Realiti, il magistrato Sabella ‘scagiona’ Lucci: “Non sei stato debole col neomelodico”
Enrico Lucci torna sull’intervista al neomelodico che ha segnato la prima puntata di Realiti.
Realiti si difende dalle accuse e dalle polemiche nate con l’intervista al neomelodico che in trasmissione ha criticato il giudice Falcone tornando sul caso e approfondendo quanto successo in trasmissione la scorsa settimana, costato al programma una istruttoria interna alla Rai, un turbine di critiche che hanno investito programma e conduttore e (anche) il passaggio dalla diretta alla registrazione. Ed è proprio dalla registrazione della puntata che andrà in onda questa sera, mercoledì 12 giugno, alle 23.15 che arrivano alcune anticipazioni, a difesa del programma.
Per tornare sui fatti del debutto, Lucci ha invitato e intervistato il magistrato Alfonso Sabella, al quale è stato mostrato il filmato incriminato della scorsa settimana, peraltro una chimera per chi non ha visto la puntata in diretta, visto che non è mai stato caricato sulla piattaforma RaiPlay e mai reso disponibile per la visione on demand.
“Devo fare outing: ero venuto con un’idea e l’ho cambiata dopo aver visto il filmato. Ero venuto qua per dirti che eri stato debole di fronte a una frase grave che abbiamo sentito tutti e che abbiamo visto tutti sul web e sui vari video che circolano adesso in rete. Però in riferimento alla storia era ampiamente sufficiente, visto tutto quello che avevi detto prima a questo ragazzo”
ha dichiarato il magistrato, spostando quindi la valutazione dall’estratto al contesto, almeno in merito alla gestione del momento da parte del conduttore. La questione si è quindi spostata sulla necessità di accendere le luci su realtà contraddittorie, ma seguite da migliaia di giovani, come quelle di un certo tipo di musica neomelodica (e non dimentichiamo che il topos del genitore in galera, del latitante da proteggere, dell’omertà come valore è un classico non certo recente di un certo filone del neomelodico, in voga da decenni).
“Non credo che voltare le spalle e mettere la testa sotto la sabbia sia una buona soluzione. Per fare un paragone, quanto male ha fatto alla lotta alla mafia il negare l’esistenza della mafia? A Roma per tanti anni si è girata la testa dall’altra parte mentre le mafie attecchivano e ingrassavano a spese dei cittadini: ce ne siamo resi conto con il funerale un po’ kitsch dei Casamonica. Averlo negato non ha fatto bene a questa città”.
Il punto resta un altro, però: raccontare è sempre importante. Il punto è capire come, in quale contesto, con quale obiettivo, in quale cornice. Non tutti sono in grado di cogliere le stesse sfumature di senso e l’apparente leggerezza dei toni può risultare un boomerang. Intanto avremo l’occasione di vedere il pezzo incriminato