Home Roberta Enni (vice direttore Rai1) a TvBlog: “Legàmi era tentativo che andava fatto dopo Il Segreto. Soap opera? Non esistono generi non da servizio pubblico”

Roberta Enni (vice direttore Rai1) a TvBlog: “Legàmi era tentativo che andava fatto dopo Il Segreto. Soap opera? Non esistono generi non da servizio pubblico”

La Rai presto potrebbe trasmettere la versione americana di Braccialetti Rossi, intanto punta a fidelizzare il pubblico del mercoledì sera con un prodotto seriale come Velvet

pubblicato 18 Luglio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 02:21

Roberta Enni, vice direttore Rai1, che si occupa di palinsesto (in particolare di fiction e cinema) e di marketing, è la protagonista della nuova intervista di TvBlog. La vice di Giancarlo Leone, con un passato anche a Rai2 con il medesimo incarico, ha annunciato ai nostri microfoni che probabilmente verrà trasmessa nei prossimi mesi anche la versione americana di Braccialetti rossi, in attesa della seconda stagione del remake italiano. Di seguito l’intervista.

Partiamo da Velvet, serie spagnola che debutterà su Rai1 a settembre prossimo in prima serata. Come mai l’avete scelta?

Noi facciamo continuamente screening di prodotto. Questa serie ci è sembrata particolarmente adatta per la Rai, come immagine e ricchezza di produzione. Ma anche come temi. Non è una soap opera, ma un vero e proprio prodotto seriale, europeo e non americano.

Passiamo alla soap Legàmi. Cosa non ha funzionato?

Legàmi aveva un compito difficilissimo. Abbiamo inserito una soap opera in una situazione in cui il nostro competitor ha creato un’abitudine. Probabilmente il successo de Il Segreto non se l’aspettavano nemmeno i colleghi di Mediaset. Non è facile. La seconda soap messa da Mediaset (Cuore Ribelle, Ndr) non ha avuto successo.

In Rai non vi eravate accorti de Il segreto in passato?

No.

Torniamo a Legàmi. Tentativo difficile, ma?

Ma andava fatto. Ha fidelizzato 1 milione e 200 mila spettatori. Bisogna iniziare a ragionare sul fatto che la televisione generalista, che deve reggere botta, non potrà più fare ascolti a cui eravamo abituati. Perché c’è il frazionamento dell’audience. Inoltre noi sapevamo che non potevamo avere l’ipotesi di andare oltre l’estate perché abbiamo un palinsesto quotidiano abbastanza pieno.

Ma se fosse andata bene Legàmi avreste trovato una soluzione, no?

Certo, se avesse fatto 4 milioni, ci avremmo ragionato.

Lei sostiene che la soap opera fosse un tentativo da fare per inseguire Mediaset. Siamo certi che sia questo il compito del servizio pubblico?

La Rai aveva Incantesimo tanti anni fa.

Appunto, tanti anni fa.

Parto da un presupposto, che è un concetto al quale tengo: non credo ci siano generi da servizio pubblico e generi non da servizio pubblico. C’è un modo di essere servizio pubblico. Il servizio pubblico è come il fascino: se una donna ha fascino lo ha anche quando compra i carciofi al mercato. Nella scelta di Legàmi abbiamo guardato la ricchezza della produzione, che ha molti esterni. Non si chiude in una questione domestica. Abbiamo cercato di dare un prodotto ricco dal punto di vista produttivo, con un’attenzione ai contenuti. Devo dire che io avevo visto una soap opera che intrigava, ma c’era un discorso esoterico, bei uomini sempre nudi a mezzobusto, non mi sembrava da servizio pubblico. Il discorso non è sul genere. Il servizio pubblico ha il ruolo di essere paradigmatico in tutti i generi. La dieta mediatica dei cittadini deve essere ricca. Di tipologie di prodotti, di voci. Se impoveriamo il numero di voci e di generi, abbiamo impoverito la possibilità del telespettatore.

Il mercoledì si profila uno scontro a viso aperto: Velvet su Rai1, Il segreto su Canale 5, Grey’s Anatomy su La7. Obiettivo di ascolti?

Ce n’è per tutti i gusti. Sarà dura. Non ho obiettivi di share. Scelgo di proporre serialità e non film perché preferisco fidelizzare piuttosto che fare un mercoledì benissimo e un altro male.

Foto via Comunicaredigitale.it

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