RaiDue si fa I Fatti Vostri e funziona, ma i Talent e gli scarti di RaiUno fanno flop
A Raidue ci sono problemi seri, non tanto di ascolti in sè quanto di onestà. La nuova fascia prandiale-pomeridiana è un disastro, tanto quanto la soluzione giovanilista prospettata lo scorso anno con Scalo 76 Cargo. E la colpa è degli “scarti” di RaiUno, quelli di cui Domenica In si era liberata per flop e che
A Raidue ci sono problemi seri, non tanto di ascolti in sè quanto di onestà. La nuova fascia prandiale-pomeridiana è un disastro, tanto quanto la soluzione giovanilista prospettata lo scorso anno con Scalo 76 Cargo. E la colpa è degli “scarti” di RaiUno, quelli di cui Domenica In si era liberata per flop e che si sono trasferiti in pianta stabile sul quotidiano della seconda rete.
Il Fatto del giorno di Monica Setta, come segnalato dal nostro Share, ha riportato ieri appena il 4% e 645.000 spettatori, un risultato ampiamente meritato se si invita Adriana Volpe a elogiare il governo Berlusconi per la condotta nei soccorsi ai terremotati. Più che approfondimento, un’ulteriore deriva della faciloneria di Porta a Porta, con ospiti non sempre all’altezza di un parterre giornalistico e toni affrettati.
D’altro canto un redivivo marchio come L’Italia sul Due due giorni fa (ieri non è andato in onda per il Question Time) non è arrivato neanche al 6%, superando di poco i 500.000 spettatori. In questo caso bisogna pagare la tassa Lorena Bianchetti, invisa a gran parte del pubblico televisivo per il suo finto buonismo (mentre dietro le quinte passa per una iena) eppure affiancata a un attonito Milo Infante, memore dei successi di un tempo. Che ne è stato dei milioni tondi tondi totalizzati in quella fascia dall’unica coppia vincente, quella formata da lui e Monica Leofreddi, poi confermati anche dall’arrivo di Roberta Lanfranchi?
Non che Italia allo Specchio di Francesca Senette se la passasse meglio l’anno scorso, salvo rari exploit dovuti all’Isola o a fatti di cronaca, ma in quel caso il traino era altrettanto desolante. E’ che a RaiDue non hanno capito una cosa, al di là del vuoto autunnale lasciato dall’Isola: l’Italia sul Due che partiva alle 14.00 riusciva a intercettare il pubblico prima dell’inizio dela soap di Canale 5 e a giocare d’anticipo rispetto a Uomini e Donne. Dividere la fascia in due programmi, solo per agevolare più conduttori, significa dare inutile visibilità al più debole, penalizzare quello che arriva dopo (ma potrebbe fare di più) e quindi regalare spettatori alla concorrenza.
E poi c’è l’annoso problema dei talenti, quelli che ormai vanno propinati in tutte le salse con la dogmatica convinzione che siano già tali, non che debbano andare “a scuola”. X Factor ci illude da tre anni di avere sin dalla prima puntata un cast di artisti completi, mentre la media di esibizioni di quest’anno ondeggia tra il dilettantesco e l’imbarazzante. La rete continua a investire sul marchio, che piace tanto alle radio e ai giornalisti ma non riesce a conquistare questo benedetto pubblico televisivo, che conterà pure qualcosa.
La puntata di ieri ha recuperato qualche punto rispetto alla puntata precedente, “appena l’11%”, nonostante gli sforzi profusi per accattivare gli spettatori, dall’ospitata di grido di Eros Ramazzotti allo speciale anni ’80 passando per il protagonismo da reality dei giudici. Ma va detto che la musica sta passando sempre più in secondo piano, nonostante Facchinetti voglia farci credere il contrario. E invitare la prossima settimana i Tokyo Hotel, che avranno pure un loro costo, sa di ultima spiaggia promozionale (non a caso il pubblico di cultori, dagli spalti, ha fischiato l’annuncio del conduttore).
Com’è possibile che l’anno scorso riuscisse a reggere la sovrapposizione al Grande Fratello, mentre quest’anno accoglie così blandi consensi praticamente senza concorrenza? Se omettiamo le partite di calcio, che comunque finiscono due ore prima e lasciano X Factor solo in seconda serata, il programma va in onda in serate assolutamente “libere” per i giovani, eppure non solo non sfonda ma è in caduta libera. Se questo dipendesse davvero dalla dipartita di Simona Ventura allora confermerebbe che la televisività conta anche per questo programma, visto che non va in onda su Marte?
Della serie, oltre il danno anche la beffa torna I Fatti Vostri, ovvero l’essenza della tv nostalgica e antiquata, e porta a casa un dimenticato 10% nella fascia mattutina di RaiDue. Al pomeriggio, invece, Scalo 76 Talent va in onda dopo 90210, al 6%, e fa crollare l’ascolto al 3%. Quando si dice, un marchio che hanno collocato in ogni modo e formula possibile e il pubblico ha costantemente rifiutato. Persino in una fascia più adatta, come quella pomeridiana e post-Maria De Filippi, il programma musicale fa scappare pubblico.
E quest’anno è ancora più risibile la presunzione di far decidere al pubblico in studio, tramite pulsantiere, se artisti sconosciuti hanno talento. Come prendere il talent show e ridurlo ai minimi termini, in modo puerile, senza racconto né sforzo televisivo, trattandolo come una moda usa e getta. Lucilla Agosti contava di avere un riscatto dopo il flop di Academy, che quasi sicuramente non rivedremo mai più, e invece porta a casa l’ennesimo programma che non la rappresenta e fa solo curriculum.
Ad affiancarla, uno che non sappiamo più che mestiere faccia, Alessandro Rostagno: da critico televisivo implacabile è diventato un conduttore, uno che spara a zero sui talenti avversari ed elogia sperticamente i propri pupilli. Insomma, un bel modo per usare l’arte della polemica facendo i propri interessi. Sarebbe bello vederlo scrivere una recensione del proprio programma, giusto per capire se da spettatore lo avrebbe promosso o lo avrebbe stroncato. Soprattutto quando, alla prima puntata, qualcuno ha la faccia tosta di lanciare un sondaggio: chi ha più talento tra Fiorello o Walter Chiari? E lui stesso ha risposto che chiunque avesse vinto se lo sarebbe meritato.
Diciamo che siamo alla frutta. E che la D’Eusanio con Ricomincio da Qui, sfrattata dopo il successo in quella fascia, grida vendetta. Perché RaiDue, da troppo tempo a questa parte, è l’unica rete a cui “fanno schifo” i programmi che fanno ascolti e che privilegia marchi fighi senza riscontro.