Home Mare Fuori Quel patrimonio chiamato RaiPlay. Ma celebrarlo non fa ‘figo’

Quel patrimonio chiamato RaiPlay. Ma celebrarlo non fa ‘figo’

Produzioni inedite e archivio sconfinato. Tutto andrebbe alla grande, se non si ponesse un piccolo, grande problema: in pochi conoscono il catalogo di RaiPlay, per il semplice motivo che nessuno si sforza a pubblicizzarlo

20 Marzo 2023 15:28

Quel patrimonio chiamato RaiPlay. Un patrimonio ricco, infinito, ma soprattutto gratuito. E forse è per questo che fa poco ‘figo’ celebrarlo. La piattaforma della tv di Stato, oltre ad offrire la possibilità di guardare e recuperare i suoi programmi via streaming, garantisce un viaggio tra centinaia di titoli vecchi e nuovi.

Tutto andrebbe alla grande, se non si ponesse un piccolo, grande problema: in pochi conoscono il catalogo, per il semplice motivo che nessuno si sforza a pubblicizzarlo.

Sì, c’è stato il caso di Mare Fuori, ma stiamo parlando di una fortunata parentesi, di un’eccezione. Che, tra l’altro, spiega perfettamente una ruvida regola: non è importante il prodotto in sé, bensì chi lo veicola. Le prime due stagioni della serie, infatti, andate in onda su Rai 2 nel 2020 e 2021 e successivamente caricate su RaiPlay, non suscitarono particolari reazioni. Nella primavera dell’anno scorso, tuttavia, Viale Mazzini perse i diritti per la distribuzione del prodotto, che venne rimosso dall’on demand e rilevato da Netflix.

Qui Mare Fuori è divenuto un fenomeno di culto, restituendo alla Rai la centralità in occasione della terza stagione, diffusa e pompata prima su RaiPlay e solo in seguito sulla seconda rete generalista.

La Conferenza Stampa

Se è vero che la Rai ha goduto di luce riflessa, è altrettanto evidente la disparità di approccio del pubblico sulle diverse piattaforme. D’altronde, raccontare agli amici che hai passato la serata a guardare una serie su Netflix regala uno spessore che la stessa confessione abbinata a RaiPlay non assicurerebbe.

Già, ma di chi è la colpa? Di RaiPlay, o di una narrazione sbagliata? RaiPlay è un gioiello, un bene dal valore incommensurabile all’interno del quale si possono rispolverare storici programmi di Renzo Arbore, di Piero Chiambretti, di Raffaella Carrà, di Michele Santoro, di Carlo Verdone, di Marchesini-Solenghi-Lopez. Per non parlare delle produzioni inedite, da Ossi di seppia a Confusi, passando per I mestieri di Mirko e La Conferenza Stampa, giusto per citarne alcuni.

In quanti ne sono a conoscenza? Certo, basterebbe munirsi di telecomando per avventurarsi in una dettagliata esplorazione, eppure a RaiPlay non viene riservata uguale attenzione a quella rivolta alla concorrenza.

Amazon, Disney+, Sky, la già citata Netflix. Nei vari programmi Rai a nessuno viene negato un posto al sole, abbinato all’immancabile ironia legata all’impossibilità di citare il brand. Che puntualmente viene evocato. Nessun faro acceso invece su RaiPlay, sorta di Calimero lasciato ai margini. Perché, al netto del cast di Mare Fuori a Sanremo e allo show di Fiorello del 2019 (che godette di attenzione giusto per un mese e mezzo), nessuno si è mai sognato di lanciare un appuntamento su RaiPlay. E questo è un fatto.

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