Rita Levi-Montalcini, neanche la fiction Rai riesce a descriverne la grandezza
Dopo il Nobel, nel 1986, Levi-Montalcini è abbattuta per non essere riuscita ad applicare clinicamente la sua scoperta
No, il film-tv su Rita Levi-Montalcini non è la classica agiografia Rai. Su questo, il regista Alberto Negrin ha mantenuto la promessa. Ma per poter promuovere il film-tv di Raiuno, purtroppo non basta.
Non basta perché in cento minuti siamo tornati indietro nel tempo, a quelle fiction anni Novanta in cui i dialoghi dovevano spiegare una scena e la musica doveva rafforzare quella spiegazione. Il film-tv che la Rai ha voluto giustamente dedicare alla figura di Levi-Montalcini, però, poteva davvero puntare più in alto ed essere più rivoluzionario, proprio come la protagonista che racconta.
Poteva staccarsi da quella necessità di dover trovare l’aggancio emotivo -e quindi l’inserimento del personaggio immaginario della bambina da curare- per lanciarsi in un viaggio più affascinante, solo accennato tramite i flashback che sembrano inseriti solo per aumentare il minutaggio della produzione.
Perché raccontare la vita dei grandi personaggi del nostro Paese non deve essere un peccato, ma una necessità, per tutti. Per il ricordo, per la formazione, per il loro sacrificio. E proprio per questo l’omaggio che va fatto non deve semplificare, ma enfatizzare e rendere altrettanto avvincente la visione.
Una visione che cerca di avvicinarsi ad oggi portando in scena il difficile e necessario tema delle diseguaglianze tra uomini e donne, e gli ostacoli di queste ultime quando si smarcano dagli stereotipi che per troppi anni hanno dovuto subire. Ma se diventa una sottotrama scritta quasi solo per soddisfare un requisito e non per dare un’aggiunta al racconto, allora meglio evitare.
Spiace per Elena Sofia Ricci, attrice di grande calibro che azzecca sempre i ruoli che interpreta (ma siamo certi che i numeri domani confermeranno l’affetto e la fiducia del pubblico nei suoi confronti), ma che qui è troppo simile a se stessa, o forse, più semplicemente, è Rita Levi-Montalcini ad essere inimitabile. E forse, anche per questo, un film-tv a lei dedicato era una missione quasi impossibile in partenza.
Rita Levi-Montalcini, la storia raccontata dal film-tv
Non una semplice biografia, ma un episodio specifico della vita di una delle donne più straordinarie della Storia della scienza italiana e mondiale. E’ quanto promette Rita Levi-Montalcini, il film-tv che Raiuno manda in onda questa sera, 26 novembre 2020, alle 21:25.
Dietro la macchina da presa c’è Alberto Negrin, una garanzia per le fiction che hanno raccontato le storie di grandi personaggi del nostro Paese (ha già portato in tv lavori su Perlasca, Paolo Borsellino e Gino Bartali). Davanti, Elena Sofia Ricci, attrice tra le più amate della serialità generalista italiana (il suo Che Dio Ci Aiuti tornerà in onda il 7 gennaio).
Il film-tv non ripercorre tutta l’esistenza di Levi-Montalcini, ma si sofferma in quella fase della sua vita in cui la neurologa, al culmine della sua carriera con l’assegnazione del Premio Nobel, si trova ad un punto fermo. Siamo nel 1986: Levi-Montalcini ha deciso di abbandonare ogni tipo di ricerca legato all’applicazione clinica della sua scoperta.
La scienziata, a metà degli Anni Cinquanta, aveva individuato ed isolato il Fattore dell’Accrescimento Nervoso, la scoperta che le è valsa il Nobel e che l’ha fatta diventata la prima donna italiana ad ottenere nel campo della ricerca scientifica questo riconoscimento.
Dopo anni di ricerche, però, Levi-Montalcini decide di rinunciare ad ulteriori esperimenti, lasciando in lei una soddisfazione a metà. Le carte in tavola cambiano quando s’imbatte in Elena (Elisa Carletti), giovane violinista che rischia la cecità per via di una grave patologia della cornea di origine neurologica, un personaggio di finzione ma che permette di raccontare al meglio tutti gli sforzi profusi dalla scienziata.
