Rai, tetto agli stipendi degli artisti: dubbi dall’Avvocatura di Stato
Prima Comunicazione svela gli stipendi degli artisti sopra a 240mila euro
Cosa potrebbe succedere in Rai dal primo aprile? Nessun pesce di inizio mese. Più di trenta artisti di punta della Rai, a meno che il presidente del Consiglio Gentiloni non decida di fare retrofront e salvare il salvabile, potrebbero vedersi decurtati i propri stipendi con validità retroattiva da inizio anno. Questo significa che Carlo Conti, direttore artistico del Festival di Sanremo, dovrebbe restituire il suo compenso – scrive Prima Comunicazione – di 650 mila euro.
Intanto l’Avvocatura dello Stato, interpellata dalla Presidenza del Consiglio, ha espresso forti dubbi sul fatto che il tetto dei compensi Rai possa valere anche per gli artisti. Il consulente giuridico del governo sostiene che dal punto di vista normativo le prestazione artistiche sono tenute distinte dalle altre e sostiene inoltre che quei compensi non gravano sul canone ma sono coperti dalla raccolta pubblicitaria. Ora il cda avrebbe chiesto al Mef e al Mise un’interpretazione sulla norma.
Ma quali sarebbero i personaggi coinvolti – riporta il suddetto mensile diretto da Umberto Brunetti? Carlo Conti (2 milioni di contratto), Fabio Fazio (2 milioni), Antonella Clerici (1,5), Flavio Insinna (1,5), Bruno Vespa (1,5), Fabrizio Frizzi (1), Amadeus (1), Luciana Littizzetto (800 mila), Michele Guardì (500 mila), Giancarlo Magalli (400 mila), Milly Carlucci (400 mila), Salvo Sottile (400 mila), Alberto Angela (400 mila) “oltre a una miriade di altri volti noti tra cui Caterina Balivo, Marco Liorni, Cristina Parodi e Lucia Annunziata”. Quest’ultima, a dir il vero, è l’unica che ha accettato pubblicamente di aderire al taglio dello stipendio.
“La crisi peggiore”, titola Prima Comunicazione in merito. Il tetto agli stipendi, infatti, scaturirebbe il probabile abbandono dei principali volti dell’azienda (vedi il tweet di Fazio), il conseguente calo degli ascolti e dei ricavi pubblicitari, il ridimensionamento dei centri di produzione. Chi deciderà di rimanere, invece, lo farebbe sulla base di rapporti di non esclusività. Lo stesso Festival di Sanremo, fa notare il mensile, “dovrebbe essere ripensato con un ridimensionamento impressionante della proposta editoriale, della direzione artistica, degli ospiti”.
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