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Risse in tv, per Vittorio Sgarbi e Cesare Lanza trattasi di “neorealismo televisivo”

Sono almeno tre giorni che le pagine de Il Giornale si infuocano a causa dei botta e risposta tra Vittorio Sgarbi e Cesare Lanza, innescati dal pasticciaccio del ricatto a Alessandra Mussolini la cui polemica contro Sgarbi è stata tenuta a battesimo da Barbara D’Urso). In ballo, oltre le questioni politiche di non nostro diretto

di marina
pubblicato 4 Dicembre 2009 aggiornato 5 Settembre 2020 20:37

Sono almeno tre giorni che le pagine de Il Giornale si infuocano a causa dei botta e risposta tra Vittorio Sgarbi e Cesare Lanza, innescati dal pasticciaccio del ricatto a Alessandra Mussolini la cui polemica contro Sgarbi è stata tenuta a battesimo da Barbara D’Urso). In ballo, oltre le questioni politiche di non nostro diretto interesse, molti ragionamenti su tv, autori televisivi, ruolo degli ospiti, pupari e manipolatori. I due si attaccano sul “neorealismo televisivo”, riferito a quelle che sono le attuali risse in tv e si definiscono le urla di Vittorio Sgarbi “sorgive liti”. Premetto che finché si parla di tensione, o tenzone, dialettica tutto ci sta, ma probabilmente a tutti sta sfuggendo che dalla tensione si è passati alla maleducazione televisiva dove vince chi grida di più e chi mettendo da parte la retorica, intesa come nobile arte del discorso, aggredisce e non solo più verbalmente i suoi interlocutori, lasciando che sia solo la violenza e la sopraffazione a regnare davanti le telecamere.

La questione,oltremodo, sapete perché si fa interessante?, perché si iniziano a intravvedere quei meccanismi di fiction alla base di ogni prodotto televisivo, che sono la prova provata di come in tv niente corrisponda la vero, ma che si tratti di una mimesis della realtà. Ecco che il 2 dicembre scrive Vittorio Sgarbi su Il Giornale:

Ormai i dibattiti televisivi non sono più luoghi in cui si può discutere anche animatamente su posizioni diverse, con diverse animazioni e agitazioni dalle quali può anche uscire lo scontro verbale nel quale io mi sono distinto con compiacimento o disappunto di molti, ma che è comunque un elemento dialettico, non una rivendicazione di parte lesa e offesa o di parte, minacciosa e offensiva. Sono diventati invece una corrida dentro la quale vengono scatenati soggetti non interessati a discutere ma a protestare, lamentarsi, vendicarsi. L’obiettivo di ottenere non una discussione ma un parapiglia, fino ad arrivare agli schiaffi o ai baci, come è accaduto l’altro ieri, era scientificamente perseguito da Cesare Lanza, che, come autore della domenica di Canale 5, dopo alcune mie liti sorgive, e cioè imprevedibili, soprattutto a me stesso, come quelle con Alessandra Mussolini e Alessandro Cecchi Paone, li invitava per farmeli trovare a mia insaputa, o con improvvisa irruzione in studio, certo di una mia reazione non soltanto di sorpresa, ma anche di disappunto e di alterazione. Era un gioco sporco, con prevedibili benefici di ascolto, ma era in qualche modo annunciato dalla denominazione dello spazio: Ring.


Cesare Lanza non prende bene questo inaspettato coinvolgimento e un paio di giorni dopo, sempre dalle pagine de Il Giornale, spiega:

Premetto che non voglio entrare in polemica con Vittorio Sgarbi, in relazione al suo articolo di mercoledì, titolato «Il Giornale sventa il ricatto: perché Mussolini l’accusa?». Non voglio, per due motivi: primo, perché Sgarbi mi è simpatico (fino all’altro ieri, pensavo che anch’io lo fossi a lui); secondo, perché Vittorio ha una compulsiva vocazione a insultare i suoi interlocutori e questo tipo di duello mi è estraneo. Non replico più di tanto neanche all’inatteso suo insulto di ieri: a suo dire, infatti, io sarei uno scienziato delle risse televisive e il mio sarebbe un gioco «sporco» perché convocherei i presumibili protagonisti delle dispute e dei litigi televisivi, senza dir loro chi si trovino di fronte – ad esempio, a Buona domenica l’angioletto inconsapevole Sgarbi da contrapporre, a sorpresa, ad Alessandra Mussolini o ad Alessandro Cecchi Paone.

Succo della querelle è: se Lanza ben conoscendo il grado di infiammabilità del carattere di Sgarbi invita Alessandra Mussolini e Alessandro Cecchi Paone a insaputa del suo ospite, manipola o no la conseguente rissa televisiva? O si macchia solo dell’aver messo accanto materiali a alto rischio di infiammabilità, senza per questo aver acceso la miccia? Eppure la nitroglicerina esplode anche se lo agitata e non accesa, dunque, non prendere le giuste precauzioni rispetto al materiale infiammabile che si va a manipolare non è una mancanza di responsabilità?

Perciò replica Sgarbi nell’editoriale Caro Lanza ammettilo: fai la tv delle imboscate perché cerchi la rissa :

Anche in un vero ring i pugili conoscono i loro avversari. Nel «Ring» di Lanza l’antagonista era introdotto senza informare il campione non solo di dialettica, ma anche di rissa. Con risultati prevedibili. Si abbia dunque la mia ricambiata simpatia, Lanza, ma non faccia il furbo: esistono le registrazioni delle trasmissioni che lo inchiodano. E, se ritira l’insinuazione sulla mia «ingenua bugia», possiamo rivedercele come due vecchi amici che studiano un’epoca della televisione nel tempo dei reality. Altrimenti potrò chiedere di recuperarle negli archivi Mediaset affinché, in una prossima puntata domenicale, tutti possano verificare la mia dichiarata e prevalente ira di allora (oggi amici come prima) verso di lui più che verso la Mussolini e Cecchi Paone. Il «neorealismo televisivo» non inganna, e la mia rabbia vera contro Lanza (da lui forse rimossa, per prorompente affetto) non ammette dubbi.

Ebbene Cesare Lanza non pago del suo ruolo di “piromane del dibattito in tv” (perdoni Lanza ma la passi anche a me una neo-definizione) chiosa:

Aggiungo, e sono io ora a provocare: perché indignarsi? Questo è neorealismo televisivo, paragonabile al neorealismo cinematografico. Sgarbi è, oggi in video, simile allo «sciuscià» del dopoguerra al cinema. È un documento vivente: forse non lo sa, ma sarà oggetto di studio, dagli storici, tra cinquant’anni, almeno da parte di chi si chiederà «com’eravamo».

Nel video sotto il “neorealismo televisivo” di Cesare Lanza e Vittorio Sgarbi.