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Rec, su Rai3 stasera il nuovo programma di giornalismo d’inchiesta

Rec è curato da Sigfrido Ranucci ed è realizzato con il contributo dei giovani giornalisti di Report, PresaDiretta e della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia

pubblicato 12 Giugno 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 23:46

Stasera, domenica 12 giugno 2016, su Rai3 alle ore 21.45 va in onda il primo appuntamento con Rec. Si tratta di un programma di giornalismo d’inchiesta curato da Sigfrido Ranucci (Report) in linea con la tradizione della rete. Rec è realizzato con il contributo dei giovani giornalisti di Report, PresaDiretta e della Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia che si cimentano in inchieste su temi originali e narrate con linguaggio cinematografico. La sfida di Rec è anche quella di sperimentare nuove strategie di comunicazione dei fatti utilizzando al massimo le potenzialità del web. Due le puntate previste (stasera e domenica prossima). La regia è di Claudio Del Signore.

Rec su Rai3 | Prima puntata: anticipazioni

Queste le inchieste della puntata in onda stasera 12 giugno 2016:

ATTACCÀTI ALLA MAMMELLA DELLO SPONSOR
di Lucina Paternesi, con la collaborazione di Michela Mancini e Alessia Marzi

In Italia le donne che allattano esclusivamente al seno il proprio bambino, nei primi sei mesi di vita, sono circa il 42%. Nonostante l’allattamento al seno sia il primo passo per garantire la salute pubblica, ricorrere al latte artificiale, alle prime difficoltà, è diventata una prassi. Il suo prezzo – anche dopo l’intervento dell’Antitrust – continua a essere tra i più alti in Europa.
Le telecamere di Rec sono entrate per la prima volta nell’unica fabbrica italiana di latte artificiale, scoprendo che il costo è di circa otto euro a barattolo. Come arriva poi a costare fino a 21 euro? C’è sicuramente un costo nascosto: quello dei viaggi, dei tablet, degli smartphone di ultima generazione e, addirittura, dei condizionatori regalati ai pediatri dagli informatori scientifici delle multinazionali del latte, nella speranza di essere ricambiati. Rec ha anche scoperto che in molti ospedali d’Italia i medici indicano la marca specifica di latte artificiale inserendo un foglio nella cartella di dimissioni del neonato. Questo nonostante la legge lo vieti espressamente. La normativa è chiara anche su pubblicità e sconti: questi ultimi, se applicati al latte di tipo 1, sono vietati. Alcune farmacie, con la speranza di dare meno nell’occhio, li inseriscono sui siti internet e non sugli scaffali.
Le ditte produttrici in Italia sponsorizzano anche i corsi di aggiornamento dei pediatri, i cosiddetti Ecm, Educazione Continua in Medicina. Recentemente in Inghilterra la Royal College of Paediatrics, ovvero la più importante società scientifica pediatrica inglese, ha approvato una mozione con la quale abolisce ogni tipo di finanziamento da parte delle multinazionali del latte artificiale. In Italia invece i rapporti tra i medici e le ditte non sono un mistero. La base della Società Italiana di Pediatria è nella stessa sede di Biomedia, uno dei più importanti organizzatori di convegni pediatrici: nelle sue casse finiscono i soldi delle ditte di latte artificiale che finanziano gli eventi. Perché mentre i pediatri anglosassoni decidono di staccarsi dalla mammella dello sponsor, i nostri ci rimangono attaccati?

UN PAESE DA ZERO IN CONDOTTA
di Alessandra Borella, con la collaborazione di Cecilia Bacci

In Italia, secondo i dati del ministero dell’Istruzione, nell’anno scolastico 2014/2015 gli alunni diversamente abili erano oltre 234.000. Gli insegnanti di sostegno qualificati per seguirli circa 110.000. Chi controlla che abbiano i requisiti necessari a svolgere un compito così delicato?
Le telecamere di Rec si sono recate a Lesina per raccontare una vicenda per la quale si contano ben 64 indagati. Un record, per un piccolo paese della provincia pugliese. Secondo un’indagine della Guardia di Finanza, coordinata dalla procura di Foggia, vi avveniva infatti una compravendita di diplomi e lauree false. Le finte insegnanti sono finite nelle classi di tutta Italia, da Pescara a Cesena, da Bologna a Firenze, da Monza a Milano. Persone che da un giorno all’altro hanno seguito bambini disabili senza averne requisiti né titoli. Una truffa ai danni dello Stato, consumata sulla pelle dei bambini disabili. Un sistema ben oliato, consolidato negli anni, di cui nessuno si era mai accorto.
La protagonista di questa storia è una vigilessa di Lesina, cultrice della magia nera e dei Templari, che avrebbe prodotto e venduto titoli contraffatti, soprattutto dell’Università di Catania. Falsi grossolani che però hanno passato indenni tutti i controlli delle istituzioni.
Le presidi degli istituti interessati dall’indagine, a cui sarebbe spettato il compito di controllare, dicono di non ricordare. «La scuola che stipula il primo contratto di assunzione deve controllare le autodichiarazioni dei docenti», ci ha spiegato Anna Cammalleri, dirigente dell’Ufficio scolastico regionale pugliese. Per diventare insegnante di sostegno è quindi sufficiente dichiarare il falso? E quali sono le conseguenze?
I dirigenti che non hanno controllato sono tutti ancora al loro posto e continuano a percepire perfino un bonus nello stipendio. Secondo Lucrezia Stellacci, ex capo dipartimento del Miur e ora membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, la corruzione è all’ordine del giorno: «Chi non è corruttibile?». Una banca dati integrata tra Ministero e università non esiste. E i controlli nemmeno. Stellacci ammette che gli ispettori «sono pochissimi. Ormai sono anziani, non sono motivati e non hanno voglia di farsi nemici…». Il rischio è che ci siano centinaia di insegnanti non qualificati o con titoli contraffatti. Nel caos generale in cui le istituzioni giocano allo scaricabarile, a pagare come sempre sono i più deboli: i bambini.

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