La protagonista, inizialmente titubante e riluttante all’idea di illudere la ragazza, torna così in laboratorio, affiancata da Franco (Luca Angeletti), il suo collaboratore storico, ed all’oculista Lamberti (Ernesto D’Argenio). Per giorni e notti la neurologa sta davanti al microscopio e rilegge tutti i dossier relativi alle ricerche compiute in passato, ripercorrendo anche la sua vita.
Le nuove ricerche sembrano portare ad un risultato: il Fattore dell’Accrescimento Nervoso viene sintetizzato sotto forma di collirio. Elena inizia ad utilizzarlo, ma bisogna aspettare qualche giorno prima che la ragazza possa togliersi le bende dagli occhi: solo in quel momento Rita capirà che avrà raggiunto il suo obiettivo.
La parola al regista
Alberto Negrin, come detto, è il regista del film-tv, co-prodotto da Rai Fiction e Cosmo Productions-EU. Negrin è però anche autore del soggetto, con Roberto Jannone e Francesco Massaro, con cui ha anche scritto la sceneggiatura, fase in cui si è aggiunta Monica Zapelli.
Un lavoro non facile: il gruppo ha dovuto sintetizzare in cento minuti la storia di una scienziata che ha contribuito in modo determinante allo sviluppo delle ricerche, senza doverne fare la solita biografia. “La complessità”, spiega Negrin, “era dovuta anche al fatto che non dovevamo solo affrontare un personaggio planetario come Rita Levi-Montalcini ma anche i suoi collaboratori più stretti, e primo fra tutti il suo Maestro, il suo mentore, il Professor Giuseppe Levi (interpretato da Franco Castellano, ndr), il padre della scrittrice Natalia Ginzburg, l’uomo che, all’Università di Torino, ha fatto da ‘levatrice’ a ben tre premi Nobel Italiani: Luria, Dulbecco e Montalcini”.
Quattro ore di trucco giornaliero, invece, sono servite ad Elena Sofia Ricci per trasformarsi in Levi-Montalcini. Importante, poi, ricreare il mondo che l’ha circondata, motivo per cui è entrata in gioco la sua famiglia, come racconta il regista:
“Indispensabile è stata la presenza con noi, durante le riprese, di Piera Levi-Montalcini, nipote di Rita, che ci ha quotidianamente suggerito, e spesso ‘corretto’, indicandoci anche quali fossero persino i colori preferiti per gli abiti, i gioielli e le scarpe della zia. Alcune antiche collaboratrici del nostro premio Nobel ci hanno assistito sul set per indicarci tecniche, manovre e strumenti che venivano utilizzati nei laboratori del CNR diretti da Rita Levi-Montalcini. La messa in scena è stata quindi anche un’impresa quotidiana fatta di verifiche e scelte che in fase di sceneggiatura sembravano poter resistere a ogni ‘avversità’, quasi avessero la forza di una formula matematica, ma che al momento della verità, con interpreti in carne e ossa, con gestualità, voci, timbri, tonalità e talenti incredibili, sono state messe in discussione con un’evidenza talmente immediata e incontrovertibile che a volte hanno ‘smontato’ settimane di disquisizioni cerebrali a tavolino del tutto teoriche e astratte”.
Il tutto, conclude Negrin, con un obiettivo finale:
“Raggiungere con grande semplicità la capacità di emozionare, commuovendo, divertendo o rattristando, i futuri spettatori. Emozionare senza tradire la verità, emozionare senza abbandonare il rigore ‘scientifico’ della narrazione, emozionare senza manipolare quel che costituisce la struttura profonda dei fatti che si conoscono e senza scendere a compromessi di convenienza o di ‘pancia’. Sono questioni che accompagnano da sempre il mio modo di portare a termine i miei compiti di narratore cinematografico. E da sempre li considero estremamente più importanti di qualsiasi indice di ascolto perché sono solo il tempo e la distanza che stabiliscono i giusti valori”.
Rita Levi-Montalcini, streaming
E’ possibile vedere Rita Levi-Montalcini in streaming sul sito ufficiale della Rai, e sull’app per smart tv, tablet e smartphone, mentre da domani si potrà vedere in Guida Tv/Replay.