Rai e social network – La precisazione di Viale Mazzini: «Nessun bavaglio».
Dal settimo piano di Viale Mazzini il chiarimento: è un semplice adeguamento di norme che già esistono.
Come facilmente ipotizzabile, dopo la pubblicazione della direttiva interna di Lorenza Lei da parte di Repubblica e dopo l’ironia di Giancarlo Leone e Andrea Vianello, ecco che arriva una precisazione da parte di Viale Mazzini, pubblicata dall’Agi.
«Nessun bavaglio Rai ai dipendenti in materia di dichiarazioni ai social network, le norme relative alle dichiarazioni agli organi di informazioni esistono già da tempo e sono state contestualizzate – come lo stesso Cda ha richiesto che avvenisse – alle nuove modalità di comunicazione mediatica ormai in atto».
Diciamolo: non c’erano dubbi che, rispetto alla prima interpretazione offerta, sarebbe arrivata una precisazione simile, quasi una smentita.
Ma allora di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando, è evidente, dell’adeguamento al web di una norma già contenuta nel codice etico della Rai (che si può scaricare da qui), che, al punto 3.9 regolamenta i Rapporti con gli altri media:
«L’informazione verso l’esterno è improntata ai principi di chiarezza, trasparenza e tempestività. Per garantire completezza e coerenza delle informazioni provenienti dalla Società, i rapporti con gli altri media sono riservati esclusivamente alle aree funzionali ed alle responsabilità aziendali a ciò deputate e devono essere intrattenuti nel rispetto della politica di comunicazione definita dalla Società.
I singoli esponenti aziendali e collaboratori, pertanto, non possono fornire informazioni agli altri media, né impegnarsi a fornirle senza l’autorizzazione – ove richiesta – delle funzioni competenti.
In particolare, i dipendenti e i collaboratori devono astenersi da dichiarazioni pubbliche che possano risultare lesive dell’immagine della società».
Il codice prosegue così:
I Destinatari del Codice non possono in alcun modo offrire pagamenti, regali o qualsiasi altro vantaggio o utilità finalizzato ad influenzare l’attività degli altri media»
Ora, messa così si può semplicemente dire che la circolare della Lei fosse volta, appunto, ad estendere queste norme ai social network.
E’ ancora possibile attaccarla e pensare che abbia voluto provare a imbavagliare i preziosissimi Tweet dei dipendenti Rai? Probabilmente no.
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