Reazione a catena: torna Pupo su RaiUno e apre una polemica sulla tv estiva
Torna Pupo, e non è una minaccia, con Reazione a Catena giunto alla terza edizione, dal 29 giugno al 5 settembre dal lunedì al venerdì dalle 18,50 alle 20,00. L’ameno giocherello per intrattenere gli italiani in pre-vacanza è semplice e si basa su giochi linguistici divisi in cinque fasi. Disputano la gara, per contendersi il
Torna Pupo, e non è una minaccia, con Reazione a Catena giunto alla terza edizione, dal 29 giugno al 5 settembre dal lunedì al venerdì dalle 18,50 alle 20,00. L’ameno giocherello per intrattenere gli italiani in pre-vacanza è semplice e si basa su giochi linguistici divisi in cinque fasi. Disputano la gara, per contendersi il premio da 170mila euro, due squadre di concorrenti formate da tre persone unite per vincoli di parentela, amicizia, lavoro o interessi comuni.
Il programma nelle passate stagioni ha avuto un buon indice di share: circa 3 milioni di ascolti a puntata e dunque il conduttore toscano è stato riconfermato. Ma Pupo proprio alla vigilia del debutto del suo programma apre una polemica sulla tv estiva e dice, come riporta AffariItaliani:
La tv che d’estate si ferma per quattro mesi, da metà maggio a metà settembre, è una vergogna soltanto italiana. Una vera indecenza. Penso che neppure i Paesi africani siano ridotti così. Non si fa così. In un’Italia alle prese con la crisi, con tanti anziani, malati, gente che d’estate deve stare per forza a casa, non si può fare finta di niente. Vale per la Rai come per gli altri. Penso a mia madre, a chi ha davvero bisogno di compagnia. Dovrebbero effettuare un serio intervento legislativo. È una vergogna inaudita: si vedono solo un campionario di film replicati per la 1.800ª volta e spezzoni di vecchi show. Succede solo in tv, il resto del paese non si ferma. Visto che Endemol, Ballandi, Magnolia e compagnia bella lavorano per il resto dell’anno, anche perché spesso gestiscono risorse artistiche fondamentali, in Rai d’estate dovrebbero approfittarne per far lavorare gli interni, che non di rado sono lasciati a far nulla. La Rai dovrebbe imparare a distinguere fra gli appalti indispensabili e quelli che non lo sono.