Da due anni nel gruppo autorale di Oggi è un altro giorno, Ruben Kahlun, ai tempi di Mi Manda RaiTre con Salvo Sottile anche presenza fissa in video, racconta a TvBlog il suo percorso percorso professionale fino ad oggi, a partire da un esordio televisivo in vesti totalmente diverse.
Nel 2007 hai partecipato a un game show allora in onda su Italia 1, Azzardo, e ti sei affermato a lungo come campione. Cosa ricordi di quella esperienza?
È stata per me un’esperienza molto interessante, ma anche inattesa. Avevo fatto domanda per partecipare e di certo però non mi aspettavo di rimanere come campione per venticinque puntate. Per qualche settimana ho avuto anche un’effimera popolarità che mi ha portato ad essere riconosciuto per strada.
Nel 2008 inizi a lavorare in Rai per TeleCamere, dove rimarrai per quasi ben cinque anni. Come sei arrivato?
Dopo la laurea in Scienze Politiche, presi parte al Master in Campagne Elettorali ed Eventi Politici della Sapienza di Roma, che vedeva tra gli enti promotori anche Rai, e andai dunque lì a fare uno stage. Un illuminato dirigente dell’epoca mi disse che probabilmente il miglior posto in cui seguire una campagna elettorale poteva essere TeleCamere e fu una fortunata sliding door, visto che il tirocinio andò bene.
Che anni sono stati quelli a TeleCamere?
È stata un’esperienza molto formativa perché lavorare in un programma piccolo significa saper fare di tutto, visto che vi lavorano poche persone. Hai così l’opportunità di vedere la televisione nei suoi tantissimi aspetti: interviste, supporto ai copioni, tanto marciapiede, ma anche montaggi, ricerche immagini e persino aiuto alla scenografia.
Nell’estate del 2014 hai lavorato ad Agorà Estate, allora condotto da Serena Bortone. È lì che l’hai conosciuta?
Seguivo il moviolone per Pablo Rojas e mi occupavo quindi del montaggio, con un turno da mezzanotte alle otto. Con Serena ci siamo conosciuti molto velocemente, anche perché di lì a un mese vinsi la selezione per la Scuola di giornalismo di Perugia.
Sei entrato al fotofinish, a 29 anni e 10 mesi, quando il limite d’età era 30 anni.
La Scuola di giornalismo di Perugia era allora un canale quasi esclusivo per l’accesso a un contratto giornalistico Rai e io decisi quindi di provare ad entrarci in virtù di questo. Ancora oggi mantengo un legame, ricoprendo il ruolo di tesoriere per l’Associazione Giornalisti Scuola di Perugia. Credo che la Scuola sia una delle eccellenze della Rai e mi auguro che vengano sempre di più valorizzate le risorse formatesi lì. Mi fa piacere vedere che tanti nuovi volti del Tg1 di Monica Maggioni provengano dalla Scuola di Perugia.
Tg1 dove, ai tempi della Scuola di Perugia, hai svolto uno stage presso la redazione esteri.
È stato un periodo bellissimo, formativo, sotto la guida in redazione di Oliviero Bergamini e Lucia Duraccio e con l’allora direttore Mario Orfeo. Ricordo che seguimmo le consultazioni per la Brexit che portarono all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, gli attentati a Orlando e Istanbul, ma anche la scomparsa di Muhammad Alì.
La tua esperienza in Rai è poi continuata a Mi Manda Rai Tre, dove comparivi anche in video.
Il ruolo che ricoprivo era nato per dare aggiornamenti dal web che potessero dare anche un taglio diverso agli argomenti affrontati in puntata, ma con lo scoppio della pandemia tutto è cambiato. Anche da un punto di vista giornalistico in quelle settimane eravamo chiamati a svolgere un lavoro molto delicato, soprattutto in considerazione dell’ampia platea che ci seguiva. Un ringraziamento lo voglio spendere per Salvo Sottile, che in quel periodo mi ha molto valorizzato.
È arrivato poi Oggi è un altro giorno. Chi ti ha chiamato per entrare a far parte del gruppo di autori del programma?
Con Serena Bortone ci conoscevamo, ma non personalmente, mentre Roberto Giannotti era stato mio capo autore a TeleCamere ed è stato sempre una delle persone che più mi ha valorizzato. Ho fatto un colloquio e hanno deciso di prendermi.
Di cosa ti occupi all’interno del programma?
Ad Oggi è un altro giorno seguo la scaletta e la rassegna stampa, che abbraccia un gamma amplissima di giornali perché il programma è un rotocalco che ha sia una parte di costume sia una di attualità, mantenendo sempre una forte impronta giornalistica, grazie alla guida di Serena e all’attenta verifica delle notizie. Serena ha una grande dote: è un’autrice giornalista, perché conosce il mezzo televisivo non solo davanti, ma anche dietro le quinte. Avendo avuto un percorso di gavetta lungo, sa quanto è importante il lavoro di squadra e tende sempre a sottolinearlo.
Quali sono le caratteristiche che deve avere un autore televisivo secondo te?
Innanzitutto, una grande curiosità, poi la capacità di mantenere i nervi saldi, quando c’è la necessità di cambiare all’ultimo tutto quello che si è preparato, e di fare gioco di squadra.
In quali aspetti credi di essere cresciuto in questi anni e in quali senti di potere ancora migliorare?
La gestione degli imprevisti che la diretta comporta è qualcosa che all’inizio vedevo come uno scoglio, ora invece credo di essermi temprato, anche perché come insegna Gianfranco Funari “la televisione è la gestione dell’imprevisto”. Nel fare l’autore un aspetto fondamentale rimane sempre intercettare il gusto del pubblico da casa e in questo spero di poter migliorare e continuare a crescere.
Sogni professionali accumulati nel cassetto dei desideri ne hai?
Il mio sogno professionale è vedermi riconosciuto dalla Rai il contratto giornalistico e un giorno magari riuscire ad entrare in una testata.