Ribelli riparte forte e con la marcia giusta, Federica de Denaro non sfigura
Prima puntata della nuova stagione di Ribelli. Si comincia con la storia (d’impatto) di uno dei rapimenti più lunghi mai avvenuti in Italia.
Ribelli è tornato. Si rinnova e porta con sé il volto e la voce di una Federica de Denaro (qui la nostra anticipazione) che, dopo Emma d’Aquino, non sfigura affatto riuscendo ad entrare in punta di piedi in un programma già rodato. Sobria, con un tono prettamente giornalistico, presenza ben inserita.
Si parte forte con la prima puntata: il rapimento di Cesare Casella, uno dei più lunghi e drammatici che si siano mai registrati e raccontati nel nostro paese. Lei, Angela Casella (madre di Cesare), è la ribelle al centro di questa vicenda, colei che viene chiamata la Mamma coraggio. Una donna che decide di farsi forza per riabbracciare suo figlio, di non mollare neppure nei momenti più complicati dei due lunghi anni d’attesa.
La meccanica del racconto
Federica de Denaro detta i tempi della cronaca, partendo da quel 18 gennaio 1988 (giorno del rapimento di Cesare Casella appena maggiorenne, a Pavia), fino alla liberazione nel gennaio del 1990.
Si alternano alle importanti testimonianze di Cesare Casella. Ripercorre gli attimi del rapimento a partire dalla dinamica iniziale, fino ai retroscena che hanno scandito il tempo in mano ai rapitori. Un primo piano classico durante gli interventi dell’uomo che racconta: “La tana in cui sono rimasto era un buco scavato nella montagna di 2 metri per due. Avevo catene alle caviglie, al collo. Era impossibile muoversi. I rapitori mi dicevano che questo lo facevano per soldi, perché erano in situazioni disperate. Provavano a giustificarsi“.
Parla delle eroiche imprese di una madre pronta a tutto, persino ad inoltrarsi nelle zone più vicine alla presenza di suo figlio. Angela, con la sua iniziativa, ha smosso un paese ed ha contribuito all’approvazione della legge sul blocco dei beni del 1991 che pone fine alla lunga scia di sequestri che, tra gli Anni ‘70 e gli Anni ‘90, colpisce al cuore il Paese.
Ribelli, le Teche Rai e le colonne sonore
Uno scandire continuo di clip d’archivio che, man mano, in ordine cronologico ridisegnano i tratti di una storia che ha tenuto l’Italia con il fiato sospeso. Le immagini, sapientemente ricavate dalle prestigiose teche Rai, sono centrali per dare al telespettatore la sensazione di poter entrare in quella immaginaria macchina del tempo che li riporta alle cronache di 35 anni fa.
In Ribelli non sono da sottovalutare le scelte musicali che fanno da tappeto ai contributi. Da “Giù la testa” di Ennio Morricone, ai frammenti tratti dal lago dei cigni e altre sinfonie che si propongono come colonne sonore adattate al contesto, alle svolte, agli attimi più delicati. Dentro il racconto, un crescendo che concentra lo spettatore, lo incolla fino alla fine.
Una buona partenza, ma la collocazione paga
Ribelli, dunque, è ricominciato re-ingranando la marcia giusta. Con una prima puntata da riguardare, ancora. Il programma si conferma un piatto forte della cucina Rai, ma è una produzione che merita ancora più visibilità dato il prodotto che si vuole servire al pubblico.
La collocazione del sabato pomeriggio e le poche puntate (solo quattro) di messa in onda non danno giustizia al programma. Quasi quasi si può già ritenere una gran fortuna averle comunque realizzate e portate, magari chissà, una prossima edizione con una collocazione più adatta. Una seconda serata su Rai 1 non è un’esagerazione. Anzi.