Rex, Ettore Bassi commissario “a progetto” tra Kaspar Capparoni e Francesco Arca
Prossimamente su Rai 2 arriverà la nuova stagione de Il Commissario Rex. Ad interpretare il poliziotto sarà Ettore Bassi. Dopo ventidue episodi, però, lascerà il posto a Francesco Arca.
Parafrasando Gianni Amelio, che in occasione della sua ultima conferenza stampa da direttore del Torino Film Festival si era definito “Scaduto come lo yogurt“, possiamo definire Ettore Bassi, oggetto del qui presente post, un attore con la data di scadenza o, se preferite, un commissario “a progetto”.
La realtà è questa: gli spettatori che guarderanno prossimamente su Rai 2 la quarta stagione di Rex o, se preferite, la quattordicesima stagione de Il commissario Rex (contando dunque anche le precedenti dieci ambientate a Vienna), si troveranno di fronte all’uscita di scena di Lorenzo Fabbri (Kaspar Capparoni) sapendo già che non avranno nemmeno il tempo di affezionarsi al suo sostituto il – per ventidue episodi non uno di più non uno di meno – commissario Davide Rivera (interpretato da Bassi), che già dovranno familiarizzare con un nuovo tutore dell’ordine Pietro Terzani (Francesco Arca).
A Diva e Donna Ettore Bassi ha descritto così Davide Rivera:
Il nuovo commissario è un personaggio intrigante, con un passato dai risvolti misteriosi che lo rende solitario, tenebroso, a tratti tagliente con i colleghi. La sua tenerezza e la sua umanità emergono solo a contatto con il cane Rex.
L’attore ha pure assicurato l’intervistato che il suo personaggio non è stato influenzato da quelli precedenti:
No, anche perché con il regista abbiamo tentato di modernizzare la serie, che ora sarà più dinamica, più vicina ai polizieschi americani. Il mio commissario è stato creato da zero, sarà più glamour.
Perfetto. Bellissime parole. Però la realtà è un’altra: a prescindere che l’interpretazione di Ettore Bassi risulti paragonabile a quelle degli attori premi Oscar piuttosto che a quella dei peggiori interpreti di B Movie, il suo personaggio sarà ingiustamente preso, usato e gettato.
I casi sono due: o si accetta l’idea che il protagonista della serie è il cane e che i commissari sono talmente intercambiabili che il successo della serie non dipende dagli sviluppi narrativi (in tal caso gradirei non dover più leggere interviste in cui si descrivono le peculiarità uniche del commissario di turno) oppure si accetta il fatto che si usi un marchio, in questo caso quello di Rex, per proporre una fiction che, evidentemente, se si chiamasse “Il commissario cane”, non si guarderebbe nessuno. In entrambi i casi il giudizio del pubblico non conta nulla. Se la macchina dei sogni televisiva non crea per lo spettatore comodamente seduto davanti al proprio schermo, allora perché produce serie tv?