Responsabilità sociale Rai, le linee guida della riforma dell’ex Segretariato sociale della televisione pubblica
Le linee guida della riforma della Responsabilità sociale in Rai
Tutto è iniziato nel maggio del 2016 quando la Rai, su proposta del suo capo della comunicazione Giovanni Parapini, decise di riformare il proprio Segretariato sociale, dandogli il nome di Responsabilità sociale. Gli obbiettivi di questa riforma si possono sintetizzare in questi punti: Individuare le linee di intervento sull’attività di Responsabilità Sociale svolta da Rai per migliorare l’efficacia dei progetti di sostenibilità aziendale in uno scenario in forte rivoluzione. Orientare le attività adeguandole a parametri internazionali ed infine dare concreta attuazione al progetto di azienda socialmente sostenibile.
La riforma nasce all’interno del gruppo di lavoro Rai di cui hanno fatto parte Adriano Coni e Fabrizio Ferragni, con il contributo gratuito della Dott.ssa Stefania Mancini esperta in materia. Il testo è stato condiviso ed approvato dal Sottosegretario Luigi Bobba con la supervisione della dottoressa Sara Vinciguerra.
Le campagne si basano sulla Raccolta Fondi, quindi su tematiche sociali (dalla lotta al femminicidio a quella contro il bullismo, dalla tutela dei diritti primari e universali alla crescita del senso civico). Quindi campagne istituzionali, sono 90 ogni anni proposte dal Dipartimento dell’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri per conto dei diversi Ministeri con la funzione di informare correttamente i cittadini. Ogni anno mediamente Rai raccoglie 40 milioni di euro per il terzo settore, quest’anno il budget è stimato attorno ai 50 milioni di euro.
I punti chiave della riforma sono: privilegiare le associazioni che portano Progetti italiani, la rotazione delle Onlus, la trasparenza dei bilanci e valorizzare le ONG che investono nei progetti e meno nei costi di gestione.