“Un romanzo di emancipazione”: ecco Romulus di Sky secondo regista, autori, attori e produttori
Il regista Matteo Rovere ha raccontato la genesi e produzioni di una serie che porterà il pubblico fino all’VIII secolo a.C e racconterà le origini di Roma
Il percorso di avvicinamento al pubblico di Romulus, la nuova serie tv di Sky, parte dalla conferenza stampa che si è tenuta oggi, 23 ottobre 2020, poco dopo la proiezione per la stampa dei primi due episodi all’interno della Festa del Cinema di Roma.
Per i telespettatori, invece, la prima serie tv di Matteo Rovere (“Il primo Re”) sarà disponibile su Sky Atlantic a partire dal 6 novembre 2020, ed in streaming su Now Tv. Durante la breve conferenza stampa, hanno trovato parola lo stesso Rovere, ma anche i tre attori protagonisti, oltre a Nicola Maccanino di Sky e Riccardo Tozzi di Cattleya (parte di Itv Studios), che ha prodotto i dieci episodi insieme a Groenlandia.
Matteo Rovere: “Una grande occasione”
Il primo a prendere la parola è stato Matteo Rovere, che ha diretto la serie con Michele Alhaique ed Enrico Maria Artale: l’idea di portare in tv una grande saga che raccontasse le origini di Roma partendo da un mondo primitivo e brutale arriva proprio da lui. Un’idea che, ha rivelato, aveva in mente già prima di dedicarsi ad “Il primo Re”, uscito nelle sale nel 2019.
“Avevo la sensazione di una grande occasione per una serie che potesse conquistare il pubblico e per proporre uno spettacolo che fosse nuovo ma anche con radici in qualcosa di molto noto ma reinterpretato”, ha spiegato il regista. “Il contributo dei co-produttori internazionali di Itv Studios ha fatto sì di far prendere al progetto una dimensione più aperta”.
Sebbene si possa pensare che Romulus abba avuto una realizzazione simile a quella de “Il primo Re”, Rovere ha in realtà spiegato che il processo di produzione e scrittura sia stato “completamente differente: abbiamo immaginato la genesi di questa leggenda”.
“A livello storico”, ha poi proseguito, “non abbiamo informazioni sulla natura dell’VIII secolo a.C., esistono tante scuole di pensiero archeologiche. Noi siamo stati aiutati da quella romana, ma ce n’è una anglosassone che vede in questa leggenda una rappresentazione posteriore che i romani si sono dati per attribuirsi un’origine semidivina”.
“La serie”, ha quindi concluso, “ha una ricostruzione fedelissima rispetto a città, capanne, costumi ed armi, a cui abbiamo lavorato con gli archeologi; siamo stati più liberi nella costruzione del mito, pensando a far divertire lo spettatore”.
Romulus, parlano gli attori protagonisti
Presenti i tre protagonisti della serie: Andrea Arcangeli (Yemos), Francesco Di Napoli (Wiros) e Marianna Fontana (la vestale Ilia), tre giovani travolti dalla società in cui vivono e dalle sue leggi spietate e le cui vite inevitabilmente s’intrecceranno.
Tutti e tre, parlando della loro esperienza sul set, si sono soffermati sul fatto di aver dovuto recitare in protolatino: “Mi sono molto divertita”, ha ammesso la Fontana, che ha definito questa lingua come “musicale, molto lontana da noi ma che mi ha permesso di entrare nella dimensione della serie”.
Per Arcangeli, invece, l’esperienza sul set è stata “qualcosa di davvero nuovo, totalizzante: non potevi sgarrare per un secondo, dopo aver imparato la scena bisognava dare credibilità al protolatino, trovare naturalezza in una lingua che è morta. E’ stato bello vedere come ognuno ha trovato una propria chiave”. Di Napoli ha poi concluso ammettendo che “emozionare il pubblico in una lingua così sconosciuta è stato complicato”.
Il cast della serie include anche Giovanni Buselli, Silvia Calderoni, Sergio Romano, Demetra Avincola, Massimiliano Rossi, Ivana Lotito, Gabriel Montesi e Vanessa Scalera.
Parola a Sky ed al produttore
Infine, da riportare le dichiarazioni di Nicola Maccanico, Executive Vice President di Sky, che ha risposto ad una domanda circa il rischio che Romulus, per sua natura, potesse rivolgere quasi esclusivamente ad un pubblico maschile. “Ci sono personaggi femminili straordinari”, ha detto, “ma i prodotti seriali che hanno un successo largo hanno qualità per cui partono da un target specifici, nel nostro caso gli uomini, per poi toccare target differenti”.
Maccanico ha anche posto l’accento sulla scelta di tre attori giovani e poco conosciuti al pubblico per i ruoli dei protagonisti: “Questa serie ha il valore di dare lavoro a giovani talenti. A loro oggi stiamo dando un’opportunità, ma domani potranno dare loro tante opportunità all’industria dell’audiovisivo”.
Al produttore Riccardo Tozzi, invece, un commento sulle prime risposte da parte del mercato internazionale: “La risposta è di grande interesse. Pensiamo che si sia affermata come serie complessa. Si inserisce nella nostra linea editoriale, cioè portare nella serialità italiana modelli che siano stati protagonisti nel cinema italiano degli anni Sessanta e Settanta. Il peplum italiano è un’immagine che suscita curiosità e simpatia istintiva”.
Tozzi ha poi citato una novità Netflix, Barbari, appena inserita in catalogo, che racconta la disfatta dell’esercito romano da parte delle popolazioni germaniche, in cui i personaggi romani parlano in latino: “è troppo semplice”, ha ironizzato, “una serie in protolatino l’abbiamo fatta solo noi”.
A Filippo Gravino, che ha scritto i dieci episodi con Rovere e Guido Iuculano, è andata infine la migliore definizione di cosa vuole essere Romulus ed il viaggio intrapreso dai suoi protagonisti: “E’ un romanzo di emancipazione, i ragazzi devono ribaltare quello che è stato deciso per loro. Un tema che rispecchia quello che i giovani sentono oggi”.