fare uno scalino in più verso la propria meta. Questa cosa ti fa vivere meno triste, anzi ti fa venire ancor di più la voglia di vivere. Qualcuno in fondo te lo deve trasmettere questo principio: io sono stato fortunato perché me lo ha trasmesso il mio maestro e poi ho trovato altre persone nel mondo che mi hanno trasmesso questo. Ed è quello che vorrei trasmettere anche io e che faccio già nella mia vita.

In attesa che nasca un’accademia Sakara in tv, in bocca al lupo per Sakara back to Brasil. E speriamo che DMAX, o chi per lei, colga l’occasione di fare un talent sul MMA.

 

DMAX