Rossella Urru, la tv si è svegliata. Ma per qualcuno ora se ne parla troppo…
Dopo Geppi Cucciari, Fiorello lancia un appello su Twitter e viene ripreso dai tg che hanno sempre snobbato la storia della giovane cooperante rapita in Algeria
E’ bastato che Geppi Cucciari, durante il recente Festival di Sanremo, pronunciasse il nome di Rossella Urru per fare in modo che le vicende della giovane cooperante italiana rapita in Algeria tornassero alla ribalta. Di lei, prima della kermesse musicale, nessuno parlava – tranne alcuni siti web -, mentre ora, dopo quella foto e quei pochi secondi a lei dedicati, si moltiplicano i personaggi famosi che ne hanno a cuore le sorti e che si battono per una sua veloce liberazione.
L’ultimo in ordine di tempo è Fiorello, che ieri, nella consueta edicola su Twitter, ha parlato della ragazza e ha lanciato un appello che è stato ripreso anche da molti telegiornali e salotti televisivi sia Rai che Mediaset (Barbara d’Urso, ad esempio, ha elogiato più volte il suo “caro amico Fiore”). Oltre all’edicola, Fiorello ha cambiato il proprio avatar mettendo la foto della ragazza e chiedendo ai propri follower di fare altrettanto. Un’iniziativa che ha avuto un grande successo.
Qualcuno starà pensando che ora si stia per rinfacciare il fatto di essere “arrivati tardi” e che, prima che ne parlasse la Cucciari, nessuno si filasse questa storia. Invece no, perché i motivi per cui gli stessi personaggi famosi non ne erano venuti a conoscenza prima, è da imputare proprio alla scarsa informazione sulla vicenda. Quindi benvengano gli appelli, seppure un po’ tardivi, a dimostrazione del fatto che per portare all’attenzione dei media argomenti importanti non servono lunghi monologhi o comizi urlati, ma bastano pochi secondi nel luogo giusto, in questo caso il Festival di Sanremo.
Va sottolineato però che non tutti la pensano così. Anzi, c’è chi stamattina ha criticato (tra le righe) gli appelli di Fiorello e l’eccesso di attenzione verso il caso.
Il deputato del PD Andrea Sarubbi, ad esempio, ha scritto sul suo blog:
Per carità, un hashtag su twitter non si nega a nessuno, figuriamoci a chi se lo merita. E ben vengano pure le citazioni a Sanremo, come è stato […] Ma purtroppo la situazione è complicatissima, come qualsiasi addetto ai lavori potrebbe spiegare se solo avesse voglia di parlarne pubblicamente. Invece, tutto prosegue nel silenzio, come è giusto che sia. […] Più se ne parla – penserei, se fossi un diplomatico al lavoro su questo caso – peggio è, perché ogni attenzione mediatica sulla vicenda rafforza la posizione dei rapitori. E lo stesso direi se fossi un familiare di Rossella: quello che mi sta a cuore è la sua liberazione, non che diventi un simbolo, perché di fronte ai simboli – come ha dimostrato la vicenda del soldato israeliano Gilad Shalit, liberato dopo cinque anni di trattative che hanno coinvolto mezzo mondo – i negoziati si complicano all’ennesima potenza.
Maggiore “pubblicità”, maggior potere dei rapitori e di conseguenza maggiori difficoltà nei negoziati. E’ questo in sintesi il pensiero di Sarubbi.
Qual è dunque il comportamento corretto in questi casi? E’ giusto parlarne o è meglio tacere sull’argomento? E’ giusto mobilitarsi o è meglio continuare a coltivare il proprio piccolo orticello? E’ giusto che la tv racconti oppure no? Non c’è probabilmente una risposta giusta, perché in vicende come queste, qualunque cosa si faccia, si rischia di sbagliare.
Ma, tornando all’appello di Geppi, la sensibilizzazione non può che essere considerata giusta. Perché la Urru è solo “una dei tanti” dimenticati (o quasi) dai media, che troppo spesso si limitano a portare a conoscenza della gente solo fatti di politica interna o gossippetti senza valore, anziché raccontare cosa accade davvero nel mondo.
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