Rastrellamenti di tunisini a Manduria, quando Telerama fa meglio di Annozero
L’estratto dalla trasmissione “L’Indiano” di Telerama che vi proponiamo qui contiene un autentico scoop, ancora sconosciuto (taciuto?) dai grandi mezzi d’informazione televisivi tradizionali. Gli inviati di Telerama sono entrati nella tendopoli allestita a Manduria per ospitare alcune migliaia di immigrati tunisini appena sfollati da Lampedusa. Il servizio è giornalisticamente impeccabile: testimonianze di tunisini e di
L’estratto dalla trasmissione “L’Indiano” di Telerama che vi proponiamo qui contiene un autentico scoop, ancora sconosciuto (taciuto?) dai grandi mezzi d’informazione televisivi tradizionali. Gli inviati di Telerama sono entrati nella tendopoli allestita a Manduria per ospitare alcune migliaia di immigrati tunisini appena sfollati da Lampedusa. Il servizio è giornalisticamente impeccabile: testimonianze di tunisini e di abitanti della zona, una riflessione compiuta sulla situazione, attenta e puntuale.
Tutto il video merita, soprattutto per chi vuole capire esattamente cosa sta succedendo, di che natura sia l’emergenza e in quale impressionante buco legislativo si siano infilati i migliaia di disperati in fuga dal paese nordafricano. La notizia assolutamente inedita è un’altra (disponibile dal minuto 9 in poi) e riguarda le “ronde” che autonomi cittadini stanno animando allo scopo di riportare nella tendopoli quei tunisini che si sono allontanati dal campo.
Il filmato prova come le autorità, completamente disarmate di fronte al caos di leggi e deroghe e alla mancata chiarezza anche sulla semplice definizione dello status di questi immigrati (richiedenti asilo o clandestini? mistero), paiano incoraggiare l’iniziativa di privati cittadini che si preoccupano di andare a recuperare i tunisini che affollano le campagne intorno a Manduria e la piccola stazione ferroviaria con lo scopo di allontanarsi verso il nord Italia e, spesso, verso altri paesi europei.
Il fatto in sé è inquietante, in contrasto con qualsiasi principio base di uno Stato di diritto e comprovante il clima d’isterica disorganizzazione con la quale il nostro paese sta affrontando questa emergenza.
La riflessione da un punto di vista “televisivo” è che, per quanto Telerama ed i suoi giornalisti abbiano un merito enorme, è impossibile non isolare la mancanza di prontezza dell’approfondimento che avrebbe il compito di informare gli italiani, quello della Rai. La puntata in oggetto de L’Indiano è andata in onda giovedì, proprio mentre su RaiDue andava in onda Annozero.
Quanti hanno assistito alla trasmissione hanno potuto ascoltare, per il 90% del tempo a disposizione dello “Spazio Santoro”, il solito sterile dibattito fra Antonio Di Pietro e Fabrizio Cicchitto sulle leggi ad personam, il conflitto fra Berlusconi e la magistratura, gli equilibri istituzionali. Il tutto condito con il litigio tra Travaglio e Belpietro sulle deposizioni del Processo Mills e con il giornalista de Il Fatto Quotidiano impegnato ad utilizzare il suo “angolo” con il solito elenco di procedimenti giudiziari a carico del premier.
Per pochissimi minuti la realtà di Lampedusa e dell’emergenza immigrazione ha fatto capolino grazie al buon Corrado Formigli, impegnato a sparare il più velocemente possibile tutte le cartucce prima che Santoro gli tagliasse la linea per ritornare a confabulare con gli ospiti in studio. L’intervento di Fabrizio Gatti, non supportato da immagini, che raccontava per grandi linee la sua splendida inchiesta per L’Espresso dando un po’ di elementi per capire la situazione e le origini del fenomeno che si vede esplodere nei Tg a Lampedusa, è stato anch’esso tagliato bruscamente da Santoro (puerilmente stizzito perché Gatti ricordava che sarebbe uscita l’indomani in edicola).
Questo caso non è isolato, bisogna uscire dall’equivoco una volta per tutte. La Rai affronta l’attualità da un punto di vista dell’approfondimento in maniera assolutamente carente. Annozero e Ballarò (con modalità molto simili) sono sterili talk show che ospitano gli sfoghi dei politicanti di turno, Porta a Porta non conviene nemmeno citarlo per decenza, e il vero “approfondimento” arriva soltanto a bocce ferme, quando Report e Presadiretta (con i loro tempi) si occupano del tema.
Mentre nei Tg trionfa l’infotainment (e la disinformazione) gli italiani non possono affidarsi certamente a Santoro, che ha perso la vocazione all’inchiesta dei suoi programmi dai tempi del primo Sciuscià, ben 11 anni fa. Si tratta dell’inevitabile frutto di un fenomeno che già in passato mi ero permesso di denunciare: la fuga dei giornalisti dediti all’inchiesta e nati sotto l’ala protettiva di Michele Santoro, da Alberto Nerazzini a Paolo Mondani per fare due esempi, verso Report e Presadiretta.
Questa è la dimostrazione che se è vero, come è vero, che qualcuno vuole impedire allo storico conduttore di andare in onda per ragioni politiche, lo stesso conduttore ha perso da tempo la voglia (non la possibilità) di costruire uno spazio in prime time realmente dedicato all’approfondimento e non il solito talk show riempito dai personalismi e dalle battutine indirizzate al direttore generale di turno.
La sensazione è quella di stare a guardare da 10 anni delle trasmissioni che paiono un’ossessiva replica della stessa puntata.