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Sabina Ciuffini, i 60 anni della madre delle donne normali in tv

Sabina Ciuffini, il 4 agosto compie 60 anni. Il suo compleanno coinvolge un po’ tutti quelli della mia generazione, cioè quella dei bambini, ragazzi e genitori venuti su con la Tv degli anni ’70. Quella ancora in bianco e nero, quella dei quiz, quella del Carosello. E non è solo per amarcord che la ricordo

di marina
pubblicato 2 Agosto 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 13:47

Sabina Ciuffini, il 4 agosto compie 60 anni. Il suo compleanno coinvolge un po’ tutti quelli della mia generazione, cioè quella dei bambini, ragazzi e genitori venuti su con la Tv degli anni ’70. Quella ancora in bianco e nero, quella dei quiz, quella del Carosello. E non è solo per amarcord che la ricordo e che le faccio i miei più calorosi auguri, ma perché Sabina è stata un tassello importante della rivoluzione femminista che toccò anche l’Italia, ma che le giovani donne di oggi sembrano non voler riconoscere.

Artefice della rivoluzione in una italica televisione ingessata e bacchettona fu Mike Bongiorno che volle al suo fianco nell’edizione del Rischiatutto (dopo il salto un esempio) del 1970 una ragazza, semplice, fresca, giovane, carina, in minigonna che aveva personalità ed era in grado di parlare liberamente, senza seguire gobbo, copione o regia. In fondo il primo vero femminista in tv, fu proprio lui. La fanciulla in questione era appunto Sabina Ciuffini, giovane 18enne reclutata all’uscita di scuola, il liceo Giulio Cesare a Roma. Sabina rappresentò uno spartiacque tra le donne che avevano diritto di parola in tv e quelle che erano messe lì a fare il pezzo bello della scenografia. Vederla in tv (gli spettatori erano circa 25milioni al giovedì, giorno della messa in onda de Il Rischiatutto) rappresentò per le donne italiane un vero e proprio miracolo: ma allora- si dissero un po’ tutte- non esistevano solo le soubrette, che nella testa degli italiani erano donne un po’ troppo svestite, desiderabili e perciò prossime alle donnine allegre spesso sinonimo di rovinafamiglie; non c’erano allora solo le donne di spettacolo (che lavoravano anche la sera tardi! invece di stare a casa con marito e figli…), a volte peccaminose come quella Mina madre di un figlio avuto fuori dal sacro matrimonio! No! C’erano anche le ragazze normali, semplici, pulite, che vedi tutti i giorni all’uscita di scuola e che possono andare in tv e fare una trasmissione televisiva, parlare e accidenti se venirne fuori bene, anzi benissimo!

Nacque perciò lo stile Sabina: ai parrucchieri, signore e ragazze, chiedevano acconciature morbide alla Sabina; dalle sartine (il prêt-à-porter sarebbe arrivato qualche anno dopo) le ragazze chiedevano vestiti corti alla Sabina così padri e madri non avrebbero potuto protestare. Nacque proprio una “lunghezza Sabina” cioè il limite, accreditato a furor di popolo (femminile), che potevano raggiungere gli orli delle gonne, pur restando, secondo la mentalità di allora, circoscritti nella pubblica decenza; erano tutte più disinvolte e meno impacciate a fare le belle statuine alle feste e ai ritrovi, insomma c’era Sabina a fare da apripista a un mondo femminile che di lì a poco avrebbe bruciato i reggiseni in piazza e gridato: “L’utero è mio e me lo gestisco io” e “Tremate, tremate le streghe sono tornate”.

Sabina fu in Tv dal 1970 al 1974 per quattro anni di assoluta, pura rivoluzione dei costumi e della società. Non ce ne rendevamo conto, allora ovviamente; sapevamo solo che qualcosa stava cambiando, ma cosa stesse cambiando esattamente non lo sapevamo. Intanto, le donne scoprirono che nella loro normalità erano non solo belle, ma che potevano essere “perbene” anche se andavano in Tv. E allora, essere una donna “perbene” aveva un solo carico moralista che nel caso delle donne non sposate (le maritate sembravano poi perdere ogni diritto civile, ma questa è un’altra storia) voleva dire: arrivare illibata al matrimonio; essere seria cioè non disposta ad avere amicizie sessuali maschili; disposta a farsi corteggiare nei limiti di una scelta da fare per un futuro matrimonio.

Ecco, Sabina rappresentò questo e spesso molto di più. Perciò cara Signora, dal profondo del mio cuore auguri sinceri, sincerissimi e una speranza: che le giovani donne di oggi imparino a conoscerla per apprezzare che successo, bellezza e Tv possono essere virtù e non merce di scambio.