Diciamolo con una canzone: “Una chiave” per la Rai
Basta liti, basta discussioni, occorre un clima rasserenato per il bene della tv pubblica
Non è vero che non c’è una chiave, c’è sempre una chiave e la chiave di ciò che sta accadendo in Rai in questi giorni pare essere la stessa di quella coppia di genitori che litigano tutte le sere a tavola, con i figli che si sentono poi legittimati di fare la stessa cosa il giorno dopo. Senso di emulazione che qui va oltre, va verso un paesaggio abbastanza contorto nella sua infantile semplicità.
La Rai è sedimentazione, o meglio, certa Rai è sedimentazione di tanti passati, accumulati in vari strati che si sommano di anno in anno, o dovremmo dire, di governo in governo, ricoprendo di volta in volta ciò che c’era prima, che però non scompare. Quello che rimane li sotto appare diverso, ma , nella realtà dei fatti è grottescamente uguale a ciò che sta sopra, anche drammaticamente uguale.
In tutto questo l’AD Fabrizio Salini discute con il direttore di Rai1 animatamente, lo diciamo con un pizzico di ironia che il lettore ci perdonerà, su tutto: dai palinsesti estivi a quelli invernali, dalle autorizzazioni alle ospitate extra territoriali, ai conduttori da utilizzare, ora e dopo. L’azienda in un certo senso metabolizza e in queste ore -per esempio- si parla di un ritorno di Fiorello in Rai, ma il compenso fa già discutere e le cifre che sono trapelate, 100 mila euro per una seconda serata su Rai1 magari al posto di Che fuori tempo che fa (l’alternativa è un late show con Alessandro Cattelan, candidato pure alla conduzione di Sanremo con un direttore artistico esterno) più 17 mila euro per clip da due minuti da spalmare sul web fanno pensare, con l’artista siciliano irritato per questa fuga di notizie. C’è poi la questione Fazio che qualcuno vorrebbe su Rai2, altri “spalmato” su più di una rete, tutti argomenti che andranno discussi dopo le elezioni del 26 maggio, con la presentazione dei palinsesti autunnali che pare ormai rinviata a luglio. Oggi ci sarà un CDA in Rai in cui potrebbero arrivare delle nomine, si parla di Ventura al personale, Zucca agli acquisti e Giannotti che erediterebbe l’ottimo lavoro di Parapini.
Se dal governo pare che i 5 stelle stiano strizzando l’occhio al PD per eventuali future strategie, ecco che agli osservatori più attenti sembra di individuare nei comportamenti degli ultimi tempo dell’AD un che di “sinistroso“. Per altro non è certo difficile per Fabrizio Salini andare d’accordo con certa sinistra, la società per cui ha lavorato fino all’altro ieri, la Stand by me di Simona Ercolani tutti sanno che “gusti” politici ha sempre avuto, anche se questa cosa non ne fa un “sinistroso” per forza.
Fa un po’ ridere poi calcare la mano e fotografare questa proposizione in Rai del duello pre-elezioni di questo periodo di Salvini vs Di Maio, perchè se dovessimo mettere su di una bilancia chi è più di sinistra fra l’AD e il direttore di Rai1, molto probabilmente vincerebbe piuttosto nettamente Teresa De Santis, un passato il suo al Manifesto, ma sopratutto un DNA piuttosto chiaro rispetto a questo tema. Il teatrino, ci perdoneranno stavolta i due protagonisti in commedia, appare ben sviluppato, con una sceneggiatura che ci poterà alle fatidiche elezioni europee del 26 di maggio, quando il sipario calerà su questa commedia virtuale e si tornerà ad agire, da una parte per il bene del paese, dall’altra ci auguriamo per il bene della Rai.
A quel punto, ma la speranza francamente è anche per prima di quella data, speriamo che Salini e la De Santis possano dialogare in una clima costruttivo, attorno ad un tavolo, per parlare di programmi, di uomini e di donne che li possano animare al meglio, senza liti fini a se stesse, ma solo ed esclusivamente per il bene della Rai. Le poltrone sono niente senza uomini e donne che le occupino con lo spirito giusto per il bene della società che rappresentano e per i motivi per cui sono stati scelti.
Quelle poltrone sono all’interno di austeri uffici, la cui chiave, anche e sopratutto metaforicamente parlando, c’è e basta saperla usare al meglio, non solo per aprire delle porte, ma anche per aprire le menti.