R.I.S. e C.S.I.: stessa base per risultati lontani anni luce
Dopo otto anni e due spin-off di altrettanto successo, torna stasera su FoxCrime -canale 112 di Sky– l’inedita ottava stagione di “C.S.I”. Nuovi casi, colpi di scena e adrenaliniche sequenze sono sempre garantite anche in questa stagione da 17 episodi, e non 24 per via dello sciopero (qui la gallery con alcune immagini di questa
Dopo otto anni e due spin-off di altrettanto successo, torna stasera su FoxCrime -canale 112 di Sky– l’inedita ottava stagione di “C.S.I”. Nuovi casi, colpi di scena e adrenaliniche sequenze sono sempre garantite anche in questa stagione da 17 episodi, e non 24 per via dello sciopero (qui la gallery con alcune immagini di questa nuova serie). Per chi fosse in attesa della settima stagione, questa prenderà il via mercoledì prossimo in prima tv su Italia1.
Quello che mi ha incuriosito è osservare che, sempre questa sera, Canale5 propone gli ultimi episodi di “R.I.S. 4”, che agli esordi venne accusato di essere un doppione del telefilm trasmesso dalla Cbs. Il produttore Pietro Valsecchi ha spesso negato questa somiglianza, e bisogna dargli ragione. Non è detto, però, che sia un punto a favore per la sua serie.
E’ impossibile non ammettere che entrambe le produzioni prendano spunto dalle nuove tecniche investigative sviluppatesi negli ultimi anni grazie al progresso tecnologico e scientifico, elemento che ha portato aria di innovazione nel filone poliziesco seriale. E’ anche vero, però, che purtroppo la serie italiana è ancora legata ad un modo di fare più da fiction nostrana che da telefilm, e quando si osa, si punta su una strage recente il cui processo è ancora in itinere, come se la pubblicità prevalesse sulla qualità.
Certo, nella stagione di “C.S.I.” in onda da stasera sul satellite, Grissom e soci si troveranno in una puntata ad affrontare un caso ispirato ad una vicenda realmente accaduta. Però, se si vuole trovare una “giustificazione”, quest’episodio è quello che vede il cross-over con “Senza traccia” (sesta puntata): la necessità di una storia “forte”, quindi, pare essere stata colmata con l’ispirazione dalla realtà.
Nei “R.I.S”, invece, così come in “Distretto di polizia”, viene spesso dichiarato che molte storie raccontate prendono spunto da casi realmente accaduti, per avvicinare lo spettatore e coinvolgerlo di più. Peccato che poi, seguendo la trama ed ascoltando alcuni dialoghi, più che bisogno di coinvolgimento sembra che ci si trovi di fronte ad una mancanza di idee.
Sebbene è giusto riconoscere che “R.I.S.” abbia cercato negli anni di trovare una sua strada, un suo ritmo diverso dalla serialità italiana a cui siamo abituati, ci troviamo ancora di fronte ad un prodotto a cui manca qualcosa di veramente innovativo, che esploda e serva da esempio per le altre produzioni. Così come successe ai tempi del suo debutto con “C.S.I.”. I personaggi italiani mancano di impatto, sono costruiti secondo una logica già conosciuta che fa perdere l’appeal di cui invece sarebbero potenziali portatori. E non basta suddividere lo schermo per entrare meglio nei dettagli della storia: basterebbe uscire un po’ prima dalla vita privata dei protagonisti.
Ecco la vera differenza tra “C.S.I.” e “R.I.S.”: l’originalità. Originalità che nel primo troviamo nei set, nei dialoghi, ed anche nel trattare i personaggi senza scendere mai troppo nel pietismo, ma anzi, facendoli conoscere stagione dopo stagione. La scelta di non percorrere la stessa strada per la serie italiana è senz’altro sintomo di volersi fin da subito allontanare da accuse di plagio, ma, visto lo scarso interesse suscitato quest’anno, dei cambiamenti sono necessari. E sono sicuro che il Capitano Venturi– Lorenzo Flaherty (intervistato di recente da Share) non starà a guardare.
