Home Grey's Anatomy Roma Fiction Fest- Justin Chambers ed Eric Dane di Grey’s anatomy: “Clooney ed ER il nostro modello, ma noi siamo più moderni e per donne”

Roma Fiction Fest- Justin Chambers ed Eric Dane di Grey’s anatomy: “Clooney ed ER il nostro modello, ma noi siamo più moderni e per donne”

Vuoi il caldo, vuoi che tornano sempre utili, Roma ha accolto con grande affetto due medici: il Dr. Karev ed i Dr. Sloan. Non parliamo di un seminario sulle ultime scoperte mediche, ma più semplicemente di Justin Chambers ed Eric Dane, due dei protagonisti di “Grey’s anatomy”, di cui FoxLife manderà in onda lunedì prossimo

pubblicato 8 Luglio 2009 aggiornato 5 Settembre 2020 23:34

Vuoi il caldo, vuoi che tornano sempre utili, Roma ha accolto con grande affetto due medici: il Dr. Karev ed i Dr. Sloan. Non parliamo di un seminario sulle ultime scoperte mediche, ma più semplicemente di Justin Chambers ed Eric Dane, due dei protagonisti di “Grey’s anatomy”, di cui FoxLife manderà in onda lunedì prossimo alle 21 l’episodio finale della quinta stagione.

I due sono ben consapevoli non solo di essere nel cast di una delle serie più seguite al mondo, ma anche di essere considerati dei sex symbol, grazie pure al “fascino” del camice bianco, che ormai indossano con una certa disinvoltura da quando, 6 anni fa per Chambers e 5 per Dane, Shonda Rhimes li ha voluti nel suo medical drama. E proprio il pubblico femminile è quello che “regge” meglio lo show, almeno secondo Dane:

“Il nostro pubblico è in larga maggioranza femminile, e si sa le donne cambiano gusti di continuo. Per questo negli anni la serie è così cambiata e si è così tanto evoluta. Speriamo di riuscire ad essere sempre all’altezza della situazione, i gusti delle donne sono imprevedibili ed è anche per questo che nella serie ci sono sempre tanti colpi di scena e non si è mai certi di quel che potrà accadere, se ci saranno nuovi arrivi, se nasceranno nuovi amori”.


Sempre Dane, che ne ha approfittato per lanciare un messaggio a Simona Ventura, con cui in passato ha condiviso con la moglie le vacanze (“E’ fantastica”), non poteva non parlare a questo proposito del suo personaggio, soprannominato “Dr. Bollore” proprio per l’appeal che ha verso le donne. E’ così anche nella realtà?

“Credo che il successo del mio personaggio sia da attribuire totalmente alla bravura degli sceneggiatori che hanno fatto in modo di introdurre il mio personaggio in maniera assai intelligente, in competizione con Sheperd/Dempsey. Mia moglie si diverte moltissimo a sentire in giro che sono diventato un idolo, anche lei mi vede come un sex-symbol ma non riesce a capire perché anche tutti gli altri la pensino come lei. Credo di conoscere alla perfezione il mio personaggio ormai, per me non ha più segreti e soprattutto è raro che mi si riservi qualche sorpresa a livello di sceneggiatura. Ovvio che sia noi attori che gli sceneggiatori dobbiamo lavorare insieme per sviluppare tutto quel che gravita attorno ai personaggi con ritocchi, modifiche e qualche aggiustamento, bisogna sempre tenere alto l’interesse del pubblico e vive le storie”.

Tornando alla serie, in molti in passato l’hanno definita la degna erede della colonna portante dei medical, quell’ “E.R.” giunto alla conclusione in America lo scorso marzo e da noi poche settimane fa. E in effetti, sia Chambers che Dane non nascondono la riconoscenza verso questa serie:

(Chambers): “Uno dei fattori più importanti che a mio avviso ha decretato il grande successo della serie è stato il fatto di regalare al pubblico situazioni mediche sul genere di E.R., ma con un tocco di modernità e di eterogeneità in più a livello di personaggi. Ci sono relazioni tra uomini e donne, ma anche tra donne e donne, storie che abbracciano tutte le fasce d’età in modo che qualsiasi spettatore riesca ad identificarsi con uno dei personaggi”.

E Dane, in particolare, molto spudoratamente ammette di dover ringraziare il capostipite dei sexy dottori, colui che ha dato il via alla stirpe dei vari medici che col camice hanno fatto perdere la testa a milioni di donne. Parliamo, ovviamente, del Dr. Ross e di George Clooney:

“Arriva prima o poi per tutti noi il momento di rendere grazie a George Clooney. Lui è l’esempio per eccellenza, la star televisiva arrivata al massimi livelli anche nel cinema dopo il famoso grande salto. E’ oggi a tutti gli effetti una grande star internazionale, straordinario attore ma anche regista e produttore. E’ stato il primo a raggiungere certi risultati e tutti noi dovremmo prenderlo come esempio”.

Un riconoscimento dovuto, sia all’attore che alla serie che l’ha lanciato (con la speranza, non ammessa, di poter emulare la sua folgorante carriera un giorno?). Però, durante l’incontro con la stampa, emerge un particolare curioso che difficilmente si sente dire da un attore. Parliamo di improvvisazione, uno dei motivi per cui vale la pena recitare, che invece è assolutamente fuori luogo sul set di “GA”, secondo Dane:

“Assolutamente no, per noi la sceneggiatura è la Bibbia e gli sceneggiatori non amano che si prendano iniziative non richieste. La televisione va fatta in un certo modo, lasciamo fare il lavoro di scrittura a chi ha le competenze per farlo. Noi siamo attori e ci limitiamo ad entrare nei personaggi e ad interpretarli”.

E’ anche vero che una serie come questa, in cui è richiesta molta tecnica nel saper maneggiare certi strumenti, limita anche la possibilità di improvvisare in alcune scene. Forse sarebbe possibile in uno spin-off, come è successo a Kate Walsh ed alla sua Addison, ora in corsa tutta da sola con “Private practice”. Ma per Karev e Sloan questa possibilità pare decisamente vana:

(Dane)”…sarebbe difficile per il mio personaggio riuscire ad avere qualcosa di simile”.

(Chambers): “I nostri due personaggi non funzionerebbero mai altrettanto bene in una serie di questo tipo, ma non si può mai dire”.

Anche se la stessa Walsh tempo fa aveva espresso il desiderio di vedere Sloane a Los Angeles, per almeno un paio di episodi, nel loro futuro c’è ancora “Grey’s anatomy”, con la sesta stagione e chissà ancora quante altre. Per quanto riguarda il “dopo”, è ancora presto per parlarne, ma se da una parte c’è chi, come Dane, preferirebbe fare “qualcosa al di fuori dello spettacolo”, dall’altra Chambers ammette di voler “recitare fin quando sarà possibile, magari chissà potrei lanciarmi nella carriera di produttore oppure dedicarmi alle missioni umanitarie, ho lavorato con un’associazione umanitaria in un ospedale di San Salvador e mi piacerebbe farlo di nuovo”.

[Dichiarazioni via Movieplayer]
[Foto via RomaFictionFest]



Justin Chambers, il Dr. Karev in Grey s anatomy



Eric Dane, il Dr. Sloane in Grey s anatomy

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