Ironia e umorismo nero, dieci anni senza Raimondo. Che sognava di condurre Carramba
Il 15 aprile 2010 moriva Raimondo Vianello. Dagli esordi con Ugo Tognazzi all’indissolubile unione con Sandra Mondaini. Una vita accompagnata da umorismo nero e irresistibile ironia: “Mi sarebbe piaciuto condurre Carramba, ma…”
Avrebbe volentieri condotto Carramba, ma con un finale decisamente alternativo: “Da quanti anni non vede il suo parente? Ehhh, quello non lo rivede più”. L’essenza di Raimondo Vianello era tutta qui. Trasformare la retorica in secchiate d’acqua gelata, la sdolcinatezza in cinismo. Cinismo positivo, capace di strapparti puntualmente la risata.
Da dieci anni l’Italia è orfana del suo umorismo nero, dei suoi silenzi, dei suoi sguardi accompagnati da un sorriso avvolgente.
La sua è stata una vita di coppia. Prima con Ugo Tognazzi, poi con Sandra Mondaini. Non che da solo valesse meno, ma la sua forza stava tutta nel lanciare la palla o, ancora meglio, nel ricevere l’assist dal compagno di giochi.
Con una laurea di giurisprudenza in tasca, capisce subito che la sua strada è un’altra. Assieme a Tognazzi mette in piedi uno dei primi show della televisione italiana. Si intitola Un, due, tre e gli sketch, oltre ad essere esilaranti, generano parecchi scossoni. La censura si palesa nel 1959 quando i due decidono di ironizzare sull’incidente occorso al presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, caduto dalla sedia durante una serata alla Scala con De Gaulle. L’episodio, nascosto dagli organi di informazione, viene manco a dirlo ripreso da Vianello, che sfila la sedia a Tognazzi, facendolo scivolare sul pavimento. “Chi ti credi di essere?” è la battuta, apparentemente ingenua, sufficiente tuttavia a provocare la sospensione del programma.
Nel 1958 arriva l’incontro con Sandra e, contemporaneamente, il ritorno in tv. La coppia non si separerà più e i loro nomi diventeranno presto un tutt’uno. Di fianco a Corrado ne Il tappabuchi e Su e giù, i successi proseguono negli anni settanta con Sai che ti dico?, Tante scuse, Di nuovo tante scuse e Noi…no. L’ultima trasmissione in Rai è Stasera niente di nuovo, all’inizio degli anni ottanta.
La tv commerciale chiama e loro rispondono. Con Mike e Corrado mettono benzina all’ambizioso progetto di Silvio Berlusconi, diventandone ben presto i simboli. “Ricevemmo Berlusconi a casa nostra, non lo conoscevamo. Ci parlarono di un uomo molto ricco, ma la prima cosa che ci chiese una volta arrivato fu qualcosa da mangiare; divorò un tramezzino. Allora dissi a Sandra: ma siamo sicuri che questo ha i soldi?”.
Vianello sorrideva ogni volta che lo raccontava, allo stesso tempo sapeva bene che l’approdo in Fininvest aveva rappresentato la svolta della sua (loro) carriera.
Raimondo perlustra l’universo dei quiz (Zig Zag, Il gioco dei nove) e soprattutto quello sportivo, approdando al timone di Pressing. Mediaset lo ripresta alla Rai nel 1998 per un appuntamento imperdibile: la conduzione del Festival di Sanremo, che arriva all’età di 76 anni.
Con lui ci sono la bella e impossibile (Eva Herzigova) e l’imbranata (Veronica Pivetti). L’abbinamento perfetto per un Vianello che però ‘inciampa’ in occasione dell’ospitata di Madonna. La cantante, dopo l’esecuzione di Frozen, viene frettolosamente congedata: “Noi dobbiamo andare avanti…”. I fan della popstar non glielo perdoneranno mai.
Il marchio distintivo dell’unione con la Mondaini è indiscutibilmente Casa Vianello. La sit-com, nata nel 1988, si prolunga per sedici stagioni e 338 episodi. Augusto Martelli regala una sigla inconfondibile, a cui si aggiunge l’iconico epilogo in camera da letto, tra un Raimondo silenzioso e distratto dalla lettura della Gazzetta dello Sport e una Sandra perennemente insoddisfatta, che scalcia indemoniata sotto le coperte.
Finzione scenica, ma manco troppo. “La prima lite? Appena sposati – svelò Vianello – la prima sera ad un certo punto mi misi a leggere la Gazzetta dello Sport”.
Insieme per oltre mezzo secolo, hanno entrambi affrontato e superato l’ostacolo del cancro. A salvarli la voglia di vivere e di sorridere, nonostante tutto. “Lei dovrebbe fare un monumento a sua moglie”, gli ripetevano. “Io gliel’ho fatto, ma poi è guarita”, replicava. Un dramma vissuto pure a parti invertite: “Quando stavo per essere operato, l’ansia non era tanto nell’operazione, quanto nell’ascoltare Sandra gridare ‘non voglio vederlo soffrire, piuttosto lo ammazzo’. Lei non credeva la sentissi. Quando nella notte apriva la porta e appariva urlavo ‘sto bene, sto bene’”.
L’apparente indifferenza e il dichiarato desiderio di evasione dalla prigione del matrimonio erano in realtà il segreto di un’unione blindata, indissolubile: “Voglio molto bene a mia moglie. Ci siamo conosciuti, stimati subito, apprezzati, affiatati. Ci uniscono tante cose anche nei giudizi delle persone, degli avvenimenti e una grande tenerezza”.
Raimondo e Sandra tornano all’Ariston nel 2008, per espresso volere di Pippo Baudo. Visibilmente sofferenti ricevono l’ultima grande standing ovation della carriera. Il cerchio si chiude definitivamente nel dicembre 2008: Mediaset li omaggia con Crociera Vianello.
Il silenzio dei mesi a seguire si interrompe la mattina del 15 aprile 2010 col triste annuncio in diretta di Federica Panicucci. Vianello se ne va, cinque mesi dopo toccherà alla Mondaini. Cinque mesi mai vissuti, perché Sandra, di fatto, decide di congedarsi con lui.