Riforma Renzi sulla Rai: In arrivo un decreto? Intanto avanzano ipotesi sul futuro board di viale Mazzini
Congetture, indiscrezioni e primi nomi per la riforma della Rai del governo Renzi
Che il Presidente del consiglio dei Ministri Matteo Renzi sia deciso a mettere mano alla Rai è ormai cosa nota. Lo ha detto più volte in queste ultime settimane ed il fatto che il Jobs Act sia partito, mette ormai in prima fila fra le “cose da fare” la rivoluzione di viale Mazzini. Renzi vuole una televisione pubblica completamente staccata dai partiti, questo per “rendere la televisione di Stato innovativa“, anzi “la più innovativa d’Europa per l’offerta culturale che è in grado di fare”. E qui non si parla solo di “cultura” come qualcosa di barboso e noioso, ma di cultura nel senso più lato del termine. Perchè il Prof più apprezzato di una scuola, è quello che coinvolge i ragazzi, anche facendoli in qualche modo divertire, piuttosto di quello che li annoia spiegando pagine su pagine di libri, che gli stessi ragazzi non vedono l’ora di richiudere.
La ricetta Renzi è piuttosto chiara e ne ha parlato il Corriere della Sera giorni fa: un CDA snello, composto da 5 membri e con poteri limitati e ben delineati, membri questi nominati non più dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza, ma bensì da una fondazione, che sottoporrebbe le sue scelte al Presidente della Repubblica. La nuova Rai sarebbe governata da un amministratore delegato, che si occuperebbe dei conti e da un direttore generale operativo, che baderebbe al prodotto. Per fare questa piccola-grande rivoluzione che spazzerebbe via la legge Gasparri, Renzi potrebbe arrivare ad usare l’arma del decreto legge.
La via di un disegno legge richiederebbe tempi decisamente più lunghi, con il rischio che il CDA attualmente in carica possa “sbrodolare” i suoi tempi fin quasi i primi mesi del 2016. L’attuale governance della Rai scade ad aprile, quindi per arrivare ad un cambio immediato di marcia, la strada del decreto legge sarebbe la via maestra per questo scopo. Per arrivare a questo però, bisognerà sentire cosa ne pensa il Presidente della Repubblica Mattarella, con cui Renzi dovrà ovviamente confrontarsi su questo tema. L’imperativo però, ribadito ancora ieri dal nostro capo del governo, è “di non far eleggere il nuovo cda Rai con la legge Gasparri”. Da segnalare un gustoso battibecco fra Renzi e Gasparri, dopo che il primo ha detto: “se la Rai è un luogo di cultura, non può avere una legge con nome di Gasparri“, con il secondo che ha prontamente risposto su Twitter: “Matteo Renzi è un vero imbecille“.
Battibecchi a parte, tornando alla futura Rai, siccome in Italia siamo sempre avanti, qualcuno già lancia ipotesi su chi possa dirigere la futura Rai “innescata” da Matteo Renzi. Qualcuno giura che il primo amministratore delegato della nuova Rai possa essere una donna ed il nome che gira è quello dell’attuale direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta. La Andreatta, detta Tinny, figlia dell’ex leader della DC Beniamino Andreatta, fra i fondatori dell’Ulivo, avrebbe secondo i più, il fisico del ruolo per ricoprire l’incarico tanto prestigioso della nuova televisione pubblica, ma la sua candidatura parrebbe perfetta anche per l’incarico di direttore generale. Un altro nome gettonatissimo per ricoprire il ruolo di amministratore delegato della nuova Rai è quello dell’attuale capo di Tre Vincenzo Novari, compagno della conduttrice di Linea Verde Daniela Ferolla. Tra di loro, non Charles Aznavour, ma Antonio Campo Dall’Orto, che a furia di entrare Papa nel conclave, potrebbe rischiare di uscirne cardinale, anche se qualcuno giura che stavolta per lui, come diceva il buon Nino Manfredi in un famoso tormentone di Canzonissima “fusse che fusse la vorta bbona”.
Vedremo dunque nelle prossime settimane se i petardi preparati da Matteo Renzi, avranno sufficiente forza per mostrare a tutti i fuochi colorati da lui tanto promessi. Nel frattempo noi di vedetta, rigorosamente dietro la collina, ne aspetteremo gli eventuali botti.